Madaba è una piccola città situata lungo la meravigliosa Strada dei Re, a soli 35 chilometri a Sud di Amman. La città sorge sopra l’antico sito biblico di Medeba, da cui prende il nome. Di per se a primo impatto Madaba sembra non aver nulla da offrire, ma in realtà è una cittadina con una lunga storia, tanto da essere citata più volte nella Bibbia. Madaba crebbe nel XIX secolo, quando una comunità cristiana proveniente da Karak decise di stabilirvisi. Gettando le fondamenta per la costruzione di nuove case, scoprirono numerosi mosaici fino ad allora dimenticati. Il più importante è stato rinvenuto nel 1897 ed è il più famoso mosaico di Madaba, la Mappa di Madaba. In seguito a questo ritrovamento si susseguirono numerose spedizioni archeologiche, tuttora in corso, che riportarono alla luce tanti altri mosaici.
Madaba è stata la nostra base di partenza per l’esplorazione di Amman, del Nord della Giordania, dei Castelli nel Deserto e dei siti religiosi situati intorno alla città. L’abbiamo scelta per la sua posizione più isolata rispetto alla capitale giordana e alla sua comodità per raggiungere tutte le altre zone. In questo articolo vogliamo darvi tutte le informazioni utili per organizzare la vostra visita di Madaba e dei suoi dintorni.
- Un po’ di storia!
- Come arrivare a Madaba
- Cosa vedere a Madaba
- Cosa vedere nei dintorni di Madaba
1. Monte Nebo
2. Rovine di Machaerus, il Castello di Erode il Grande (Mukawir)
3. Betania, oltre il Giordano (al-Maghtas)
4. Umm al-Rasas - Dove dormire a Madaba
- Dove mangiare a Madaba
Cosa vedere a Madaba e dintorni: itinerario nella Città dei Mosaici e nei luoghi sacri della Giordania
Un po’ di storia!
La storia di Madaba è molto antica e i molti reperti archeologici ritrovati datano i suoi inizi all’Età del Ferro. La città moabita di Medeba è citata nella Bibbia tra le città della piana del Moab conquistate dalle dodici tribù di Israele al tempo dell’Esodo. In base ad un’iscrizione sulla stele di Mesha, Re del Moab, la città venne liberata dagli Israeliti dal re moabita intorno alla metà del IX secolo a.C.. Madaba fu successivamente conquistata dai greci guidati da Alessandro Magno e governata dalla dinastia dei Seleucidi. Durante il regno seleucida la città passò sotto il dominio degli Ammoniti, per finire poi sotto il dominio dei Nabatei. Hycarnus II infatti, in cambio dell’aiuto ricevuto durante la guerra contro suo fratello, promise di restituire la città al Re nabateo Aretas III di Petra, insieme ad altre città della zona.
Grazia a diverse iscrizioni si sa che Madaba rimase sotto il controllo nabateo fino a quando venne incorporata nella provincia romana d’Arabia nel 106 d.C.. I romani la trasformarono in una tipica città di provincia e la abbellirono con strade colonnate, templi e altri edifici. Quando il Cristianesimo divenne la religione dell’Impero Romano la città iniziò ad acquisire importanza. Nel V secolo divenne sede vescovile e in seguito continuò a prosperare sotto il controllo dei Bizantini. I governatori bizantini la arricchirono con edifici amministrativi e religiosi, abbelliti sempre da meravigliosi mosaici raffiguranti elementi naturali, come piante ed animali. Da qui deriva il suo nome di Città dei Mosaici.
Madaba venne conquistata dai Persiani nel 614 e da allora iniziò il suo declino. Tornò sotto il domino dei Bizantini nel 636, ma fu conquistata dagli Arabi all’inizio del VIII secolo durante una spedizione punitiva in cui vennero distrutti alcuni mosaici. In seguito ad un terremoto del 749 Madaba fu rasa al suolo e venne definitivamente abbandonata per oltre 1.000 anni. Iniziò a ripopolarsi verso la fine del XIX secolo, quando una comunità cristiana cercò rifugio a Madaba per fuggire alle oppressioni musulmane di Karak. Durante i lavori per gettare le fondamenta delle nuove case vennero rinvenuti diversi mosaici, tra cui la famosa Mappa di Madaba rinvenuta durante la ricostruzione della Chiesa di San Giorgio. Da allora la città tornò a prosperare e la sua popolazione è tuttora in continuo aumento.
