Come ormai ben saprete, prima di partire per i nostri viaggi ci piace documentarci sulla cultura, sulle tradizioni, sulla storia e sulle curiosità che si celano dietro al luogo che stiamo per visitare. Prima di partire per le isole Faroe ci siamo documentati molto. Abbiamo letto di tutto e di più sulle leggende e sulle curiosità che circondano questo piccolo arcipelago sperduto e dimenticato da molti. Per poi approfondirle una volta arrivati lassù, rimanendo davvero stupiti da quante storie e leggende si celano dietro molti dei posti più noti delle Faroe! Così abbiamo raccolto in questo articolo le più divertenti curiosità sulle isole Faroe e le leggende più interessanti che abbiamo trovato.
Un po’ di storia!
Gli scavi archeologici effettuati sull’isola di Sandoy hanno dimostrato che le isole Faroe erano abitate già nel 300. Questi scavi però non rivelano nulla su chi fossero questi misteriosi abitanti. Le isole Faroe si pensa possano essere state colonizzate per la prima volta tra il VI e la metà del VII secolo da dei monaci irlandesi in cerca di un luogo pacifico e tranquillo, i quali parlarono di due isole: l’isola delle pecore e il paradiso degli uccelli. Di questo però non si ha la certezza.
Al contrario invece è ben documentata la colonizzazione norvegese iniziata circa 100 anni dopo e prolungata per tutta l’era vichinga. Alle isole Faroe i coloni vichinghi stabilirono il proprio parlamento, con tribunali locali situati in diverse aree delle isole. Il tribunale principale di Tinganes si trovava a Tórshavn, oggi la capitale delle isole. Oggi il Faroese Althing, in seguito chiamato Løgting, è il parlamento più antico al Mondo ancora in uso.
Intorno all’anno 1000 il faroese Sigmundur Brestirson, rifugiatosi in Norvegia per scampare alla brutale colonizzazione delle isole, venne nuovamente inviato alle Faroe dal Re di Norvegia Olaf I per prendere il controllo delle isole e introdurre il Cristianesimo. Le isole rimasero sotto il controllo dei Re norvegesi, tra cui il famoso re Sverre che crebbe insieme allo zio vescovo faroese a Kirkjubøur, fino alla fine del XIV secolo, quando la Norvegia e la Danimarca si unirono formando a poco a poco la monarchia Danese-Norvegese (1536-1814). Questa monarchia comprendeva anche le colonie norvegesi dell’Islanda e della Groenlandia.
Due anni dopo, con la Riforma, fu abolito il vescovato faroese indipendente e le sue proprietà passarono sotto il controllo della Corona danese. A seguito della Riforma, il Re danese aumentò piano piano il proprio controllo sul commercio facendolo diventare, nel 1709, praticamente un monopolio commerciale, chiamato Monopolio del Commercio Reale. Le isole in quegli anni erano governate direttamente da Copenaghen. Di tanto in tanto venivano inviati dei funzionari per controllare il commercio e proteggerlo dai commercianti in concorrenza e dalle bande di pirati. Fu costruito un forte tutto intorno alla capitale, Fort Skansin, che domina il porto di Tórshavn e di cui oggi è possibile visitarne i resti.
Nel 1814 la Norvegia venne separata dalla Danimarca con il Trattato di Kiel, un accordo tra la Svezia e il regno di Danimarca-Norvegia. Con questo trattato il Re di Danimarca, sconfitto nella guerra napoleonica, si impegnò a cedere la Norvegia al Re di Svezia. Il trattano non comprendeva però tutti i possedimenti ex-norvegesi, quali l’Islanda, la Groenlandia, le isole Faroe, l’isola Jan Mayen e le Indie Occidentali, i quali rimasero alla Danimarca.
Nel 1856, il monopolio del commercio reale fu abolito. Ben presto le isole svilupparono una propria flotta e iniziarono le proprie attività, soprattutto riguardanti la pesca. Nel 1872 le isole acquistarono un vecchio peschereccio inglese di nome Fox utilizzato per la pesca in acque profonde lontano dalla costa delle Faroe e ben presto si guadagnarono la reputazione di essere tra i migliori marinai e pescatori del Mondo. L’industria della pesca è cresciuta fino a diventare la principale fonte di reddito per le isole.
