Isernia è una città piena di storia e di fama. Sorge sull’appennino molisano, tra i fiumi Sordo e Carpino. È definita la città del trekking dagli amanti della natura grazie alle innumerevoli escursioni che si possono fare sull’appennino.
Chi invece vuole assaporare la cultura e la storia della città si può sbizzarrire tra la moltitudine di edifici religiosi, palazzi storici e musei. Merita una visita il centro storico, una vera perla di cultura, forme e design.

Cosa vedere a Isernia
Arco di San Pietro
L’arco di San Pietro è una torre quadrata gotica, con archi a sesto acuto e un orologio posto sulla cima. Sopra si trovano le campane che prestano servizio per la chiesa dedicata a San Pietro e quella dedicata a San Paolo. La struttura della torre non è originale dell’epoca, a differenza della base che risale al IX secolo. Le quattro statue presenti agli angoli interni degli archi provengono dall’area dell’antico foro romano.
Cattedrale
Dedicata a San Pietro Apostolo, è l’edificio sacro più importante di Isernia. Si trova sulle ceneri di un tempio pagano italico del III secolo a.C. dedicato a Giove, Minerva e Giunone. Purtroppo negli anni la struttura a causa di vari terremoti, essendo Isernia una zona altamente sismica, è stata demolita e ricostruita parzialmente per più volte.
Il terremoto del 1805 la distrusse interamente e venne in seguito ricostruita più grande della precedente. Durante i lavori di ristrutturazione fatti in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale emersero invece i resti dell’antico tempio, sui quali oggi si trova una pavimentazione completamente in vetro.
Fontana Fraterna
La perla del centro storico, monumento simbolo di Isernia, e considerata una tra le più belle fontane d’Italia. È interamente costruita in blocchi di pietra calcarea prelevati da antichi edifici presenti in città al tempo della costruzione.
La struttura è formata da colonne circolari con una lastra al centro decorata con fiori e delfini, dalla quale escono sette getti d’acqua limpidissima.
Acquedotto Romano
Realizzato intorno al III secolo si presenta come una delle opere di ingegneria romana meglio conservate di Isernia. L’acqua arriva da fuori città per incanalarsi all’altezza della porta nord nel centro storico all’interno di un pozzo. Un altro fiume d’acqua scorre invece sotto l’intero centro abitato per fornire acqua alle fontane e alle abitazioni presenti in città.
Chiesa dei Santi Cosma e Damiano
È situata su un colle appena fuori dal centro abitato. Sorge sulle ceneri di un tempio dedicato a Priapo, un Dio della mitologia greca e romana noto per la sua lunghezza del pene, quindi protettore della virilità. Al suo interno sono presenti numerosi affreschi che raffigurano la vita quotidiana dei due santi medici Cosma e Damiano, il tutto adornato da un magnifico soffitto in legno a cassettoni.
Chiesa di Santa Chiara
Fondata intorno al 1300, faceva parte del vicino convento fino ai primi anni del 1800. È una tra le chiese più importanti di Isernia e custodisce al suo interno la statua dell’addolorata. Ogni anno la statua viene trasportata per tutta la città durante la processione del Venerdì santo. Durante la Prima Guerra Mondiale fu utilizzata per custodire i prigionieri di guerra.
Chiesa di Santa Maria delle Monache
È il monumento più antico della città. Nella parte sud del centro storico è situato l’ex monastero benedettino di S. Maria delle Monache con l’annessa chiesa di Maria Assunta. Fino al 1868 il Monastero ospitava l’ordine delle benedettine, ma poi successivamente funse da caserma e carcere. Oggi all’interno dell’ex convento si trova un museo archeologico. Contiene reperti storici provenienti dall’intera regione e vi ha sede anche la biblioteca civica.
Cosa vedere nei dintorni di Isernia
Frosolone
È chiamata la città delle falesie, enormi speroni di roccia, chiamati in gergo Morge, che svettano nel bel mezzo delle campagne. Un paradiso naturale poco conosciuto al turismo ma molto apprezzato da chi pratica free-climbing. Inoltre vi sono anche delle rampe per gli appassionati di parapendio e deltaplano.
Se non avete cosi tanto pelo sullo stomaco e preferite un pò di sano relax e delle passeggiate all’aria aperta, in località Colle dell’Orso troverete dei sentieri ben tracciati immersi nella natura e delle aree attrezzate per potersi rifocillare con un bel pic-nic.