Come arrivare a Madaba
Come già scritto nella nostra guida per organizzare un viaggio in Giordania, il modo migliore per spostarsi nel Paese è l’auto a noleggio. Madaba è facilmente raggiungibile in auto da Amman percorrendo la meravigliosa Strada dei Re. Il percorso vi terrà impegnati circa 40 minuti.
In alternativa, potete raggiungere Madaba in autobus. Dalle varie stazioni di Amman (Muhajireen, Wahadat e Tabarbour) partono ogni ora autobus che per 1 JOD (circa € 1,27) vi porteranno a destinazione in circa un’ora. Alcune agenzie organizzano anche dei veri e propri tour giornalieri che includono, oltre a Madaba, anche alcuni luoghi nei dintorni.
Se Madaba sarà la vostra prima tappa, potete richiedere un transfer al vostro hotel. Vi verranno a prendere direttamente all’aeroporto di Amman, che dista circa 18 chilometri, per 15/20 JOD (circa € 19,10/25,40). Dall’aeroporto potete raggiungerla anche in taxi ad un costo di 20 JOD (circa € 25,40), a seconda della vostra abilità a contrattare!
Se invece avete pochi giorni a disposizione, vi consigliamo di prendere in considerazione dei tour organizzati che partono da Amman o Aqaba. Degli ottimi tour possono essere questi:
- Escursione privata a Madaba e a Monte Nebo in italiano, valido per gruppi di minimo 2 persone.
- Escursione di 3 giorni a Petra e Wadi Rum, che passa anche da Madaba, Monte Nebo e Shobak.
- Mar Morto, Madaba e Monte Nebo
Cosa vedere a Madaba
L’attrazione principale di Madaba è custodita all’interno della chiesa greco-ortodossa di San Giorgio. Durante i lavori di rifacimento della vecchia chiesa è stata casualmente ritrovata una mappa-mosaico bizantina che risale al VI secolo. Stiamo parlando della Mappa di Madaba, una delle mappe più antiche al Mondo raffigurante la Terra Santa e Gerusalemme. Purtroppo i lavori di scavo ne hanno danneggiato le parti laterali, lasciando però intatto il cuore. Le località inserite rispettano un ordine religioso e non geografico. Sono ben 150 tra città e villaggi e sotto ogni località è inserita una didascalia in greco.
Le informazioni contenute nella mappa si sono rivelate preziose per capire come si è evoluto il territorio. Ad esempio è emerso che il Mar Morto era alimentato dal fiume Giordano e da altri canali e che un tempo era navigabile. La Mappa di Madaba è stata utilizzata anche per la localizzazione e la verifica dei siti biblici, come ad esempio Askalon. Nel 1967 a Gerusalemme sono stati effettuati degli scavi che hanno riportato alla luce la Chiesa di Nea (542 d.C.) e il Carso Maximus, esattamente nei punti indicati sulla mappa. Nel 2010 ne è stata confermata ulteriormente l’accuratezza, con il ritrovamento di una strada raffigurata sulla mappa che attraversa il centro di Gerusalemme.
Originariamente la mappa era composta da due milioni di tessere di pietra colorata ed aveva una dimensione di 21 metri x 7. Alcuni scavi effettuati nella roccia sotto al mosaico hanno riportato alla luce sei tombe risalenti ad epoche diverse. L’ingresso alla chiesa non è incluso nel Jordan Pass e costa 1 JOD (circa € 1,27), il biglietto potete prenderlo direttamente in chiesa. È aperta dal sabato al giovedì dalle 8.00 alle 17.00 (fino alle 18.00 da Aprile a Ottobre) e il venerdì dalle 9.30 alle 17.00 tutto l’anno.
