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Curiosità sulla Siberia: storie dal cuore dell’estremo Artico russo!

La Siberia è una terra che ci ha sempre affascinati, una terra così remota e ostile quanto misteriosa e selvaggia. Una terra vastissima di cui si conosce davvero poco, una terra fatta di record, freddo polare e ospitalità. Da tempo ci frullava nella testa un viaggio in quest’area di Mondo, ancora per noi sconosciuto, così appena si è palesata l’occasione non ci abbiamo pensato due volte. Recentemente siamo partiti per una spedizione nella Penisola di Yamal che ci ha portati a vivere per diversi giorni insieme ai Nenets, una delle poche popolazioni indigene che abitano nell’Artico russo.

Avevamo grandissime aspettative su questo viaggio e non sono per niente state deluse, anzi. Ci siamo innamorati della Siberia già solo sorvolandola e avendo l’opportunità di osservare la vastità della tundra artica che ricopre buona parte del suo territorio settentrionale. Come sempre, prima di partire ci siamo documentati tantissimo e abbiamo letto di tutto e di più su questa terra, così oggi vogliamo condividere con voi qualche simpatica curiosità sulla Siberia.

Date un’occhiata alla nostra piccola guida su come organizzare un viaggio in Russia e Siberia per saperne di più e per iniziare ad organizzare il vostro viaggio ai confini del mondo!

Siberia: renne, renne ovunque!
Siberia: renne, renne ovunque!

Un po’ di storia!

La Siberia ha una lunga storia che si può far partire dalla preistoria. Nella Siberia meridionale sono stati infatti ritrovati i resti delle prime specie umane, risalenti a circa 40.000 anni fa. Queste specie includono l’Uomo di Neanderthal e l’Homo Sapiens. Recentemente, nel 2010, sono stati ritrovai i resti di un osso umano di circa 90.000 anni che apparteneva ad un ibrido tra un Neanderthal e un Denisovan, parenti estinti degli uomini moderni. Gli scienziati stanno rapidamente scoprendo di più sui Neanderthal, ma ci sono ancora pochissime prove fisiche sui Denisovani.

Ad oggi, solo una manciata di ossa e denti sono stati portati alla luce dalla grotta Denisova nei Monti Altai della Siberia. L’osso si pensa che appartenga ad una ragazza di almeno 13 anni e le analisi hanno rivelato che la madre della bambina era una Neanderthal e suo padre era un Denisovan. Si pensa che, a seguito delle migrazioni dalla Siberia all’Alaska attraverso lo Stretto di Bering, un’antica popolazione di cacciatori artici, conosciuta come Paleo-Eskimos, abbia dato un significativo contributo genetico alle popolazioni che vivono oggi nel Nord America artico.

Mappa di quello che un tempo era il collegamento di Beringia (Stretto di Bering) tra l'attuale Siberia e l'Alaska. (National Park Service)
Mappa di quello che un tempo era il collegamento di Beringia (Stretto di Bering) tra l’attuale Siberia e l’Alaska. (National Park Service)

All’inizio del XIII secolo l’area dell’attuale Siberia fu conquistata dai mongoli. Prima di allora, la Siberia era abitata da vari gruppi nomadi. Nel XIV secolo, dopo la rottura dell’Orda d’Oro nel 1502, fu istituito il Khanato siberiano indipendente. Nel XVI secolo, la Russia iniziò a diventare sempre più potente e iniziò a prendere le terre dal Khanato siberiano. Inizialmente l’esercito russo costruì alcuni forti sempre più ad est e costruì le città di Tara, Yeniseysk e Tobolsk, estendendo la sua area di controllo fino all’Oceano Pacifico. Al di fuori di queste città, tuttavia, la maggior parte della Siberia era scarsamente popolata e solo commercianti ed esploratori entravano nella regione. Nel XIX secolo la Russia imperiale e i suoi territori iniziarono ad inviare prigionieri in Siberia, per un totale di circa 1,2 milioni di prigionieri.

A partire dal 1891 iniziò la costruzione della ferrovia transiberiana, che collega la Siberia al resto della Russia. Dal 1801 al 1914 circa 7 milioni di persone si trasferirono dalla Russia europea alla Siberia. Nel 1893 fu fondata Novosibirsk, che oggi è la città più grande della Siberia, e nel XX secolo, quando la Russia ha iniziato a sfruttare le numerose risorse naturali siberiane, le città industriali sono cresciute in tutta la regione.

Dall’inizio alla metà del 1900, la popolazione della Siberia ha continuato a crescere e l’estrazione delle risorse naturali è diventata la principale attività economica della regione. Inoltre, durante il periodo dell’Unione Sovietica, in Siberia furono istituiti campi di lavoro penitenziario simili a quelli creati in precedenza dalla Russia imperiale. Dal 1929 al 1953, oltre 14 milioni di persone lavoravano in questi campi. Oggi la Siberia ha una popolazione di 36 milioni di persone ed è divisa in diversi distretti.

Siberia: antiche popolazioni artiche (Illustrazione di Kerttu Majander, Design by Michelle O'Reilly)
Siberia: antiche popolazioni artiche (Illustrazione di Kerttu Majander, Design by Michelle O’Reilly)

Un po’ di geografia e numeri da….record!

