Agnone è situata nella parte più settentrionale della provincia di Isernia. Sorge sui resti di una antica città sannitica che portava il nome di Aquilonia ed è conosciuta da tutti come la città delle campane. Si tratta di una piccola cittadina ricca di artigiani abili nella lavorazione del rame e le sue leghe, come testimoniano l’Antica Fonderia Pontificia di campane della famiglia Marinelli e le Antiche fonderie del rame. Durante il nostro on the road in Molise abbiamo dedicato a questa zona due intere giornate. Vediamo insieme cosa vedere ad Agnone e nei suoi dintorni in 2 giorni.
La storica Fonderia Pontificia Marinelli fu fondata intorno all’anno 1000. È la più antica impresa a conduzione familiare e vanta la particolarità di poter utilizzare lo stemma pontificio sulle sue creazioni. È un vero e proprio gioiello di artigianalità italiano. Grazie ad una visita guidata su prenotazione, è possibile assistere all’intero ciclo di produzione di una campana. Si parte dal materiale grezzo fino ad arrivare all’opera finita. Adiacente alla fabbrica si trova il Museo Internazionale della Campana. Qui vi è esposta la più vasta collezione al mondo di bronzi sacri e la campana dell’anno mille, un manufatto dal valore inestimabile.

Poco distante dalla città, scendendo lungo la valle del Verrino, si scorgono le Antiche Fonderie del Rame. Risalgono al 1700 e sono perfettamente conservate. Custodiscono ancora i vecchi macchinari azionati con la forza dell’acqua e gli strumenti utilizzati per modellare il rame per la creazione di paioli, tinozze e piatti.
Ritorniamo ad Agnone e, perdendoci tra le viuzze del centro storico, possiamo notare una forte influenza di stile veneziano nel quartiere Ripa, detto anche il borgo veneziano. Questo quartiere è nato intorno all’anno 1140 grazie alla potentissima e rinomata famiglia Borello, Conti di Pietrabbondante e capitani di ventura di Venezia, che portarono sul territorio numerosi artigiani veneziani abili nella lavorazione del rame. Possiamo notare dei particolari significativi dell’influenza veneziana nelle botteghe storiche della città e nell’Antica Bottega Orafa che si trova in Corso Garibaldi, ma anche nella chiesa di San Marco Evangelista costruita in stile romanico, ma adornata internamente in stile barocco.

Nel centro di Agnone sono presenti ben 13 luoghi di culto che testimoniano la devozione dei cittadini all’autorità ecclesiastica. Tra questi spicca la chiesa di San Francesco inserita tra i monumenti nazionali di particolare interesse storico. Fondata nel 1343 dai frati minori del movimento francescano, esternamente risalta il suo stile gotico con il portone d’accesso e l’imponente rosone sulla facciata. L’interno invece è ornato in stile barocco-rinascimentale ed è composto da una sola navata con ben otto altari laterali, quattro per ogni lato.
La parte che colpisce di più e merita di essere menzionata è quella composta dall’altare maggiore, adornato interamente da tasselli in marmo pregiato, e dai due altari adiacenti dedicati rispettivamente a Sant’Antonio e all’Immacolata Concezione. Stando fermi davanti all’altare maggiore e rivolgendo lo sguardo verso l’alto non potrete fare a meno di notare la bellissima cupola composta da quattro balconi e da pareti decorate con le immagini dei profeti e da una colomba che rappresenta lo Spirito Santo.

Cultura e tradizioni
La ‘ndocciata è una festa popolare molto sentita ad Agnone e richiama moltissimi turisti provenienti da tutto il mondo. Si presume che questa tradizione contadina, associata al culto pagano e non religioso, si diffuse intorno all’anno 1000 ad opera dei contadini. Consisteva nel camminare, durante la notte di Natale, lungo le vie cittadine da un luogo di culto all’altro, con un lungo mantello nero a ruota e fascine di rami di abete bianco e ginestre essiccate avvolti, intrecciati e incendiati, disposti a ventaglio per illuminare il cammino.
Ci sono molte leggende inerenti alla tradizione delle ‘ndocce (torce di grandi dimensioni). I contadini erano soliti scrutare ogni minimo particolare e segnale di buono o cattivo auspicio basandosi sul crepitio delle torce e sulla direzione del vento. Se soffiava da nord sui falò, auspicava un buon raccolto per l’anno seguente. Una leggenda narra che durante il medioevo il fuoco fosse l’elemento purificatore e un metodo efficace per allontanare le streghe dalle case dei contadini. Perciò più le ‘ndocce emettevano il costante crepitio dovuto alla combustione della resina presente sui rami di abete e più le streghe erano persuase dall’entrare nelle abitazioni.