Poco distante dalla chiesa si trova il Parco Archeologico II, che ospita una lussuosa villa privata del VI secolo andata distrutta da un incendio durante il terremoto del 749 d.C.. Al suo interno conserva alcuni bei mosaici, tra cui alcuni mosaici sul tema della caccia ed un mosaico raffigurante un leone che attacca un toro. Nel sito troverete anche un pezzo dell’antica strada romana e i resti della Chiesa dei Martiri, edificata nel VI secolo e distrutta nell’VIII. Al suo interno si trovano i resti di alcuni mosaici che hanno conservato i colori originali. L’ingresso è incluso nel Jordan Pass ed è aperto dalla domenica al giovedì dalle 8.00 alle 15.00 (fino alle 17.30 da Maggio a Settembre).
Di fronte, sul lato opposto della strada, si trova il Parco Archeologico I, che custodisce una collezione di mosaici sia locali sia rinvenuti nei dintorni. All’interno del parco si trovano la Chiesa del Profeta Elia e la Chiesa della Vergine Maria, la Sala di Ippolito e una residenza bizantina del VI secolo. Tutti questi edifici ospitano bellissimi mosaici in ottimo stato di conservazione e con ancora i colori originali. Tra le varie rappresentazioni si trovano fiori e piante, scene mitologiche, scene di caccia, pesca e agricoltura, nonché uccelli, pesci e altri animali. Questo sito merita di essere visitato insieme al custode che vi farà da guida e vi spiegherà tutta la storia per filo e per segno. L’ingresso è incluso nel Jordan Pass, altrimenti costa 3 JOD (circa € 3,80) ed è aperto tutti i giorni dalle 8.00 alle 16.00 (fino alle 17.00 da Maggio a Settembre).
Al termine della visita recatevi al Madaba Institute For Mosaic Art & Restorations (MIMAR), situato sull’altro lato della strada, che opera sotto il patrocinio del Ministero del Turismo e delle Antichità. Qui potete vedere come vengono realizzati, riparati e restaurati i mosaici dagli artigiani. L’istituto è aperto dalla domenica al giovedì, dalle 8.00 alle 15.00.
Proseguite la vostra visita lungo le strade in leggera salita del centro cittadino, fino a raggiungere il Museo di Madaba, allestito in varie residenze antiche della città. Il museo ospita diversi manufatti risalenti a diverse epoche e alcuni mosaici, tra cui un mosaico del VI secolo in cui è raffigurato un satiro nudo, un mosaico parzialmente danneggiato che raffigura una Arianna che danza con i cembali alle mani e ai piedi, e un mosaico nel cortile che raffigura due arieti legati a un albero. Quest’ultima è un’immagine popolare che fa riferimento al racconto biblico del sacrificio di Abramo.
Il Museo di Madaba ospita anche il Museo del Folklore, dove sono esposti gioielli, costumi tradizionali e una copia della Stele di Mesha.
L’ingresso al museo è incluso nel Jordan Pass, altrimenti costa 2 JOD (circa € 2,50) ed è aperto tutti i giorni dalle 8.00 alle 17.00 (fino alle 19.00 da Maggio a Settembre).
Poco lontano dal museo si trova Tell Madaba, un sito scoperto recentemente e ancora in fase di scavo. Il sito è aperto a tutti, potete accedere senza biglietto, ma non c’è ancora molto da vedere. Si pensa che conservi i resti di una villa bizantina e i resti di alcune mura risalenti all’Età del Ferro.
Sempre vicino al museo si trova la Chiesa della Decapitazione di San Giovanni Battista, costruita all’inizio del XX secolo sui resti di antichi siti. La facciata della chiesa è stata costruita utilizzando, in parte, alcune pietre di antichi edifici in rovina, mentre il cortile è circondato da colonne romane con capitelli corinzi. La cappella risale invece al XIX secolo e ospita il centro informazioni e un’interessante mostra di fotografie scattate tra il 1902 e il 1911.