Siamo abituati a pensare alla Siberia come una delle tante regioni della Russia, ma sapete che ne copre ben il 75% della superficie? Ebbene si, la Siberia si estende su un totale di 13,1 milioni di chilometri quadrati. Pensare alla Siberia come una regione unica però non è del tutto corretto: il nome Siberia è stato dato ad un insieme di regioni, ma nessuna entità politica o territoriale in Russia ne porta il nome. I confini della Siberia sono ovviamente convenzionali e si ritiene che inizi dai Monti Urali fino al Pacifico e dai Monti Altaj fino all’Oceano Artico. A Sud è delimitata dalla Cina, dalla Mongolia e dal Kazakhstan. Nonostante la sua vastità, la Siberia è poco abitata, con una densità di soli 3 abitanti per chilometro quadrato. Insomma, il luogo perfetto per chi odia stare in mezzo alle persone!

Buona parte della Siberia è ricoperta da taiga, tundra, foreste ancora selvagge e montagne e la maggior parte del territorio è rimasto inviolato dall’uomo. La vita in queste zone non è semplice e non è per tutti e, dopo averla sperimentata, ve lo possiamo assicurare personalmente! Ma nonostante questo in Siberia vivono circa 36 milioni di persone, ovvero il 25% della popolazione totale della Russia. Queste persone sono suddivise in 3 grandi città con qualche milione di persone e 19 città più piccole con qualche centinaia di migliaia di abitanti. Il centro amministrativo del Distretto Federale Siberiano è Novosibirsk, situata 3.365 chilometri ad est di Mosca, e viene considerata la capitale della Siberia.

Vivere in Siberia non è affatto semplice. Durante l’inverno la temperatura può scendere fino a -60°/-70°C, mentre durante l’estate la temperatura è mite. L’inverno siberiano è rigido e molto lungo, l’estate siberiana invece è molto corta. Le giornate nella zona più a Nord della Siberia possono durare dalle 21 ore di metà Luglio alle 3 ore di Dicembre. La Siberia detiene diversi record mondiali per quanto riguarda le temperature più fredde mai raggiunte, ospitando diversi Poles of Cold (Poli del Freddo). Ojmjakon, un villaggio di circa 800 abitanti situato nell’est della Siberia, è il centro abitato più freddo al Mondo. La temperatura più bassa registrata ufficialmente è di -67,7°C il 6 Febbraio del 1933. Fonti non certificate però hanno rivelato che 7 anni prima, nel 1926, la temperatura nel villaggio è scesa fino a -71,2°C e nei primi del ‘900 sia scesa addirittura oltre i -80°C.

Siberia: renne disperse sui Monti Urali Polari
Siberia: renne disperse sui Monti Urali Polari

Oymyakon però si sta giocando il primato con la vicina Tomtor, dove pare essere stata registrata una temperatura di -69,2°C nel 2004. Yakutsk è invece la città più fredda al Mondo dove a Febbraio del 1891 è stata raggiunta una temperatura di -64,4°C. La temperatura media di Gennaio si aggira intorno ai -40°C e le giornate sono molto brevi, con sole 3 ore di luce al giorno. Yakutsk, fondata nel 1632 dai cosacchi, si trova a 5.000 chilometri da Mosca. Nonostante le rigidissime condizioni vanta una popolazione di 270.000 persone, anche se nelle zone più fredde, durante l’inverno, il numero di abitanti scende a poco più di 1.000. Sempre in zona si trovano Ust-Nera, dove sono stati raggiunti i -60°C, e Verchojansk, dove è stata registrata una temperatura minima assoluta di -67,6°C nel 1892.

Il punto più alto della Siberia è il vulcano Klyuchevskaya Sopka, situato nella penisola della Kamchatka. Il vulcano è alto 4.750 metri, poco meno del Monte Bianco, e rappresenta un luogo sacro per gli abitanti di questa zona, convinti che in questo posto si sia originata la Terra. Pensate che in Siberia si trova anche un deserto, il Chara Sands, un’area di sabbia vicino alle catene montuose di Kodar e Udokan. È un piccolo deserto di 3 chilometri di larghezza per 6 chilometri di lunghezza, situato nel bacino di Charsk tra le valli dei fiumi Chara, Sakukan centrale e Sakukan superiore. Si stima che le Chara Sands si siano formate durante l’ultimo periodo glaciale, da 55 a 100 mila anni fa. Il Pleistocene Park è invece una riserva in cui si tenta di ripristinare un ecosistema vecchio di 13.000 anni.

Siberia: Chara Sands
Siberia: Chara Sands

Nella Siberia orientale si trova invece il Lago Baikal, il lago più profondo al Mondo con i suoi 1.642 metri e uno dei più estesi al Mondo. Questo famoso lago, conosciuto anche come il Mare o il Vecchio Uomo, nel 1996 è stato dichiarato patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Fa inoltre parte delle Sette Meraviglie della Russia, insieme ad altre perle come la Cattedrale di San Basilio e il monte Elbrus. Il Lago Baikal è anche uno dei laghi più ricchi di biodiversità, con 1.340 specie di animali, di cui 745 endemiche, e 570 specie di piante, di cui 150 endemiche. Al suo interno è conservato circa il 20% di tutta l’acqua dolce della Terra, che rimane ghiacciata per diversi mesi l’anno. In inverno, quando il ghiaccio è abbastanza spesso, è possibile attraversarlo con jeep, hovercraft e addirittura con i camion.