Agli inizi del ‘900 le isole Faroe rafforzarono il loro indipendentismo politico, con la fondazione dei primi partiti politici. Nel 1940 le truppe del Regno Unito occuparono le isole per scongiurare una possibile occupazione tedesca, la quale aveva appena invaso la Danimarca. In questi anni, tra il 1942 e il 1943, gli inglesi costruirono il primo e unico aeroporto delle Faroe, ovvero l’aeroporto di Vágar. Dopo la guerra la Danimarca riprese il controllo sulle isole, ma nel 1948 le Faroe ottennero l’indipendenza e istituirono la sede del proprio governo a Tinganes. Quando la Danimarca aderì all’Unione Europea nel 1973, le isole si rifiutarono di aderire a causa dei limiti imposti sulla pesca, principale fonte di sostentamento delle isole, rimarcando nuovamente la loro volontà di restare indipendenti.
La bandiera e la lingua faroese
Alcuni studenti faroesi che studiavano a Copenaghen crearono la prima bandiera faroese nel 1919, alzata per la prima volta nel villaggio di Fámjin, nelle isole Faroe, nello stesso anno. La bandiera però venne riconosciuta per la prima volta come bandiera ufficiale delle Faroe il 25 aprile del 1940, quando il governo d’occupazione britannico la approvò come vessillo navale per le imbarcazioni delle isole in modo da renderle riconoscibili dalle navi nemiche. Il 25 aprile si celebra ancora oggi come Flaggdagur (Giorno della Bandiera). Nel 1948, grazie all’Home Rule Act, anche il governo danese riconobbe la bandiera come bandiera nazionale delle isole.
La bandiera delle Faroe, Merkið (che significa marchio), è una croce scandinava rossa con il contorno blu e su fondo bianco. Tutto il contrario delle regole della vessillologia e dell’araldica secondo le quali il rosso non può essere messo sopra al blu. Secondo la tradizione, si pensa che i colori indicano il rosso del sangue versato dalla popolazione faroese per l’indipendenza delle isole, il blu del cielo e il bianco delle acque ghiacciate del mare intorno alle isole.
Nel 1948 venne riconosciuta anche la lingua faroese come lingua principale delle isole Faroe. Dopo la riforma infatti le scuole e la chiesa erano autorizzate ad utilizzare solamente il danese come lingua principale. Se qualcuno voleva usare il faroese come lingua per la messa doveva chiedere un esplicito permesso. Il danese veniva utilizzato anche per tutte le questioni politiche ed era utilizzato anche come lingua scritta, riducendo il faroese quasi all’estinzione. Nel 1938 il danese e il faroese vennero messi sullo stesso piano e potevano essere utilizzate entrambe, sia nelle scuole sia nelle chiese.
Alla fine del XVIII secolo venne fatta una ricerca sulla lingua faroese per documentare e raccogliere ciò che restava della vecchia lingua faroese. La ricerca ha portato alla luce un’enorme raccolta di frasi e detti, leggende e ballate, le quali da sole contavano circa 70.000 versi, tutti tramandati oralmente di generazione in generazione. La raccolta e la documentazione dell’enorme quantità di materiale orale costituivano la base per la conservazione della lingua. L’istituzione della lingua faroese scritta, nella metà del XIX secolo, ha creato le basi per la rinascita e lo sviluppo di una lingua quasi estinta e oggi orgoglio della cultura faroese.
La lingua faroese è una delle lingue germaniche meno parlate al Mondo ed è molto simile all’islandese e all’antica lingua norrena ormai estinta.
Numeri curiosi e numeri da record
Pur essendo isole davvero piccole, le isole Faroe hanno alcuni numeri davvero curiosi. Ad esempio il fatto che nessun punto delle isole dista più di 5 chilometri dal mare. Oppure che la popolazione delle isole Faroe comprende 80 diverse nazionalità. Basti pensare ad esempio che durante l’occupazione britannica delle isole nella Seconda Guerra Mondiale si sono celebrati circa 170 matrimoni tra soldati britannici e donne faroesi.
Ben più alto invece è il numero delle specie di uccelli osservati sulle isole, che supera di poco i 300. Molti pensano che l’uccello nazionale delle isole Faroe sia la pulcinella di mare, il cui numero di esemplari sulle isole supera di ben 10 volte quello delle persone, ma in realtà è la beccaccia di mare. Ma alle Faroe non esistono solo pecore e uccelli. Data la remota posizione dell’arcipelago, il cibo locale è molto limitato e la maggior parte dei rifornimenti è di importazione dalla Danimarca. Le isole però hanno una delle maggiori produzioni di salmone al Mondo. L’azienda locale Bakkafrost infatti è l’ottava azienda al Mondo per l’allevamento e la produzione del salmone.