La parte più interessante si trova però nell’antica cripta a volta della chiesa alla quale si accede da una scala sulla destra della chiesa. Si tratta del Museo dell’Acropoli al cui interno troverete alcuni resti degli edifici preesistenti e un pozzo tuttora funzionante, che risale all’epoca dei moabiti (circa 3.000 anni fa). Se avete tempo ed energie potete anche salire in cima al campanile, dal quale si gode di una splendida vista panoramica sulla città. L’ultimo tratto della salita è un po’ più ripido e stretto e dovrete passare tra le campane e le loro funi, ma ne vale assolutamente la pena! L’ingresso è gratuito ed è aperta dalle 9.00 alle 17.00.
Terminate la vostra visita di Madaba alla Chiesa degli Apostoli, situata un po’ fuori dal centro città, il cui nome deriva dalla presenza di un bellissimo mosaico del 568 d.C. dedicato ai 12 apostoli. L’ingresso è incluso nel Jordan Pass, altrimenti costa 3 JOD (circa € 3,80) ed è aperta dalle 9.00 alle 16.00 (fino alle 17.00 da Maggio a Settembre).
Cosa vedere nei dintorni
Madaba è un ottimo punto di partenza per visitare molti dei siti religiosi presenti in Giordania. Noi l’abbiamo infatti utilizzata come base per i primi giorni del nostro viaggio, spostandoci di volta in volta nei dintorni.
☀️ Monte Nebo
A pochi chilometri a Nord di Madaba si trova il Monte Nebo, forse il luogo sacro più venerato della Giordania. Si pensa che sia questo il luogo in cui Mosè morì, a 120 anni, dopo il lungo viaggio in fuga dall’Egitto verso la scoperta della Terra Promessa. Fu proprio lassù che Mosè ebbe la visione della Terra Promessa che Dio promise al suo popolo eletto, ma non ci arrivò. Dalla cima del Monte Nebo si può ammirare il vasto panorama che spazia dalla Valle del Giordano e il Mar Morto alla Terra Santa. Gerico e Gerusalemme sono visibili nelle giornate completamente limpide.
Poi Mosè salì dalle steppe di Moab sul monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico. Il Signore gli mostrò tutta la terra: Gàlaad fino a Dan, tutto Nèftali, la terra di Èfraim e di Manasse, tutta la terra di Giuda fino al mare occidentale e il Negheb, il distretto della valle di Gerico, città delle palme, fino a Soar. Il Signore gli disse: “Questa è la terra per la quale io ho giurato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe: “Io la darò alla tua discendenza”. Te l’ho fatta vedere con i tuoi occhi, ma tu non vi entrerai!”. Mosè, servo del Signore, morì in quel luogo, nella terra di Moab, secondo l’ordine del Signore.
Fu sepolto nella valle, nella terra di Moab, di fronte a Bet-Peor. Nessuno fino ad oggi ha saputo dove sia la sua tomba. Mosè aveva centoventi anni quando morì. Gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno. Gli Israeliti lo piansero nelle steppe di Moab per trenta giorni, finché furono compiuti i giorni di pianto per il lutto di Mosè (Deuteronomio 34, 1-8).
Dalle testimonianze riportate in testi sacri e diari di pellegrini giunte fino ai giorni nostri, sembra che Mosè sia morto proprio in cima al Monte Nebo. Secondo le tradizioni ebraico-cristiane invece, Mosè fu sepolto su questa montagna dallo stesso Dio, ma il suo corpo non è mai stato trovato. Sul Monte Nebo sembra esserci stata una chiesa già nel IV secolo, costruita per commemorare il luogo della morte di Mosè. La chiesa è stata menzionata per la prima volta nel diario della pellegrina romana Etheria, recatavisi in pellegrinaggio nel 393. Nel V secolo vennero aggiunte una navata, una cappella ornata di mosaici, la basilica principale terminata nel 597 e fu costruito un monastero bizantino. Questa chiesa venne abbandonata nel XVI secolo e fu riscoperta in seguito grazie ai diari dei pellegrini risalenti al IV e V secolo.