Quattro fiumi siberiani sono nella lista dei 10 più grandi fiumi del Mondo: Ob, Lena, Amur e Yenisei. La palude di Vasyugan è il più grande sistema paludoso dell’intero emisfero settentrionale. Si trova proprio nel mezzo della Siberia. Le paludi in questa zona sono distribuite su un’enorme fascia del paese, proseguendo per centinaia di chilometri in tutte le direzioni.

Uno dei luoghi più segreti e irraggiungibili della Siberia è la Repubblica di Buriazia. Qui si trova Itigilov, un anziano lama che avrebbe 163 anni e che vive in uno stato di profonda meditazione. La maggior parte degli abitanti sono buddisti e nei pressi della capitale, Buryat, è possibile visitare un bellissimo complesso di templi. I buriati rappresentano la più grande minoranza etnica della Siberia.

Russia: Abbigliamento Nenet
Siberia: bambino Nenet

In Siberia ci sono anche enormi scavi realizzati dall’uomo, come ad esempio il Tunnel artificiale di Kola. È la perforazione più profonda realizzata finora e scende per ben 12 chilometri sotto la superficie terrestre. Nel 1970 alcuni scienziati sovietici iniziarono gli scavi con lo scopo di studiare la crosta terreste, scendendo oltre il punto più profondo dell’oceano (11 chilometri). A causa delle alte temperature però gli scavi sono stati interrotti negli anni ’90.

Una leggenda narra che il buco sia arrivato a toccare la porta dell’inferno e che in fondo al tunnel siano state registrate le urla dei dannati. In Siberia si trova anche la più grande miniera di diamanti al mondo per larghezza, la Miniera di Mirny. La miniera è stata scoperta nel 1955 ed è stata chiusa nel 2004, dopo aver estratto oltre 400 kg (2.000.000 di carati) di pietre preziose all’anno. Il diametro in superficie misura 1.200 metri, per una profondità di oltre 525 metri.

In Siberia si trova anche la Strada più intelligente del Mondo, così denominata perché lungo i suoi 2,5 chilometri si trovano più di 20 istituti di ricerca scientifica. Molti scienziati sovietici si trasferirono lì negli anni ’60 per il suo livello di libertà intellettuale.

L’Isola di Wrangel, nell’estremo oriente russo, è stata la casa di una piccola colonia di mammut lanosi fino a circa 4.000 anni fa. Una sua sottospecie nana ha abitato su questa piccola isola fino al 1700 a. C., oltre 6.000 anni dopo l’estinzione delle altre popolazioni di mammut. È infatti possibile trovare sparse su tutta l’isola le loro enormi zanne. Sperduta nel Mar Glaciale Artico, l’Isola di Wrangel è anche un paradiso di biodiversità rimasto congelato nel tempo. Grazie alla sua posizione abbastanza isolata, il suo suolo e le piante presenti nelle valli interne offrono uno scenario di tundra rimasta incontaminata dal lontano Pleistocene. Uno scenario che non esiste in nessun altro luogo sulla Terra.

Questa piccola isola oggi è la casa di numerosi animali artici. Una colonia di oche delle nevi a maggio, dopo essere stata in Nord America, si reca sull’isola per nidificare. Centinaia di mamme di orso polare ogni anno si recano sull’isola per crescere i propri cuccioli. Le ampie spiagge di ghiaia accolgono ogni anno centinaia di trichechi, soprattutto da quando il cambiamento climatico rende sempre meno durevole la banchisa. Sull’Isola di Wrangel si trovano anche i lupi, le volpi artiche, i lemming e un gruppo di buoi muschiati, reintrodotti sull’isola nel 1975.

L'Isola di Wrangel è stata la casa degli ultimi mammut in Siberia
L’Isola di Wrangel è stata la casa degli ultimi mammut in Siberia

Neve! Tanta, tantissima neve!

La Siberia è famosa anche per i suoi grandi fiocchi di neve. Pensate che nella città siberiana di Bratsk, nel 1971, furono registrati fiocchi di neve di 30,5 centimetri di diametro. In altre zone della Siberia invece si verifica un tipo di nevicata chiamata polvere di diamante. Si tratta di neve fatta di ghiaccioli molto sottili a forma di ago. I siberiani sono talmente abituati a vivere in mezzo alla neve che alcuni sono addirittura in grado di stimare la temperatura in base al suono emesso quando viene calpestata la neve. Il suono, causato dalle particelle di neve che si schiacciano e si rompono, è più udibile a temperature più basse.

Nel 2007 la Siberia è stata ricoperta da uno strato di neve arancione. La strana nevicata ha interessato un’area di oltre 1.500 chilometri quadrati nella regione di Omsk e nelle zone limitrofe. Questa neve arancione è stata molto probabilmente causata da una forte tempesta di sabbia nel vicino Kazakhstan. I test sulla neve hanno infatti rivelato numerose particelle di polvere di sabbia e argilla e un alto contenuto di ferro, che sono stati portati in Russia attraverso la stratosfera superiore.