Su tutte le isole sono presenti solamente 3 semafori, tutti situati a Tórshavn, e solamente due catene di fast food, il Burger King e Sunset Boulevard. Le isole uno dei pochi posti al Mondo dove non è presente un McDonald. Le isole Faroe sono uno dei posti più sicuri al Mondo, tant’è che alle Faroe non esistono prigioni. I detenuti da più di un anno e mezzo vengono inviati alle prigioni in Danimarca per scontare la loro pena.
Noi che promuoviamo un turismo sostenibile e stiamo attenti ai consumi, ci teniamo ad indicare come primo ‘numero da record’ il fatto che le Faroe sono una delle nazioni leader a livello mondiale nella produzione di elettricità sostenibile! Ad oggi oltre il 50% dell’elettricità nazionale infatti deriva da fonti di energia rinnovabili. L’obiettivo delle isole è che l’elettricità della nazione provenga esclusivamente da fonti rinnovabili entro il 2030.
Nonostante facciano parte dei paesi nordici, essendo le Faroe isole subartiche, la media della temperatura invernale è la più alta tra i suoi vicini, con ben 3°C. Anche le medie estive tuttavia non raggiungono le medie degli altri paesi nordici, restando tra i 10° e gli 11°C. Sarà per questo motivo che gli abitanti delle Faroe hanno una vita media di 80 anni, aggiudicandosi la posizione 37 su una lista di 224 paesi?
Le isole Faroe hanno anche il proprio premio Nobel per la fisiologia e la medicina vinto nel 1903 dal medico faroese Niels R. Finsen. Hanno un ristorante stellato Michelin, il Koks, noto per servire piatti a base di prodotti interamente coltivati sulle isole, e l‘unico calciatore faroese ad aver giocato nella Premier League inglese, Gunnar Nielsen, portiere della nazionale di calcio faroese e del club islandese FH.
Sull’isola Stora Dimum vivono due famiglie praticamente autosufficienti e isolate dal resto del Mondo, strano da credere possibile nel XXI secolo. Sono disconnessi dal resto delle isole, alle quali però sono collegate con un servizio di elicotteri sporadico. Sopravvivono con l’allevamento delle pecore, la caccia di uccelli e il turismo.
Curiosità sulle isole Faroe: Più pecore che persone!
A quanto pare non solo in Islanda ci sono più pecore che persone. Anche alle isole Faroe questi buffi e pelosi animali sono ben più numerosi rispetto ai circa 50.000 abitanti. Si è calcolato che alle isole Faroe ci siano circa 70.000 pecore, quasi un terzo in più rispetto alla popolazione! Le pecore faroesi hanno un folto pelo che le fa sembrare cicciottelle, quasi come delle vere e proprie palle di pelo, e sono dappertutto. Potrà capitarvi di vedere qualche pecora dotata di catarifrangenti sulle zampe, utili a non essere investite a causa della scarsa visibilità.
Molte delle case delle Faroe hanno il tetto erboso e i faroesi utilizzano le pecore per tagliare il manto dei tetti al posto dei tagliaerba. Più sostenibili di così non si può!
Pensate che anche il nome delle Faroe ha a che fare con le pecore. Il nome Føroyar (isole Faroe) deriva dal vecchio norvegese e significa isole delle pecore. Un nome dato dai coloni dell’epoca vichinga che arrivarono dalla Norvegia nel IX secolo.
Google Street View o Sheep View?!
Fino a un paio di anni fa le isole Faroe, per chissà quale strano motivo, non comparivano affatto sulle mappe di Google. Così gli abitanti delle isole, infastiditi da questa inspiegabile mancanza, hanno chiesto a Google di inserire le Faroe su Google Street View, creando una loro simpatica campagna di mappatura delle isole. Per farlo, hanno utilizzato delle telecamere 360° alimentate ad energia solare e montate sul dorso di alcune pecore sparse in giro per le isole. La campagna si chiamava Sheep View.
La campagna Sheep View è iniziata a Luglio 2016 grazie a Durita Dahl Andreassen, una ragazza faroese che voleva condividere la bellezza delle sue isole con il resto del Mondo. Grazie alle sue pecore e al supporto di Visit Faroe Islands, Durita ha raccolto molte immagini delle isole Faroe che potevano essere caricate su Google Maps.