Cosa vedere ad Agnone e dintorni: Pietrabbondante
Sul pendio del Monte Saraceno, incastonato tra enormi massi più comunemente chiamati morge, sorge il piccolo comune di Pietrabbondante il cui nome deriva probabilmente dall’enorme quantità di rocce presente nella zona. Si tratta di un piccolo centro abitato con una grande storia alle spalle, grazie allo spettacolare ritrovamento di epoca sannita risalente al II secolo a.C.. Si tratta di un imponente complesso che fungeva sia da centro istituzionale dove si riuniva il senato, sia da centro di aggregazione religioso dove si svolgevano le funzioni.
È disposto su due livelli. Nella parte alta si trovano il tempio e i due edifici porticati laterali dove venivano svolte le funzioni religiose. Nella parte sottostante si trova il teatro. Il teatro è composto dal palco con tre ingressi da cui entravano in scena gli attori e dalla càvea, che conteneva fino a 2.500 spettatori, la cui particolarità erano le sedute ricavate singolarmente da un intero blocco di pietra, con lo schienale sagomato e i braccioli scolpiti a zampa di grifo.


Carovilli
Il comune di Carovilli è situato intorno a una rupe alle pendici del monte Ferrante. È circondato da una fitta area boschiva e numerosi pascoli che un tempo venivano utilizzati dai pastori durante la transumanza. È bello perdersi tra le viuzze di questo piccolo paesino, osservando i portali d’accesso alle abitazioni finemente scolpiti. Passeggiate tra le piccole botteghe artigiane, fino ad arrivare al centro storico, dove si svolge la quotidianità della vita del borgo. Nella piazza sorge la chiesa di Santa Maria Assunta, ricca di opere risalenti al 1500/1600 come l’acquasantiera in pietra con scolpito il serpente, simbolo del male e del peccato che soffre nell’acqua benedetta, e il busto ligneo di Santo Stefano del Lupo. Poco distante si trovano anche la torre civica, alta 13 metri e che fino al secolo scorso fungeva da fortezza, e la fontana di Bacco interamente realizzata in ghisa.
Nel territorio di Carovilli è possibile fare anche delle bellissime passeggiate ed escursioni a cavallo immersi nella natura. Si possono visitare i resti della chiesa di San Nicola, situata nella frazione di Castiglione di Carovilli. Si erge in cima ad un promontorio fortificato dal quale si gode di una vista stupenda. Un’altra escursione interessante è percorrere a cavallo il tratturo che porta alla chiesetta posta in cima a una collina dedicata a San Domenico di Cocullo. Questa chiesa è stata per secoli un punto di riferimento per tutti i pastori durante il periodo della transumanza perché offriva loro vitto e alloggio.
Consigliamo la visita nel mese di agosto quando si svolge la manifestazione della tresca. Consiste nella trebbiatura del grano con i cavalli come si faceva prima dell’avvento dei macchinari industriali.