Russia: Penisola di Yamal
Siberia: neve, neve ovunque!

Siberia: Permafrost, un freezer naturale!

Circa il 65% del territorio russo è ricoperto dal permafrost, un terreno perennemente ghiacciato, e la maggior parte si trova in Siberia.

Nel 2007 un gruppo di scienziati provenienti da Russia, Ungheria e Stati Uniti ha trovato un deposito di circa 600.000 semi di piante e frutti, risalenti a circa 32.000 anni fa. La scoperta è stata fatta mentre il gruppo stava studiando una settantina di tane di antichi scoiattoli di terra, nascoste nel permafrost. Il deposito era situato a 38 metri al di sotto del permafrost, a Duvanny Yar, sulla riva destra del fiume Kolyma nella Repubblica di Sakha. Alcuni semi sono risultati essere di Silene Caryophyllaceae e Silene Stenophylla. Usando la datazione al radiocarbonio, l’età dei semi è stata stimata tra 20.000 e 40.000 anni, datando i semi all’epoca del pleistocene.

Nel febbraio 2012 un team di scienziati dell’Istituto di biofisica cellulare dell’Accademia delle scienze russa ha annunciato di aver rigenerato con successo alcuni campioni della frutta ritrovata. Il risultato supera il precedente record di materiale vegetale più antico riportato in vita, risalente a oltre 2.000 anni fa, stabilito dai semi di palma da dattero di Giuda. Inizialmente i ricercatori hanno tentato di germinare i semi maturi recuperati dal frutto, ma tutti i tentativi fallirono. Successivamente ci provarono con il frutto stesso, coltivando ben 36 esemplari di piante. Le piante sembravano identiche agli esemplari moderni fino a quando hanno iniziato a fiorire. È stato in questo momento che si è potuto osservare che i petali erano più lunghi e più distanziati rispetto alle versioni moderne.

Nel 2014 è stato scoperto per la prima volta il Pithovirus sibericum in un blocco di permafrost di 30.000 anni. Le sue dimensioni, circa 1,5 micron di lunghezza e 0,5 micron di diametro, lo rendono il più grande virus scoperto fino ad ora, il 50% più grande del Pandoravirus. Il Pithovirus infetta le amebe, non l’uomo, ma la sua presenza nel ghiaccio fa pensare che il permafrost possa nascondere altri microrganismi che potrebbero essere liberati a causa del riscaldamento globale.

Russia: Bambino Nenet
Siberia: sperduti sui Monti Urali Polari

Crateri d’impatto tra i più grandi e antichi al Mondo

La Siberia ospita sul suo territorio anche alcuni tra i più grandi e antichi crateri da impatto meteoritico al Mondo. Tra questi troviamo il cratere di Kara, situato una parte all’estremità Sud-orientale della penisola di Yugorsky (in Nenetsia) e una parte in mare aperto. Originariamente era largo 120 chilometri, ma con il tempo e con l’erosione si è ridotto ad una larghezza di 65 chilometri. Si pensa che il suo impatto sulla Terra sia avvenuto circa 70 milioni di anni fa durante il cretaceo superiore.

Il cratere di Popigai invece è situato nel Territorio di Krasnojarsk, a circa un’ora e mezza di elicottero dall’avamposto di Chatanga. Con i suoi 10 chilometri di diametro è il quarto cratere d’impatto più grande al Mondo. Si stima che il suo impatto sulla Terra sia avvenuto circa 35,7 milioni di anni fa, durante il tardo Eocene. Le pressioni d’urto dovute all’impatto trasformarono istantaneamente la grafite presente nel terreno in diamanti. Si stima che ci sarebbero abbastanza diamanti da sopperire alle richieste globali per 3.000 anni. L’Unesco ha dichiarato questo sito Parco Geologico.

Nel Nizhny Novgorod Oblast del Distretto Federale del Volga si trova il cratere Puchezh-Katunki. Ha un diametro di 80 chilometri e si stima che abbia intorno ai 167 milioni di anni, collocandolo nel Giurassico medio. Il cratere non è visibile sulla superficie, la struttura è quasi completamente sepolta sotto i sedimenti del Neogene e del Quaternario. L’unica parte esposta è stata trovata sulle rive del fiume Volga.

Attorno ai meteoriti e alle comete ruota un altro mistero non ancora risolto, il famoso evento di Tunguska. La mattina del 30 Giugno 1908, vicino alla località in cui scorre il fiume Tunguska Pietrosa nel Territorio di Krasnojarsk, si è verificato un impatto o un’esplosione di un grande meteoroide o di una cometa. Inizialmente si pensava che l’esplosione fosse avvenuta a circa 5/10 chilometri di altitudine e che questa esplosione abbatté milioni di alberi e generò un bagliore visibile fino a 700 chilometri di distanza. Recentemente invece, alcune ricerche condotte da diverse università italiane e russe, hanno indicato come localizzazione del cratere d’impatto del meteorite il Lago Čeko, situato a circa 8 chilometri a nord-ovest dall’epicentro stimato dell’esplosione. Le analisi sonar del fondale del lago hanno rilevato una forma a cono, simile ad un cratere, mentre l’esplorazione dei fondali ha rilevato la presenza degli alberi distrutti dall’esplosione.