Quando il gigante statunitense ha sentito parlare di questa simpatica e brillante campagna, ha portato agli abitanti delle isole alcune telecamere 360° e uno Street Trekker. Questi strumenti sarebbero serviti ai faroesi, e anche ai turisti desiderosi di partecipare alla campagna, per aiutare le pecore a raccogliere ancora più immagini dell’arcipelago da poter caricare su Google Maps. Invece di utilizzare le auto di Google però si è deciso di ampliare il progetto Sheep View, installando le telecamere su altre pecore, su biciclette, barche, zaini e persino su alcune carriole.
A distanza di un anno la campagna ha raggiunto il suo scopo. Ora è possibile ammirare la bellezza delle isole Faroe su Google Street View!
Google (Faroe Islands) Translate
Le disavventure con Google però non sono finite qua: sembrerebbe infatti che la lingua faroese non sia inclusa su Google Translate! Pensate che ci sono solamente meno di 80.000 persone al mondo che parlano faroese. Non essere inclusi su Google Translate, secondo i faroesi, comporta una perdita notevole a livello turistico. I viaggiatori non sono in grado di immergersi nella loro cultura tradizionale senza imparare alcune frasi in faroese.
E allora cosa si sono inventati stavolta i faroesi? Semplice, Faroe Islands Translate! Si sono messi insieme studenti, insegnanti, allevatori di pecore, chef, e hanno creato la loro versione del servizio di traduzione online. Digitando le parole da tradurre direttamente sul sito, un volontario faroese le tradurrà e caricherà un video. In questo modo le persone possono imparare alcune parole o frasi in faroese e di ascoltare un locale che parla la propria lingua.
Chissà se anche stavolta i faroesi riusciranno a smuovere Google e ad essere inseriti anche su Google Translate!
Miti e leggende sulle isole Faroe
Le isole Faroe sono ricche di leggende mitologiche e luoghi leggendari che è possibile visitare tramite semplici sentieri. Visitare questi luoghi sapendo cosa vi si cela dietro è un’esperienza che permette di immergersi ancora di più in una cultura completamente diversa dalla nostra e di sentirsi per un attimo parte di quelle storie.
Una delle leggende più famose delle isole Faroe è la leggenda di Kópakonan, che letteralmente significa la donna delle foche. Un tempo si credeva che le foche fossero esseri umani che cercavano volontariamente la morte nell’oceano. A questi, una volta all’anno durante la tredicesima notte, gli era permesso venire sulla terra, togliere la pelle e divertirsi come esseri umani.
Un anno, un giovane contadino del villaggio di Mikladalur, nell’isola settentrionale di Kalsoy, non credendo alla veridicità di questa storia, la tredicesima sera si mise sulla spiaggia ad aspettare l’arrivo delle foche. E le foche non tardarono il loro appuntamento! Ad un certo punto vide un gruppo di foche nuotare verso la riva, arrampicarsi sulla spiaggia, togliersi la pelle e posarla con cura sulle rocce. Una volta tolta la pelle, le foche sembravano a tutti gli effetti delle persone normali.
Il giovane contadino, incredulo, fissò una giovane ragazza-foca che posò la sua pelle vicino al punto dove si stava nascondendo, innamorandosene. Rubò la pelle della giovane ragazza che si stava divertendo insieme ai suoi amici e la nascose. Non appena il Sole iniziò a sorgere le foche tornarono a prendere le loro pelli per poter fare ritorno in mare, ma la ragazza non trovò la sua. Il giovane contadino si presentò a lei con in mano la sua pelle ma non gliela restituì nonostante le suppliche della ragazza che voleva tornare in mare da suo marito e dai suoi figli.
La ragazza fu costretta a seguire il giovane contadino nella sua fattoria, dove la tenne con se per molti anni assicurandosi che la ragazza non avesse accesso alla sua pelle, che aveva accuratamente nascosto in una cassapanca di cui solo lui aveva la chiave, una chiave che teneva sempre al collo. Si sposarono e ebbero molti figli, ma la ragazza aveva sempre il desiderio di tornare dalla sua famiglia, in mare. Un giorno, mentre il giovane contadino era in mare a pescare con i suoi compagni, si rese conto di aver lasciato la chiave a casa, così ritirò in fretta e furia le reti e corse subito a casa.
Quando arrivò a casa però trovò i bambini da soli e della moglie non c’era traccia. La ragazza prima di scappare aveva spento il fuoco e nascosto tutti i coltelli assicurandosi così che i bambini non si sarebbero fatti male e che l’uomo non avrebbe potuto sfogare la sua ira su di loro.