Pescolanciano
È un piccolo borgo situato tra due vallate immerso tra boschi di faggio, colline terrazzate e immense distese di pascoli. Qui si trova il castello d’Alessandro dei Duchi di Pescolanciano situato in cima ad una rupe ai piedi del monte Totila. Questo castello si erge su un sito fortificato di epoca sannita, anche se alcuni documenti datano le fondamenta all’epoca di Carlo Magno intorno all’810. Si tratta di una vera e propria fortezza praticamente impenetrabile, protetta su tutti i lati da rocce a strapiombo sulla valle. È costruita a pianta esagonale e con un imponente torre maestra che copriva la vista sull’intera valle in caso di attacchi.
La fortezza di Pescolanciano fu per gran parte del tempo dominata dalla signoria dei Carafa che vi abitarono per 300 anni. Realizzarono dei magazzini sotterranei, un piano dedicato interamente alla signoria e l’ultimo piano dedicato alla servitù. Impreziosirono con opere sacre di particolare rilievo la cappella gentilizia dove giace l’urna di Sant’Alessandro. L’accesso al castello si effettua tramite un ponte levatoio che conduce al portone d’ingresso sul quale è incisa la data 1805. È l’anno in cui ci fu un terremoto di notevole portata che causò in parte il crollo della struttura. Venne poi restaurata negli anni a seguire con la concezione di dimora di lusso.
Nei pressi del castello merita una visita la chiesa di San Salvatore, ma in particolar modo la statua della Madonna Addolorata. È stata scolpita finemente con un realismo eccezionale da Paolo Di Zinno nella seconda metà del 1700.

Bagnoli del Trigno
Detto anche la Perla del Molise, è situato ai piedi di un massiccio roccioso ad un’altezza di 660 metri sul livello del mare. Le origini del borgo sono incerte ma, stando alle leggende popolari tramandate nel corso dei secoli, sembrerebbero essere tre le principali fondazioni ovvero:
- La prima leggenda sostiene che il borgo risale al tempo delle invasioni barbariche, quando alcune tribù trovarono rifugio dalle incursioni e dalle razzie ad opera dei barbari;
- La seconda invece sostiene che il nome derivi dal fatto che il paese fu eretto tutto intorno ad una sorgente termale, per questo venne chiamato Bagnoli del Trigno;
- La terza narra che un duca si fermò per abbeverarsi nelle acque del vicino fiume Trigno e, affascinato dall’ambiente circostante, decise di fondare l’odierno abitato.
Si passeggia piacevolmente tra le sue viuzze strette e tortuose che, con un po’ di fatica, conducono alle due attrazioni principali di questo piccolo borgo che richiama turisti da tutta l’Italia: la chiesa e il castello. L’edificio più suggestivo è la chiesa di San Silvestro, incastonata tra due protuberanze di roccia che lasciano visibili solo due lati dell’edificio. La parte più sorprendente però è il campanile. Si erge su uno sperone di roccia accanto all’edificio e la sua cupola è finemente ricoperta con inserti in maiolica colorata. La facciata si presenta con un portale romano-gotico adornato da tre strette colonne a tortiglioni unite tra loro da un unico capitello su cui è scolpita l’immagine di un volto umano.
Poco lontano dalla chiesa, in cima allo sperone che domina l’intera vallata, si erge in tutta la sua maestosità il castello di San Felice, una costruzione di epoca longobarda. Venne tramandato di famiglia in famiglia nel corso dei secoli, fino al 1548 quando fu acquisito dalla famiglia Sanfelice da cui prende il nome. L’edificio nasce a scopo puramente difensivo e strategico, è praticamente inaccessibile da ogni lato e presenta solo un ripido ingresso sul lato ovest. Il castello conserva la sua struttura originaria, a parte alcune piccole opere di restauro che vennero fatte in epoca rinascimentale, ma è arrivato ai giorni nostri in condizioni a dir poco disastrose. Nel 1985 l’ultimo proprietario lo cedette al Ministero per i Beni Culturali che si è occupato del difficile restauro.
La visita del castello è gratuita ma è possibile solo previa prenotazione e autorizzazione del Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Molise (Tel. 0874 431348). Il 18 di agosto si svolge la “a fuch r casctill” (l’incendio al castello) che consiste in una scenografica manifestazione pirotecnica tutta intorno al castello.