Siberia: panoramica di ciò che ha causato l'evento di Tunguska
Siberia: panoramica di ciò che ha causato l’evento di Tunguska

Misteriosi crateri e bolle nel suolo in Siberia

Purtroppo il riscaldamento globale è arrivato a colpire anche uno dei luoghi più freddi della Terra, causando non pochi danni al fragile ecosistema della zona. Negli ultimi due o tre anni in Siberia, e in particolar modo nella Penisola di Yamal dove siamo stati noi, sono comparse decine di gigantesche voragini nel suolo. Inizialmente sono state fatte tante supposizioni a riguardo, che spaziano dall’impatto di diversi meteoriti al rilascio esplosivo di idrato di metano, un materiale simile al ghiaccio congelato nel terreno artico. Recentemente però la spiegazione più plausibile sembra ricondurre questi eventi allo scioglimento del permafrost e dei pingo, tumuli di ghiaccio coperti di terra che si sviluppano durante i mesi invernali, quando le temperature diminuiscono.

Quando i pingo si sciolgono troppo in fretta, come è successo gli scorsi anni a causa delle temperature troppo elevate, possono causare il cedimento di una parte del terreno, formando dei crateri. Quello che più preoccupa però è il fatto che con lo scioglimento del permafrost vengano rilasciate nell’atmosfera enormi quantità di metano, un gas serra circa venti volte più dannoso dell’anidride carbonica. Alcuni dei crateri più noti sono il cratere di Yerkut, con un diametro di 10 metri e una profondità di circa 20 metri, e il cratere di Seyakhi, con un diametro di 53 metri e una profondità di oltre 20 metri.

Nella Siberia orientale, in particolare nella Repubblica russa di Sakha, si trova invece il cratere di Batagaika. Gli Jacuzi, la popolazione locale, lo chiamano la porta dell’inferno e raccontano di rumori inquietanti che arrivano dal sottosuolo. In realtà si tratta di un cratere termocarsico, cioè causato anch’esso dallo scioglimento del permafrost. Batagaika è il cratere di questo tipo più grande del Mondo, con la sua lunghezza di poco meno di un chilometro e profondità di circa 96 metri. Il cratere è in continua espansione, ampliandosi di una decina di metri all’anno stando alle immagini satellitari.

Sull’isola di Bely, nel Mare di Kara, sono state scoperte invece delle grosse bolle sotto il manto erboso. Queste bolle, se perforate, emanano metano e anidride carbonica. Purtroppo anche su questo strano fenomeno non si sa ancora molto, ma si teme che anch’esse si siano formate in seguito allo scioglimento del permafrost che ha permesso al gas intrappolato nel sottosuolo di raggiungere la superficie.

Siberia: il cratere formato dall'esplosione di una bolla (pingo)
Siberia: il cratere formato dall’esplosione di una bolla (pingo)

Transiberiana, la ferrovia più lunga al Mondo

I numeri esorbitanti della Siberia non sono ancora finiti. In questa terra fredda e inospitale passa la famosa ferrovia Transiberiana, la ferrovia più lunga al Mondo con i suoi ben 9.289 chilometri, che collega Mosca a Vladivostok. La linea fu realizzata grazie all’impiego dei carcerati condannati ai lavori forzati, i quali lavoravano spesso in condizioni faticose e disumane. Questi furono la stragrande maggioranza della forza lavoro che arrivò a contare circa 90.000 uomini, migliaia dei quali morirono durante i lavori.

La ferrovia fu voluta dallo zar Alessandro III nella seconda metà dell’Ottocento per favorire lo sviluppo della Siberia. I lavori di costruzione iniziarono ufficialmente nel 1891 e vennero inaugurati dal futuro Zar Nicola II che trasportò simbolicamente la prima carriola di sabbia. Per costruire la tratta principale della ferrovia ci vollero quasi 10 anni. Nel 1903 la nuova ferrovia fu messa in funzione su tutta la sua lunghezza, passando in territorio cinese fino ad arrivare a Pechino.

All’epoca la Transiberiana si interrompeva all’altezza del Lago Baikal, per poi riprendere dalla sponda opposta. Solo dopo alcuni anni iniziò la costruzione del tratto di ferrovia che oggi passa a sud del lago e con gli ultimi lavori del 1916 è stata completata definitivamente raggiungendo l’attuale lunghezza. Prima della costruzione di questo tratto della ferrovia durante l’estate i treni venivano caricati su degli appositi traghetti, mentre durante l’inverno i binari venivano appoggiati sul lago ghiacciato.

Quando venne inaugurata, la Transiberiana era a binario singolo per la maggior parte del suo percorso e questo comportava dei tempi di percorrenza lunghissimi, anche fino a 30 giorni. Negli anni ’60 iniziarono i lavori di elettrificazione dell’intera linea, terminati nel 2002, mentre la costruzione del secondo binario non è ancora terminata. Pensate che prima della sua costruzione, tutti i trasporti attraverso la Russia, da Mosca a Vladivostok, avvenivano utilizzando gli animali. Per andare da una parte all’altra ci volevano 3 o 4 mesi.