Castelpetroso
Oserei definirla la piccola Lourdes italiana. Tutto è iniziato dopo le apparizioni del 1888 avvenute a due contadine, Fabiana e Serafina, che mentre erano alla ricerca di una pecora che si era allontanata dal gregge si sono trovate di fronte a un fascio di luce ammaliante proveniente dall’interno di una grotta. Così, incuriosite, si sono avvicinate e hanno visto la Madonna con il cuore trafitto da sette spade, inginocchiata con le braccia aperte davanti al corpo di Gesù morto e lo sguardo rivolto al cielo.
Nel novembre del 1888 il Conte Carlo Aquaderni, disperato e avvilito, si recò a Castelpetroso con il figlio Augusto, affetto da tubercolosi ossea, sperando nel miracolo. Il giovane bevve l’acqua dalla sorgente adiacente al luogo delle apparizioni e miracolosamente guarì. Da quel giorno fedeli provenienti da tutto il mondo accorsero per bere da questa fonte miracolosa.
Successivamente con le offerte dei fedeli fu edificato il Santuario della Madonna Addolorata, patrona del Molise. Ad oggi è un luogo di pellegrinaggio dedicato al culto mariano. L’interno del santuario si presenta con un imponente cupola centrale alta ben 52 metri. La cupola è sorretta da 7 cappelle laterali e circondata da 48 mosaici rappresentanti i Santi Patroni. I tre portoni di accesso sono costruiti interamente in bronzo come le campane donate dalla Fonderia Pontificia Marinelli di Agnone.
Appena fuori dal santuario si può intraprendere un percorso chiamato Via Matris. È lungo 750 metri e collega il santuario con il luogo delle apparizioni della Vergine Maria. Il percorso si suddivide in sette stazioni che corrispondono ai sette dolori che ha provato la Vergine Maria:
- Presentazione di Gesù al Tempio
- Fuga in Egitto
- Smarrimento di Gesù
- Maria SS. incontra il Figlio Gesù sulla via del Calvario
- Assiste alla crocifissione del Figlio Gesù
- Maria SS. riceve tra le braccia Gesù deposto dalla croce
- Maria SS. depone Gesù morto nel sepolcro
Carpinone
È un piccolo e affascinante borgo medievale circondato da due cinte murarie. La prima racchiude il castello Caldora, la seconda protegge la parte bassa del borgo. Il castello è datato all’incirca intorno all’anno 1000 e venne inizialmente concepito come una fortezza impenetrabile, ma con il passare dei secoli subì molte trasformazioni fino ad assumere le sembianze di una residenza rinascimentale.
Si erge sopra un imponente blocco di roccia calcarea a strapiombo, ha una forma pentagonale con un maestoso ponte in pietra che sostituisce il ponte levatoio che vi era in precedenza e con alle estremità cinque torri di vedetta, delle quali purtroppo solo tre sono arrivate a giorni nostri. All’interno del castello vi è un ampio cortile con le scuderie, le prigioni e le abitazioni delle guardie, al primo piano vi sono le stanze di rappresentanza e di maggior pregio e una piccola cappella, mentre al secondo piano ci sono le camere da letto e i servizi.
Da Carpinone si può intraprendere una suggestiva tratta ferroviaria detta la ‘Carpinone-Sulmona’ fino ad arrivare a Rivisondoli, situato a quota 1.200 metri, passando attraverso le bellezze del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Appena fuori dal borgo si erge il Monte dei Santi, misterioso e rotondeggiante, dove al suo interno sono sepolti nelle catacombe i corpi di numerosi cristiani sfuggiti alle persecuzioni di Diocleziano.
Castel San Vincenzo
Situato sull’appennino molisano e famoso per l’adiacente Abbazia Benedettina di San Vincenzo al Volturno, si presenta come un piccolo borgo medievale con una vista stupenda su un lago artificiale dalle acque cristalline. Il lago, pur essendo artificiale, è ben inserito nel paesaggio tra le montagne, i torrenti e la vegetazione che lo circonda. Sulle sponde del lago è possibile rilassarsi nell’area attrezzata a campeggio, andare a cavallo, pescare e praticare sport acquatici.