Pescopennataro
Conosciuto in tutto il Molise come ‘il paese della pietra e degli abeti’, vanta una storia molto travagliata a causa di catastrofi naturali come il terremoto del 1805 che distrusse quasi completamente il paese, l’avvelenamento delle acque potabili nel 1894 che causò numerosi casi di morte da tifo e l’incendio appiccato dai nazisti nel 1943 durante la ritirata che ridusse il paese in cenere. Situato a 1200 metri s.l.m. vanta una posizione geografica invidiabile dominando tutta la vallata del Sangro e si erge alla base di un gigantesco affioramento roccioso a punta circondato da numerosi boschi di abeti bianchi, abeti rossi, faggi e cerri.
Passeggiando per il centro abitato è possibile visitare la Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo Apostolo, distrutta dal terremoto del 1456 e poi ricostruita dalle fondamenta nel XVI secolo, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, risalente al 1880 e che in passato veniva utilizzata come luogo di sepoltura dei morti, e la Fontana di Piazza del Popolo, che fu realizzata a metà del 1700 da Nicola De Lallo, famoso maestro scalpellino, interamente con pietra locale. Il paese è molto rinomato per l’attiva comunità di maestri scalpellini e per il piccolo ma interessante museo della pietra ‘Chiara Marinelli’, il museo è diviso in due sezioni, la prima composta da una numerosa collezione di ritrovamenti preistorici in selce e calcare e la seconda invece è dedicata ai manufatti dei numerosi scalpellini di Pescopennataro.
Per gli amanti della natura è possibile praticare numerose attività all’aperto come l’arrampicata sulle numerose formazioni rocciose presenti in zona, mentre per i meno coraggiosi ci sono molti sentieri ben segnalati e facilmente raggiungibili, tra cui il Bosco degli “Abeti Soprani” e il Parco di Pinocchio nella pineta denominata Bosco del Barone. Invece per gli appassionati di sport invernali sono presenti delle piste da sci di fondo.
Merita una visita anche l’Eremo di San Luca costruito in parte all’interno di una grotta. Adiacente alla grotta vi è anche una piccola chiesetta dedicata a San Luca. Da qui, nelle giornate fuori dal periodo caotico di agosto, stando in assoluto silenzio è possibile udire il canto di svariate specie di uccelli e le urla dei bambini che giocano nella piazza del paese. Se volete raggiungere l’eremo vi consiglio di farlo a piedi perché il sentiero attraversa uno dei più bei boschi d’abete bianco del Molise, ovvero il “Bosco degli Abeti Soprani”.

Se disponete di un’automobile o se siete ben allenati potete arrivarci in bicicletta, a soli 20 km da Pescopennataro troverete la Riserva Naturale Cascate del Verde di Borrello, le cascate naturali più alte d’Italia.
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7 Comments
Ile
17 Agosto 2022 at 19:08Ciao, l’immagine di copertina (rudere di una chiesa o di un castello) di cosa è? Dove si trova? Grazie!
Elisa Polini
18 Agosto 2022 at 3:13Ciao 🙂
Lo abbiamo trovato per caso addentrandoci sulle strade sterrate sopra ad Agnone. Non ti sappiamo dire la posizione precisa!
Flavia
4 Dicembre 2018 at 18:26Ah perfetto! Se si mangia bene potremo prenotare li per cena… Dormire non ne abbiamo bisogno, abitiamo vicine ? grazie!
Flavia
4 Dicembre 2018 at 17:20Ah ok… e l’agriturismo dove avete mangiato è molto distante da Agnone?
Elisa Polini
4 Dicembre 2018 at 18:21Nono si trova proprio ad Agnone, anzi se cerchi un posto dove dormire te la consiglio! È ottima 🙂
Si chiama Masseria Santa Lucia.
Flavia
3 Dicembre 2018 at 22:34Ciao, molto interessante il tuo articolo su Agnone e dintorni.
Sabato andrò per la Ndocciata. Volevo chiederti due cose a riguardo. Sapendo che la cerimonia inizierà alle 6 del pomeriggio, io conto di arrivare per le 5. Secondo te va bene come orario o sarò travolta dai turisti? 😀
E poi volevo chiederti un posto carino dove poter mangiare la sera 😉
Ti ringrazio in anticipo per le risposte!
Flavia
Elisa Polini
4 Dicembre 2018 at 15:44Ciao Flavia 🙂
Grazie mille per i complimenti!
Io ti consiglio di arrivare un po’ prima, sia per trovare parcheggio sia per non essere letteralmente travolta dalla folla!
Per la cena non ti so aiutare perché noi abbiamo mangiato nell’agriturismo dove abbiamo dormito 🙂