Nel 1932 la Custodia Francescana di Terra Santa acquistò l’intero sito e si occupò della costruzione della Basilica del Memoriale di Mosè. Grazie ai lavori di scavo, riportarono alla luce le rovine della vecchia chiesa e alcuni mosaici ben conservati. All’interno della basilica è conservato il mosaico più grande, un tempo parte dell’antico battistero e raffigurante scene di caccia e di pascolo e un mix di animali africani. Al di sotto del pavimento della chiesa, scavate nella roccia naturale, sono state ritrovate sei tombe. Il ritrovamento della maggior parte dei reperti è stato merito della campagna di scavi condotta da Padre Michele Piccirillo. Nel 2000 Papa Giovanni Paolo II visitò il sito durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa e piantò un ulivo di fianco alla cappella bizantina come segno di pace.
Davanti alla basilica si trova una grossa croce in ottone che simboleggia il Nehushtan, il serpente di Mosè, e la croce su cui fu crocefisso Gesù. Guardando il bastone il popolo di Israele veniva salvato dal morso dei serpenti incontrati nel deserto. Il bastone è stato realizzato dall’artista fiorentino Gian Paolo Fanzoni nel 1972.
Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra un’asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita. (Numeri 21:9)
Sul retro della basilica si trova un piccolo museo dove sono esposti i ritrovamenti archeologi effettuati e viene spiegato il loro significato storico e religioso.
All’ingresso del sito si trova invece una stele fatta costruire per ricordare la visita di Papa Giovanni Paolo II. La scultura è stata realizzata da Vincenzo Bianchi e viene definita il Libro in Pietra dell’Amore. Il monumento ricorda ai fedeli le tre religioni che convivono in questa zona e il messaggio di Gesù e dei profeti, incentrato sulla fratellanza universale che ha la sua origine in Dio. Il messaggio sono citazioni del Vangelo di San Giovanni e delle Lettere di San Paolo ed è scolpito in tre lingue (greco, latino e arabo). Accanto si trova un grosso masso rotondo, utilizzato forse come porta di accesso ad un antico monastero.
☀️ Rovine di Machaerus, il Castello di Erode il Grande (Mukawir)
A meno di un’ora di auto da Madaba, lungo la meravigliosa Strada dei Re, si raggiunge Mukawir. Qui si trovano le rovine di Machaerus, il Castello di Erode il Grande, che ebbe un ruolo importante nella storia della Giudea. Plinio il Vecchio scrisse infatti “Macheronte, dopo Gerusalemme, è la fortificazione più imponente della Giudea” (Naturalis Historiae, 15, 16). La collina fu occupata inizialmente dalla dinastia degli Asmonei, con il Re Alessandro Ianneo che fece costruire una prima fortezza intorno al 90 a.C. come base militare per controllare i territori ad Est del Giordano. Questa fortezza fu distrutta nel 57 a.C. dall’esercito di Pompeo.
Qualche anno più tardi, nel 30 a.C., Erore I il Grande fece costruire un palazzo fortificato come difesa contro i Nabatei. Alla morte di Erode, suo figlio Erode Antipa ereditò la fortezza e ordinò la decapitazione di Giovanni Battista, dopo la fatale danza di Salomè. In seguito alla sconfitta subita dall’esercito di Antipa contro Areta IV, la fortezza venne distrutta e tale sconfitta venne interpretata dalla popolazione ebraica come una punizione divina per la decapitazione di Giovanni Battista.
24 Costei, uscita, domandò a sua madre: Che chiederò? E quella le disse: La testa di Giovanni Battista. 25 E rientrata subito frettolosamente dal re, gli fece così la domanda: Voglio che sul momento tu mi dia in un piatto la testa di Giovanni Battista. 26 Il re ne fu grandemente attristato; ma a motivo de’ giuramenti fatti e dei commensali, non volle dirle di no; 27 e mandò subito una guardia con l’ordine di portargli la testa di lui. 28 E quegli andò, lo decapitò nella prigione, e ne portò la testa in un piatto, e la dette alla fanciulla, e la fanciulla la dette a sua madre.