Poco lontano, tra i comuni di Castel San Vincenzo e di Rocchetta a Volturno, si trova l’Abbazia Benedettina di San Vincenzo al Volturno. L’abbazia Benedettina di San Vincenzo al Volturno si trova a circa 2 chilometri dalle sorgenti del fiume omonimo, in una posizione favorevole sulla fertile Piana di Rocchetta, difesa dalle catene delle Mainarde e della Meta a ovest e dal massiccio del Matese a sud. Le vicende del monastero sono arrivate fino ad oggi grazie al Chronicon Vulturnense, un codice miniato redatto nel 1130 da un monaco di nome Giovanni, che aveva usato a sua volta fonti interne del monastero di VIII-XI secolo.
La fondazione risalirebbe, secondo il Chronicon, all’inizio dell’VIII secolo e sarebbe dovuta a tre nobili beneventani, Paldo, Taso e Tato, e alla loro ricerca di un luogo in cui dedicarsi alla vita ascetica. L’area prescelta era frequentata fin dall’età tardo romana, come mostrano i resti di una chiesa e di un’area sepolcrale del V-VI secolo d.C..
Un momento particolarmente importante per la comunità monastica è il 787, quando Carlo Magno pone il monastero sotto la sua diretta protezione, emanando un privilegio contenente esenzioni fiscali e giudiziarie e l’autorizzazione alla comunità ad eleggere il proprio abate senza alcuna interferenza da parte di altre autorità ecclesiastiche. L’importanza rivestita dall’abbazia è dovuta alla sua posizione di avamposto, al confine tra il principato longobardo di Benevento e le terre conquistate dai Franchi, e viene sottolineata nell’849, quando, in seguito alla divisione del principato di Benevento tra territori soggetti a Salerno e a Benevento, il monastero di S. Vincenzo al Volturno rimase un’entità autonoma, direttamente soggetta all’autorità imperiale.
Un momento di grande difficoltà per la comunità monastica si ha nella seconda metà del IX secolo, a causa dei movimenti dei saraceni che sfociano nell’attacco dell’ottobre dell’881, conclusosi con l’incendio che danneggiò gravemente il cenobio. In seguito a tale evento, i monaci superstiti dovettero rifugiarsi presso i principi longobardi di Capua. La ricostruzione del monastero si avrà solo alla fine del X secolo con l’aiuto degli imperatori tedeschi, Ottone II e Ottone III.
Alla fine del XI secolo, a causa della minaccia normanna, il cenobio venne trasferito lungo la riva destra del Volturno in una posizione più sicura e difendibile (il cosiddetto “San Vincenzo Nuovo”). Nel corso del XIII-XV secolo inizia la decadenza e lo sfaldamento del complesso monastico e delle sue proprietà terriere (che si estendono in Molise, Abruzzo, Lazio, Campania, Basilicata e Puglia) che, nel 1699, per volere dell’ultimo abate Innico Caracciolo, passeranno sotto la giurisdizione dell’Abbazia di Montecassino.
Dopo secoli di silenzio la presenza monastica viene ripristinata nel 1990 e il 22 gennaio 2017 vi si è insediata una nuova comunità benedettina proveniente dal monastero di Santa Maria delle Rose di Sant’Angelo in Pontano, per continuare la storia meravigliosa dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno.
Scapoli, la Capitale della Zampogna
Ogni anno a Scapoli si svolge una delle manifestazione più belle e originali di tutto il Molise, il Festival Internazionale della Zampogna, che richiama da tutto il mondo migliaia di curiosi e di musicisti amanti della cultura popolare. Il paese è rinomato per la tradizione secolare della costruzione delle zampogne, uno strumento antichissimo che ricorda principalmente l’avvento del Natale ma che nel corso dei secoli ha accompagnato i pastori nelle loro transumanze. Se si è fortunati si può assistere all’intero processo della realizzazione di una zampogna all’interno di una delle botteghe presenti nel centro storico.
È d’obbligo una visita Il Museo Internazionale della Zampogna, ricco di zampogne provenienti da ogni parte del mondo e di strumenti a fiato di ogni epoca.
Questo piccolo borgo medievale ricco di storia e cultura si erge tutt’intorno al Palazzo Marchesale dei Battiloro, un edificio costruito sulle vecchie mura del castello di Scapoli. Passeggiando tra le vie non si può fare a meno di notare il Cammino di Ronda, ovvero un sentiero panoramico che offre una vista a 360° sull’intero abitato, sulle spettacolari Mainarde molisane e sulla Valle del Volturno.