L’intero percorso vi terrà impegnati 7 giorni, attraversa 87 paesi e città, 16 fiumi e 7 fusi orari, per un totale di 1.000 fermate. Dalla Transiberiana oggi è possibile effettuare due deviazioni: verso Pechino con la Transmanciuriana e verso Ulan Bator con la Transmongolica.

Una città di granito nella tundra della Siberia!

È stata una scoperta fortuita quella che recentemente ha portato alla luce la città di granito di Ulakhan-Sis. L’Ulakhan-Sis è una splendida cresta montuosa nella Yakutia polare (la Repubblica di Sakha) che si estende da sud-ovest a nord-est nell’area tra i fiumi Indigirka e Alazeya. Laggiù, nel cuore della tundra siberiana, questi monoliti di granito si innalzano nel cielo per circa 20 metri d’altezza. A scoprire questo splendido sito è stato il biologo e fotografo Alexander Krivoshapkin, che stava sorvolando la zona per documentare e censire le renne che vi si trovano. Ad un certo punto però l’occhi gli cadde su queste gigantesche rocce sconosciute e mai mappate da nessuno e capì subito che si trattava di qualcosa di nuovo e unico.

Qualche mese più tardi tornò sul luogo per documentare per la prima volta in assoluto il sito insieme al fotografo e biologo russo Sergey Karpukhin. Sergey è stata la nostra super guida durante la nostra spedizione dai Nenets nella Penisola di Yamal. Questo posto noi lo abbiamo visto per la prima volta attraverso le foto che ci ha fatto vedere durante il viaggio, raccontandoci per filo e per segno tutti i dettagli della spedizione. Un luogo che ci siamo ripromessi di andare a visitare, prima o poi, insieme a lui.

Su queste rocce si sa ancora poco. Secondo il biologo dietro a tutto questo c’è la mano dell’uomo. Ipotesi portata avanti anche da altre persone, secondo le quali le rocce potrebbero essere luoghi simbolici costruiti da antiche popolazioni siberiane. Per altri invece questo spettacolo sarebbe tutto merito di Madre Natura e dell’erosione che, nel corso dei secoli, hanno modellato le rocce. I monoliti vengono chiamati kisilyakhi, termine che deriva dalla parola kisi e che, nella lingua Yakut, significa uomo.

Questi splendidi monoliti si trovano circa 3.000 chilometri a Nord-Est della capitale della repubblica, Yakutsk. Queste sentinelle solitarie che sembrano proteggere i loro vasti paesaggi si trovano sopra il Circolo Polare Artico, tra la regione di Kolyma e il fiume Sundrun.

“Come antichi guerrieri artici in marcia, improvvisamente pietrificati da un incantesimo.”

Siberia: Ulakhan-Sis (Yakutia) - Photo: Sergey Karpukhin
Siberia: Ulakhan-Sis (Yakutia) – Photo: Sergey Karpukhin

La strada di ghiaccio più pericolosa al Mondo

Avrete sicuramente sentito parlare delle famose strade di ghiaccio che si trovano sparse un po’ in tutto l’Artico, dall’Alaska al Canada, grazie al programma Ice Road Truckers in onda su History Channel. Ebbene si, anche la Siberia ha le sue ice roads e forse è il luogo che ne può vantare il maggior numero in tutto l’Artico.

In Siberia c’è una spettacolare strada di ghiaccio, zimnik in russo, che percorre i ghiacci siberiani per ben 120 chilometri. Questa ice road è tanto bella quanto impervia e si è recentemente meritata il titolo di ice road più pericolosa al Mondo. È aperta solamente due mesi all’anno e collega il porto di Pevek all’isola di Ayon, nella Chukotka, per rifornire i 400 abitanti dell’isola di cibo, carburante, medicine e altri beni utili per superare il periodo di isolamento durante il resto dell’anno. Su questa strada ogni inverno transitano migliaia di tonnellate di carbone, 300 tonnellate di gasolio e 90 tonnellate di cibo. A maggio la strada si scioglie e per raggiungere l’isola di Ayon l’unico mezzo disponibile è l’elicottero, oltre alle imbarcazioni che viaggiano solamente con il bel tempo (tra agosto e ottobre).

Un’altra famosa strada di ghiaccio siberiana è la Road of Life, costruita sul Lago Ladoga. Questa ice road durante la Seconda Guerra Mondiale forniva l’unico accesso alla città di Leningrado assediata dal gruppo nord dell’esercito tedesco e dalle forze di difesa finlandesi. L’assedio durò 29 mesi, dall’8 settembre 1941 al 27 gennaio 1944 e durante questi morirono di fame, stress ed esposizione ai bombardamenti milioni di persone. Oltre a trasportare migliaia di tonnellate di munizioni e provviste di cibo, la Strada della Vita serviva anche come principale via di evacuazione per i milioni di sovietici intrappolati nella città. La strada oggi fa parte del patrimonio mondiale dell’umanità.