(Marco 6: 24-28)
La collina fu occupata e ricostruita dai romani un’ultima volta intorno al 44 d.C.. Venne conquistata dai ribelli nel 66, durante la Prima Guerra Giudaica tra l’Impero romano e gli ebrei ribelli, e qualche anno dopo la fortezza venne nuovamente rasa al suolo. Dopo questa terza distruzione se ne persero completamente le tracce.
I primi scavi iniziarono nel 1968 e terminarono oltre 40 anni dopo. All’interno della fortezza si possono vedere oggi le rovine del palazzo risalente ai tempi di Erode, circondate da un ampio cortile, un acquedotto e un mikveh, un luogo utilizzato per i bagni rituali. Al suo interno ci sono alcuni mosaici ed è il più grande rinvenuto in Giordania fino ad ora. Si pensa che Erode facesse proprio qui i bagni purificatori insieme alla sua famiglia. Lungo il fianco della collina si possono vedere i resti delle mura e di alcune torri, che si pensa facciano parte della città bassa che al momento non è ancora stata scavata. Il sito è poco frequentato dai turisti e regala una splendida vista panoramica sul Mar Morto e sul deserto circostante.
Il sentiero per arrivarci è pavimentato nel primo tratto ed è in salita, completamente esposto al sole. Copritevi bene e mettete la protezione solare. L’ingresso al sito costa 1,50 JOD (circa € 1,90) ed è aperto tutti i giorni dall’alba al tramonto.
☀️ Betania, oltre il Giordano (al-Maghtas)
La Bibbia riporta che Giovanni Battista predicò e battezzò in un luogo chiamato Betania oltre il Giordano, che i testi bizantini e medievali identificano con il sito di Tell al-Kharrar, chiamato anche Jabal Mar Elias (collina di Elia). Due passaggi del Vangelo secondo Giovanni individuano le attività di Giovanni Battista proprio sul Giordano, dove avvenne il primo incontro con Gesù, che in seguito battezzò.
Queste cose si sono svolte a Betania al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. (Giovanni 1:28)
Egli [Gesù] si ritirò di nuovo al di là del Giordano fino al luogo dove Giovanni aveva battezzato, e rimase lì. (Giovanni 10:40)
Tell Al Kharrar (Collina di Elia) ricorda le opere del profeta Elia che su questa altura ascese al cielo su un carro di fuoco. A partire dal 1994 il colle è stato sottoposto a scavi archeologici, che hanno portato alla luce vasellame, monete, vasche battesimali e resti di un monastero bizantino del V secolo. È stato ritrovato inoltre un edificio risalente all’inizio del III secolo, al cui interno conserva un pavimento in mosaico e la stanza della preghiera cristiana. Si pensa che questo potrebbe essere uno dei primi edifici al Mondo dedicati alla preghiera dei cristiani.
Grazie ai numerosi diari dei pellegrini bizantini è stato possibile identificare sulla sua sommità anche la grotta in cui Giovanni Battista visse e battezzò Gesù. La chiesa a lui dedicata è stata costruita intorno alla grotta, di cui è possibile visitare la fonte utilizzata da Giovanni Battista. Alcuni reperti scoperti risalenti al I secolo d.C. confermano che il sito era abitato ai tempi di Giovanni Battista, e gli storici sono ormai quasi certi che questa è la sponda giusta in cui venne battezzato Gesù. Se vi guardate intorno, noterete anche altri edifici religiosi, sorti per celebrare la pluralità del credo. Si tratta di una chiesa cattolica, una anglicana, una armena, una copta e una casa del pellegrino russa.
Il sito si trova a pochi passi dal confine con Israele, che fino a prima degli scavi vantava la presenza della fonte battesimale sul suo territorio. L’area è stata bonificata dai militari ed è accessibile solamente con visita guidata e lungo delle passerelle ben delimitate. Dal centro visitatori verrete accompagnati su un autobus fino all’inizio delle passerelle, dove proseguirete a piedi. Ricordate che Betania si trova quasi allo stesso livello del Mar Morto, quindi a quasi 400 metri sotto il livello del mare. Il clima è molto caldo, soprattutto in estate a causa degli elevati tassi di umidità e dell’afa. Portate con voi una bottiglia di acqua.