La ragazza, raggiunta la riva, si mise la sua pelle di foca e si immerse nell’acqua dove la raggiunse il suo compagno che l’aveva amata e aspettata per tutti questi anni. Quando i bambini avuti con il contadino raggiunsero la spiaggia, si dice che una foca emerse dall’acqua e guardò verso la riva e si pensa che fosse la loro mamma. Un giorno però gli uomini di Mikladalur decisero di recarsi in una delle grotte lungo la costa per cacciare le foche che la popolavano, tra cui anche la giovane ragazza con la sua famiglia. La notte prima di partire per la mattanza la ragazza apparve in sogno al contadino chiedendogli di non uccidere la grande foca che avrebbe trovato all’ingresso della grotta, perché quello era suo marito, e di non uccidere i due cuccioli che avrebbe trovato all’interno della grotta, perché quelli erano i loro figli.
Ma il contadino non diede ascolto al sogno e si unì ai suoi compagni, i quali uccisero tutte le foche presenti nella grotta. Il contadino ricevette come compenso la grande foca situata all’ingresso della grotta e le pinne dei cuccioli. La sera, mentre gli uomini stavano banchettando, la ragazza apparve furiosa e gridò la sua maledizione:
“Qui giace la testa di mio marito con le sue ampie narici, la mano di Hárek e il piede di Fredrik! Ora ci sarà vendetta, vendetta su tutti gli uomini di Mikladalur. Alcuni moriranno in mare e altri cadranno dalle cime delle montagne, finché ci saranno abbastanza morti che possano unire le mani tutte intorno alle rive dell’isola di Kalsoy!”
Pronunciata la maledizione sparì senza più farsi rivedere. Ancora oggi capita che gli uomini del villaggio cadano in mare dalle cime delle scogliere e si pensa che non sia ancora stato raggiunto il numero di vittime sufficienti per terminare la maledizione. Nell’Agosto del 2014, proprio in riva alla spiaggia di Mikladalur, è stata costruita la statua di Kópakonan, progettata per resistere a onde di 13 metri d’altezza.
Poco distante da Mikladalur, si trova il villaggio di Trøllanes, collegati tra loro da un tunnel che passa attraverso le montagne. L’attrazione principale di questa zona è il faro di Kallur, ma dietro al nome del villaggio di Trøllanes si cela un’altra curiosa leggenda. Come succedeva al vicino villaggio di Mikladalur, anche Trøllanes ogni dodicesima notte riceveva la visita di strane creature misteriose. Tuttavia però, anziché da simpatiche foche, Trøllanes veniva raggiunto da cattivi troll. Ogni anno, questa invasione costringeva la popolazione di Trøllanes a fuggire nel vicino villaggo di Mikladalur per salvarsi dalla furia dei troll.
Un anno una vecchia signora di nome Giðja era fisicamente incapace di scappare dall’assalto furioso dei troll, così cercò rifugio sotto il tavolo nel suo salotto. Essendo i troll grandi e concentrati a fare festa, non riuscirono a trovare la donna e continuarono a ballare e festeggiare la loro notte di libertà fino a quando la donna, spaventava da quello che stava accadendo intorno a se, urlò “Cristo!”. I troll, infastiditi da questa parola, maledirono la donna per aver invocato il nome di Dio e lasciarono il villaggio, per non tornare mai più.
Come tutti i paesi nordici, anche le Faroe hanno i loro strani abitanti, gli elfi! Si pensa infatti che vicino al lago Sørvágsvatn, e in realtà in tutte le isole Faroe, ci siano tumuli e formazioni rocciose associati all’Huldufólk, il Popolo Nascosto. Queste strane creature venivano descritte come grandi esseri con i capelli neri e vestiti di grigio che odiavano la vita moderna e le chiese, odio che tuttavia era reciproco. Infatti si racconta che gli elfi che vivevano in un tumulo tra il lago Sørvágsvatn e la vicina città di Sørvágur avessero invitato un sacerdote a fargli visita ma, una volta lasciato il tumulo, il sacerdote usò la sua magia per sigillarlo e intrappolarci dentro gli elfi per sempre. A seguito di questo tradimento, si dice che si potevano udire i lamenti e le urla del Popolo Nascosto provenire dall’interno del tumulo.
Ma le leggende legate al lago più grande delle Faroe, sull’isola di Vágar, non sono finite qua. Un’altra leggenda narra che all’interno del lago Sørvágsvatn vive Nykur, uno spirito acquatico in grado di mutare forma e che spesso assume la forma di un cavallo bello e docile. Con queste sembianze, Nykur attira verso di se la vittima per poi, una volta assicuratosi che la vittima non possa più scappare, afferrarla e trascinarla verso la morte sul fondo del lago.