Tra le ice roads siberiane più belle, lunghe e pericolose troviamo anche la strada di ghiaccio sul fiume Lena, l’undicesimo fiume più lungo del Mondo, che collega principalmente Yakutsk a Nizhny Bestyakh. Sempre da Yakutsk, passando prima via terra fino a Ust-Nera, un’altra strada di ghiaccio sul fiume Indigirka permette al piccolo villaggio di Belaya Gora, nella Sacha-Jacuzia, di ricevere rifornimenti di viveri e combustibile. Questa ice road è lunga ben 730 chilometri e l’intero tragitto richiede circa 5 giorni per essere portato a termine.

Gulag, i campi di concentramento sovietici

La Siberia è famosa per ospitare una buona parte dei gulag, i terribili campi di lavoro forzato sovietici per i prigionieri politici e non. La parola gulag è l’acronimo di Glavnoe Upravlenie Lagerei, o Amministrazione del campo principale. Le condizioni nei gulag erano pessime, ai prigionieri veniva richiesto di lavorare fino a 14 ore al giorno, spesso in condizioni climatiche estreme. Molti morirono di fame, malattie o stanchezza, altri furono semplicemente giustiziati. I gulag sono stati costruiti tra il 1923 e il 1961 su buona parte del territorio dell’Unione Sovietica, anche se i primi vennero costruiti già nel 1918, subito dopo la Rivoluzione Bolscevica. Uno di questi si trova sulle isole Solovki, situate nel Mar Bianco a circa 200 chilometri dal Circolo Polare Artico, che fungeva da lager di lavori forzati per i prigionieri della guerra civile.

Il maggior sviluppo dei gulag avvenne però negli anni di Stalin, che vanno dagli anni ’30 fino alla metà degli anni ’50. Morto Lenin nel ’24, Stalin e gli altri continuarono a seguire il suo esempio. Mandarono a scuola tutti i contadini e misero nelle campagne migliaia di trattori. I contadini però per mantenere le loro terre si ribellarono e così, dal 1929 al ’32, Stalin e i comunisti li catturarono deportandoli a morire con le mogli e i figli. Ben 6 milioni di esseri umani vennero portati nella gelida tundra della Russia europea e nelle zone disabitate della Siberia. A questa orrenda deportazione e alla mancata di manodopera per la coltura dei campi, fece seguito una terribile carestia (1932-33) che provocò altri milioni di morti.

Successivamente reintrodusse alcune forme di repressione (epurazione) già attuate da Lenin su frange proletarie corrotte e la rieducazione mediante il lavoro forzato, allargando a dismisura la rete dei lager creata da Lenin. Si formò così il terribile arcipelago Gulag dove, alla morte di Stalin nel ’53, erano rinchiusi diversi milioni di proletari. Da quell’inferno, ben pochi ne uscirono vivi. Il suo successore, Nikita Khrushchev, nonostante criticasse le politiche di Stalin, continuò ad utilizzare i gulag come prigioni per criminali, attivisti democratici e nazionalisti antisovietici negli anni ’70 e ’80. Fu solo verso il 1987 che il leader sovietico Mikhail Gorbachev, nipote di alcune vittime dei gulag, iniziò ufficialmente il processo di eliminazione completa dei campi.

Molti fortunatamente non sono più in funzione, ma alcuni invece continuano a svolgere il loro compito. Nel gulag della città di Krasnokamensk, ad esempio, dal 2005 al 2015 è stato prigioniero l’uomo d’affari Mikhail Khodorkovsky.

Nenets della Siberia: il nostro mezzo di trasporto per raggiungere gli accampamenti!
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Ritrovamenti preistorici in Siberia: dai mammut ai leoni delle caverne

Purtroppo, come la maggior parte dell’Artico, anche la Siberia è vittima dei danni causati dal riscaldamento globale. Tra le tante conseguenze troviamo lo scioglimento del permafrost e con esso il ritrovamento di carcasse di animali fin’ora conservate per migliaia e migliaia di anni.

Qualche anno fa, proprio nella Penisola di Yamal, venne ritrovato un cucciolo di mammut rimasto seppellito nel permafrost per oltre 40.000 anni. Fu un pastore di renne a ritrovare questa piccola carcassa lunga poco più di un metro e dal peso di circa 15 chilogrammi. Il piccolo mammut è una femmina ed è stata battezzata Ljuba, da ljubov che significa amore. La cucciola di soli 5 mesi è stata ritrovata senza coda, strappata forse da qualche predatore dell’epoca, ma in ottimo stato di conservazione.

Il suo corpo è ricoperto da una leggera peluria, la proboscide è intatta e gli occhietti sono rimasti chiusi. Si è stabilito che sia morta in seguito ad una caduta in una voragine ai margini del fiume e che il permafrost, terreno perennemente ghiacciato, abbia permesso al suo piccolo corpicino di resistere intatto nel tempo. Ljuba è nata alla fine dell’ultima glaciazione, quando ormai i mammut si stavano già estinguendo. Ad oggi la causa della loro estinzione non è ancora stata determinata, ma si pensa sia dovuta all’innalzamento delle temperature e alla caccia da parte degli uomini preistorici.