L’ingresso costa 12 JOD (circa € 15,20), ma se lo acquistate insieme al Jordan Pass lo pagherete 8 JOD (circa € 10,15). Il sito è aperto dalle 8.00 alle 16.00 in inverno e dalle 8.00 alle 18.00 in estate.
☀️ Umm al-Rasas
A est di Madaba si trova il sito archeologico di Umm Ar-Rasas, un antichissimo sito menzionato sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento. Nel 2004 il sito è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Il sito, un tempo utilizzato dai romani come accampamento militare, è stato scoperto grazie alle attente ricerche di Padre Michele Piccirillo del 1986. All’interno del sito si trovano antiche rovine risalenti all’epoca romana, bizantina e ai primi secoli dell’espansione araba, per un periodo compreso tra il III e IX secolo. Di questa grande città, circondata da mura, oggi rimangono solamente le rovine. All’interno sono presenti alcuni edifici e sedici chiese, di cui quattro ben conservate e che hanno conservato alcuni bellissimi archi in pietra e dei maestosi mosaici.
L’attrazione principale del sito però è custodita all’esterno delle mura ed è la Chiesa di Santo Stefano. Al suo interno è custodito un enorme mosaico pavimentale risalente al 757 d.C., rovinato solamente dalla cancellazione di alcuni simboli religiosi avvenuta dopo il declino del cristianesimo. Sul mosaico sono raffigurate scene di caccia, pesca e agricoltura, immagini di vita quotidiana e le città che anticamente si trovavano in Terra Santa, su entrambe le sponde del Giordano. In un pannello compaiono 10 città della regione, tra cui Umm ar-Rasas, Filadelfia (Amman), Madaba, Esbounta (Hesban), Belemounta (Ma’in), Areopolis (Ar-Rabba) e Charac Moaba (Karak). Il pannello settentrionale raffigura invece Gerusalemme, Nablus, Cesarea, Gaza e altre località.
Le iscrizioni presenti sui mosaici ritrovati nella chiesa hanno permesso agli studiosi di avere notizie sulle comunità cristiane che vivevano nell’area durante i primi due secoli di dominazione islamica. Grazie a queste iscrizioni è stato possibile identificare la città di Umm al-Rasas con l’antica Castron Mefa’a, citata anche nella Bibbia come l’avamposto militare di Mephaath. Altri mosaici ben conservati si trovano nella Chiesa dei Leoni, che ospita magnifici mosaici dei leoni. All’interno delle mura invece altri mosaici ben conservati si trovano all’interno della Chiesa dei Fiumi e della Chiesa della Palma, che prendono entrambe il nome dai loro mosaici.
Il sito ad oggi non è ancora stato riportato tutto alla luce. Sono state ritrovate anche due torri. Una torre in pietra si trova circa 1 chilometro e mezzo a nord delle rovine ed è alta 15 metri. La funzione di queste due torri non è ancora chiara agli archeologi. La torre non ha scale interne, ma ha diverse finestre situate in alto. Si pensa che fosse l’eremo di uno stilita, un anacoreta cristiano che scelse di vivere recluso in cima ad una torre. Questa pratica era molto diffusa in quei tempi nella chiesa orientale. Vicino alla torre ci sono le rovine di un monastero.
L’ingresso è incluso nel Jordan Pass, altrimenti costa 3 JOD (circa € 3,80), ed è aperto dalle 8.00 alle 16.00 in inverno, fino alle 17.00 in estate.