Venafro e l’Anfiteatro di Venafro
Venafro è una fiorente cittadina famosa per la sua perla architettonica che si erge alle pendici del Monte Santa Croce, il Castello Pandone. Il castello nasce come struttura difensiva nel X secolo ma, dopo numerose vicende e successioni di varie famiglie aristocratiche che nel corso dei secoli hanno apportato svariate modifiche strutturali, nel 1979 il Ministero dei Beni Culturali lo rilevò e ad oggi è la sede del primo Museo Nazionale del Molise.
L’interno del castello è suddiviso in due sezioni, quella più recente che ospita dalle più antiche alle più recenti creazioni dei pittori molisani residenti nel Regno di Napoli nel settecento, e l’altra che ruota attorno alla figura di Enrico Pandone, uno dei più importanti allevatori di cavalli del Regno di Napoli agli inizi del 500. Molti visitatori e studiosi sono attratti da questo castello per il famoso piano nobile, ovvero una vera e propria esposizione pittorica di cavalli a grandezza quasi naturale dipinti con cura maniacale in ogni singolo dettaglio e tra questi domina la figura di ‘Liardo San George’ , il cavallo donato da Carlo V a Enrico Pandone in segno di riconoscenza e fedeltà.
L’anfiteatro di Venafro, detto anche Verlascio o Verlasce, risale intorno al I secolo d.C.. Costruito a forma ellittica con un diametro dai 110 metri agli 85 metri della parte più stretta, poteva ospitare sulle gradinate circa 15.000 spettatori durante le esibizioni dei gladiatori. Con il passare dei secoli la struttura è completamente mutata. Di quel tempo, ad oggi, sono rimaste solo le fondamenta dell’anfiteatro, mentre al posto delle gradinate, in epoca medievale, sono state costruite delle unità abitative utilizzate dai contadini come deposito per l’attrezzatura agricola e per l’allevamento di animali da cortile.
Curiosità
La bella Fontana Fraterna di Isernia deve il suo nome alla Frataria, la società di Mutuo Soccorso fondata da Papa Celestino V, originario del Molise. La fontana è stata edificata con pietre di recupero provenienti da un monumento sepolcrale che si presume fosse di Ponzio Pilato.
Sembrerebbe che il ritrovamento dell’uomo più antico d’Europa sia stato fatto ad Isernia. Stando agli ultimi scavi effettuati negli insediamenti paleolitici in località La Pineta, è stato rinvenuto un corpo di Homo Erectus, ribattezzato Homo Aeserniensis, di 736.000 anni fa.
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6 Comments
Domenica
1 Ottobre 2022 at 15:54Avete pubblicato poco di Isernia non avete menzionato il Museo Paleolitico Nazionale, il Museo archeologico di Santa Maria delle Monache il Museo civico e se ci sono piste ciclabili visto che è una Regione Verde;
La Regione è poco conosciuta quando si viene al Bit a Milano pubblicizzano ma poi quando si parla con la gente comune si sente dire che le Istituzioni continuamìno a non fare nulla.
E’ ridicolo sentire sempre le stesse cose.
Elisa Polini
3 Ottobre 2022 at 16:40Buongiorno Domenica,
Grazie per i suggerimenti, sono tutti luoghi che personalmente non abbiamo visitato, pertanto non possiamo parlarne.
Se hai suggerimenti che possano essere utili ai nostri lettori, sono sempre i benvenuti.
Il Molise è una splendida regione e sicuramente torneremo a visitarla. Terremo in considerazione i tuoi suggerimenti. 🙂
Aqui
13 Gennaio 2023 at 13:39Sarà chiuso per restauri…
I 100 luoghi più belli da vedere in Italia: la mia travel wish list del Belpaese
23 Luglio 2021 at 6:28[…] Vi rimando a questo articolo di Elisa per prendere spunto per tanti borghi nei dintorni di Isernia. A me questa zona affascina molto con […]
Inguaribile
22 Ottobre 2018 at 12:59Ti ringrazio per le informazioni molto dettagliate, che mi saranno senz’altro utili durante il mio prossimo viaggio ad Isernia
Elisa Polini
22 Ottobre 2018 at 13:43Grazie a te per il feedback, fanno sempre piacere! 🙂