Un giorno, mentre giocava lungo la riva del lago, un giovane bambino faroese vide avvicinarsi Nykur. Meravigliato dalla bellezza dello spirito, e pensando che fosse realmente un cavallo, il bambino chiamò suo fratello Niklas per farglielo vedere. Non sapendo ancora parlare correttamente, il bambino disse Nika invece di Niklas salvando se stesso e il fratello da una brutta fine. A quella chiamata, Nykur perse tutto il suo potere e tornò al lago da solo. Si dice infatti che quando la creatura pensa che qualcuno lo abbia chiamato per nome, perde tutto il suo potere.
Poco distanti dall’isola di Vágar si trovano le formazioni rocciose di Drangarnir (Stóri Drangur e Lítli Drangur) e l’isolotto di Tindhólmer. Drangarnir è il piccolo isolotto con un arco alla sua base, mentre Tindhólmer è l’isolotto che assomiglia alla schiena spinosa di un drago, con cinque cime appuntite: Ytsti (la guglia occidentale), Arni (l’aquila), Lítli (la piccola guglia), Breiði (la vasta guglia), e Bogdi (la guglia curva). Oggi Tindhólmer è disabitato, ma una leggenda narra che un tempo su quest’isola viveva una piccola famiglia composta da padre, madre e figlia, i quali vivevano una vita semplice fatta di allevamento e pesca.
Un giorno, mentre il padre era in mare a pescare, la moglie portò la figlia nei pascoli per godersi l’aria fresca e, vista la bella giornata, la madre tornò velocemente a casa per preparare uno spuntino da godersi sotto il Sole insieme alla figlia. Al suo ritorno però, la madre vide un’ombra gigante oscurare il cielo sopra di lei e poco dopo comparve una grande aquila che scagliò verso la figlia per rapirla. La donna si fece forza e si mise a rincorrere l’aquila verso la cima del picco dell’Arni, ma quando raggiunse la cima era già troppo tardi. L’aquila si era già scagliata contro la bambina strappandole gli occhi. Piena di rabbia, la donna affrontò l’enorme pennuto e riuscì a spaventarlo in tempo per salvare sua figlia che, nonostante le gravi ferite, riuscì a vivere.
Molto tempo fa si dice che i giganti che vivevano in Islanda fossero gelosi delle isole Faroe, così una notte Risin (il gigante) e Kellingin (la strega) arrivarono alle isole Faroe per catturarle e tirarle letteralmente verso l’Islanda. I due lavorarono tutta la notte per legare una corda, prima attorno alla cima di una montagna che si ruppe e poi attorno alle isole. Stanchi per l’enorme sforzo, i due giganti non si resero conto del tempo che passava e non si resero conto che il Sole, i cui raggi li avrebbero trasformati in pietra, stava iniziando a sorgere. Così il Gigante e la Strega tentarono di tornare rapidamente verso l’Islanda, ma senza riuscirci. Così si pietrificarono e rimasero bloccati per sempre sulle isole Faroe, guardando con nostalgia verso la loro casa.
Risin og Kellingin sono oggi formazioni rocciose situate vicino al villaggio di Eiði, osservabili sia dal villaggio sia dalla spiaggia di sabbia al di fuori di Tjørnuvík, nel nord dell’isola di Streymoy.
Parlando sempre di troll che volevano ‘rubare’ le Faroe per portarle in Islanda, sul lato Sud-Est dell’isola di Sandavágur si trova un monolite alto 313 metri chiamato Trøllkonufingur, che significa il dito della donna troll. La leggenda narra che Trøllkonufingur sia il dito di una strega venuta per portare le isole Faroe in Islanda, ma quando arrivò a Sud di Vágar il Sole si alzò nel cielo trasformandola in roccia e cadde nell’oceano. Si dice che la strega era così grande che quando la roccia raggiunse il fondo del mare, la parte posteriore della sua testa e il suo dito rimasero al di sopra della superficie.
La parte posteriore della sua testa è l’isola di Koltur e il dito è Trøllkonufingur. Si dice che nel 1844 un membro dell’entourage reale danese salì in cima al Trøllkonufingur per salutare il principe ereditario Frederik mentre se ne stava andando. Mentre scendeva, si rese conto che aveva lasciato uno dei suoi guanti in cima e decise di risalire di nuovo per prenderlo. Avendolo appena scalato era stanco, inciampò e morì. Ad oggi solamente 11 persone hanno raggiunto la sua cima.
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