Dove dormire a Madaba
La scelta degli alloggi a Madaba è davvero molto ampia. Spazia dagli ostelli alle Guest House a conduzione familiare, dai B&B agli hotel più lussuosi. Noi abbiamo scelto di soggiornare al Moab Land Hotel, situato proprio nel cuore di Madaba. L’hotel è situato di fronte alla Chiesa di San Giorgio, dove è custodita la famosa Mappa di Madaba, e dalla nostra camera, dotata di balconcino, avevamo una bellissima vista sulla chiesa. A due minuti a piedi vi troverete sulla strada dello shopping nel centro storico della città e da qua potete iniziare ad esplorarla. L’unica nota dolente dell’hotel è che non dispone di un parcheggio per i suoi ospiti. Dovrete lasciare l’auto in strada, davanti all’hotel, oppure portarla nel parcheggio a pagamento (2 JOD al giorno, circa € 2,54) situato in fondo alla strada principale.
La scelta delle camere varia dalle camere matrimoniali private ai dormitori misti, tutte dotate di ogni comfort. Noi abbiamo soggiornato in una camera privata con bagno e ci siamo trovati molto bene. Le camere sono spaziose e dotate di armadi, tavolino, tv, climatizzatore e tutto il necessario per il vostro soggiorno. Il bagno è abbastanza spazioso e dotato di kit di cortesia e asciugamani, ma non del phon. In tutta la struttura c’è la copertura Wi-Fi.
Ci sono inoltre tre aree comuni, di cui una terrazza meravigliosa da cui si può godere di una splendida vista panoramica su Madaba. Qui viene servita la colazione a buffet, inclusa nel prezzo, tutte le mattine dalle 6.30 in poi. Potete pagare in struttura direttamente in contanti (JOD) oppure con la carta di credito. Quest’ultima opzione è però soggetta ad una fee del 3% sul prezzo del soggiorno.
Dove mangiare a Madaba
La cucina giordana l’abbiamo trovata molto simile alla cucina degli altri paesi mediorientali che abbiamo visitato. I piatti principali sono a base di legumi (ceci e lenticchie), formaggio di capra e carne di pollo, manzo o agnello. Tra le pietanze più note e ricorrenti troverete falafel, humus e kebab, che troverete spesso ad ottimi prezzi nei locali meno turistici lungo la strada e frequentati dai giordani. Noi ad esempio in uno di questi locali abbiamo speso 3 JOD (circa € 3,80) in due per due kebab grandi e una bottiglia d’acqua grande. Per mangiare tenete presente una media di 4/5 JOD a persona (circa € 5,00/6,30) per un pasto in un localino alla buona, oppure 15/20 JOD a persona (circa € 19,00/25,45) in buoni ristoranti.
A Madaba, alloggiando vicino alla Chiesa di San Giorgio e per variare un po’ il tipo di cucina, ne abbiamo approfittato per cenare all’Ayola, situato praticamente a 50 metri dal nostro hotel. È un ristorante turistico, frequentato anche dai giordani, ed è uno dei più noti della città. I piatti sono sia giordani sia internazionali, sono abbondanti e davvero molto buoni. Il proprietario è davvero molto carino e cordiale e si preoccuperà che tutto sia di vostro gradimento. I prezzi sono leggermente più alti rispetto ai locali più caratteristici, ma non eccessivi. Noi abbiamo speso una media di 15/20 JOD in due a pasto (circa € 19,00/25,45).
Un altro locale molto noto di Madaba è l’Haret Jdoudna (letteralmente cortile dei nostri antenati), ospitato all’interno di due delle case antiche più belle di Madaba. Le case appartenevano ad un noto sceicco, primo sindaco di Madaba e trisavolo dell’attuale proprietario. Anche questo è poco distante dalla Chiesa di San Giorgio e offre una vasta varietà di piatti, per tutti i gusti. Dai mezzeh (antipasti) alle insalate, dalla carne alle zuppe, sempre tutto accompagnato dal tipico pane giordano appena sfornato. Per una cena completa calcolate di spendere circa 15/16 JOD a persona (circa € 19,00/20,36).
Camminando lungo le stradine del centro storico comunque troverete davvero tanti locali, turistici o più caratteristici, in cui poter pranzare o cenare. Avrete davvero l’imbarazzo della scelta.
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