Nella regione siberiana della Sacha-Jacuzia invece, nel 2014, sono stati ritrovati i corpi di due cuccioli di leone delle caverne (Panthera leo spelea) risalenti anch’essi ad oltre 10.000 anni fa. Un tempo questo felino, una sottospecie estinta del leone odierno, viveva in un territorio compreso tra le isole britanniche, l’estremo oriente russo e il Nord America (nello Yukon). I cuccioli sono stati ribattezzati Uyan e Dina, dal nome del fiume Uyandina che scorre vicino al sito del ritrovamento.

Questo è stato il primo ritrovamento di corpi di leoni delle caverne ben conservati dato che, fino ad allora, vennero ritrovati solamente dei piccoli resti. Grazie al permafrost uno dei cuccioli ha conservato intatto il mantello, i tessuti morbidi e i baffi e entrambi hanno conservato abbastanza bene i lineamenti del volto. I cuccioli avevano solamente una settimana al momento della loro morte e si pensa siano rimasti intrappolati nella tana a seguito di una frana che ne sigillò l’uscita.

Nella stessa zona è stato rinvenuto un altro cucciolo di mammut. Il cucciolo è una femmina vissuta circa 38.000 anni fa ed è stata battezzata Yuka. Anche in questo caso il permafrost ne ha conservato praticamente intatto il corpo, i tessuti molli e il pelo. Al momento della morte il cucciolo aveva tra i 6 e gli 8 anni e si pensa sia morto a causa delle ferite provocate dalla caccia.

Sempre nel distretto della Jacuzia, vicino al fiume Tirekhtyakh, recentemente è stata ritrovata un’enorme testa di un lupo, vissuto nel Pleistocene circa 40.000 anni fa. Anche in questo caso il permafrost ne ha conservato intatto il pelo, gli organi e le grandi zanne. Il lupo era un individuo adulto, si pensa avesse tra i 2 e i 4 anni, e si tratta del primo ritrovamento mai effettuato.

Siberia: resti di un mammut perfettamente conservato esposti al Museo di Salekhard
Siberia: resti di un mammut perfettamente conservato esposti al Museo di Salekhard

Corsa alla ricerca del mammut perduto, in un limbo tra legalità e illegalità

Avevamo letto di questo argomento in passato e purtroppo ci è stato confermato anche una volta giunti in Siberia. L’aumento dello scioglimento del permafrost ha portato alla luce anche molti resti di mammut scomparsi centinaia di migliaia di anni fa. Questo ha causato un aumento del commercio illegale delle loro zanne ricche di avorio. Si stima che nei terreni gelati siberiani siano conservate circa 500.000 tonnellate di avorio di mammut.

In Cina ad esempio si sta diffondendo il commercio illegale di zanne di mammut ritrovate nel permafrost siberiano, in sostituzione al tradizionale avorio proveniente dalle zanne di elefante. L’avorio di mammut è molto pregiato ed è marrone scuro all’interno. In Siberia è illegale scavare nel permafrost con degli appositi macchinari per ricercare i resti dei mammut, ma con una particolare licenza si possono prendere le zanne che si ritrovano in superficie.

Purtroppo però la ricerca illegale delle zanne di mammut sembra essersi diffusa a dismisura e la tecnica utilizzata dai contrabbandieri provoca ulteriori danni al permafrost e alla natura siberiana. I contrabbandieri si spostano lungo i fiumi siberiani a bordo di piccole imbarcazioni, con generatori e pompe, disboscando e aprendo grossi tunnel nel permafrost. Le zone interessate da questo ‘massacro’ sono abbastanza note. Sono tutte zone che un tempo erano paludi e che hanno intrappolato i mammut sotto uno spesso strato di permafrost. D’altro canto però il governo russo non sta facendo molto per cercare di arginare il problema. Chi viene sorpreso a scavare illegalmente si troverà a pagare una irrisoria multa di circa una cinquantina di euro. Solamente alla terza multa scatteranno pene più severe.

Una di queste zone è la regione siberiana della Yakuzia, dove è stata ritrovata la maggior parte dei resti di mammut. Nella città di Yakutsk infatti si smerciano pelle, ossa o interi scheletri di mammut. L’avorio di mammut di buona qualità viene venduto in Cina a circa 900 euro al chilo. Somme importanti per una zona povera e desolata come la Yakuzia.

Oltre ai danni ambientali però viene messo a rischio anche il lavoro degli scienziati e dei paleontologi che, così facendo, hanno sempre meno materiale da poter studiare.

Da recenti ricerche si stima che nei primi sei mesi del 2017 in Cina sono entrate oltre 27 tonnellate di avorio di mammut dalla provincia dello Heilongjiang, nel nord est del paese al confine con la Russia. Nei primi sei mesi dell’anno scorso invece le tonnellate furono 4. In Cina l’avorio arriva anche via mare, da Hong Kong, e si stima che ne arrivino circa 34 tonnellate all’anno.

Siberia: zanne di mammut perfettamente conservate esposte al Museo di Salekhard
Siberia: zanne di mammut perfettamente conservate esposte al Museo di Salekhard

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