Alla parola Lofoten spesso viene accostata l’immagine di quelle splendide casettine in legno di colore rosso con gli infissi bianchi affacciate sul mare e spesso immerse in uno scenario a dir poco fiabesco. Queste sistemazioni sono caratteristiche della costa del Nordland e in particolare delle isole Lofoten. Si chiamano rorbuer (o rorbu al singolare) ed erano in origine una sistemazione di base per i pescatori che si recavano alle Lofoten. Dormire in una rorbu è una delle esperienze più belle che si possano fare durante un viaggio alle Lofoten e noi ci abbiamo dormito diverse volte.
Il nome rorbu deriva da un insieme di parole norvegesi come bu, che indica una casa di piccole dimensioni ed è collegato al verbo bo, che significa vivere. Da questa ricostruzione sembrerebbe che il nome significhi piccola casa in cui vivere. Bu però viene usato anche in altri contesti, come ad esempio nella parola norvegese redskabpsbu che indica una baracca in cui vengono conservati gli attrezzi. La parte iniziale della parola invece deriva dal verbo norvegese ro, che significa remare. Per secoli i pescatori hanno viaggiato nella zona con le loro barche a remi. Rorbu potrebbe anche significare quindi casa del rematore.
Le rorbuer erano originariamente costruite sul litorale, spesso su pali conficcati nella roccia o sul fondo sabbioso del mare, con accesso alle barche a remi proprio accanto alla cabina. Con l’aumento dell’attività e della pesca al merluzzo, molti villaggi di pescatori alle Lofoten si sono popolati sempre di più, con le casettine rosse e gli edifici per la lavorazione del pesce che dominavano il paesaggio. La vernice più utilizzata per pitturare le case era quella di colore rosso, a base di olio di pesce e più economica, ma anche il colore ocra acquistò gradualmente popolarità come ad esempio nel piccolo villaggio di Sakrisøy.
Ma come sono nate le rorbu?
Già nei primi anni del 900 d.C. le saghe parlavano di pescatori che remavano verso le isole Lofoten per partecipare alla stagione invernale di pesca del merluzzo. Le persone viaggiavano per giorni e addirittura per settimane intere nelle loro barche a remi o a vela per partecipare a questa pesca così proficua durante tutto l’inverno. Questo naturalmente ha portato alla sempre più crescente necessità di costruire degli alloggi per questi pescatori, che fino ad allora erano costretti a dormire sulla spiaggia sotto alle loro barche rovesciate sottosopra.
Purtroppo si sa poco di cosa sia stato effettivamente fatto durante i primi anni, ma le saghe raccontano che all’inizio del 1100, il re Øystein Magnusson decretò che le abitazioni per i pescatori che viaggiavano alle Lofoten dovevano essere costruite a Kabelvåg, il vecchio Vågar, insieme ad una chiesa. Le prime rorbu delle Lofoten furono così costruite nel 1120. Le cabine erano strutture semplici, costruite su pali in parte in mare e di solito comprendenti due stanze: un ripostiglio e un soggiorno con letti. Il deposito era utilizzato per conservare il cibo e le attrezzature per la pesca e per prepararsi a un nuovo giorno di pesca intorno alle Lofoten.
A seguito del grande boom di pesca avvenuto alle Lofoten dopo il 1780, con un atto del 1816 venne concesso al governo di vendere il terreno su cui si trovavano i villaggi di pescatori. Di conseguenza proprietari terrieri e commercianti acquistarono le rorbuer e ne costruirono di nuove per soddisfare la richiesta dei molti pescatori in visita durante la stagione di pesca.
In quegli anni i pescatori erano davvero tanti, le cabine erano molto affollate e spesso due o tre uomini dormivano nello stesso letto. Fino alla metà del 1850 l’unica illuminazione all’interno delle case erano le candele insieme alle fiamme del fuoco. Le case più belle avevano una finestra che altro non era che un buco nel muro ricoperto con una pelle realizzata dallo stomaco di halibut. Le stufe e i vetri delle finestre sono arrivati solamente verso la fine del 1800. Nel 1896, alle Lofoten furono registrate ben 2.671 rorbuer.
Dormire in una rorbu oggi!
Oggi le rorbuer sono state convertite ad alloggio per i turisti che si recano alle isole Lofoten e vogliono vivere l’esperienza di dormire in una rorbu sul sottile confine che separa la terra dall’oceano. Molte sono ancora originali, così come sono state lasciate dai pescatori. Le hanno solamente sistemate al loro interno per renderle confortevoli e funzionali, mantenendo intatto lo stile autentico che le caratterizzava. Altre invece le hanno completamente stravolte e rese più moderne.
Sulle isole Lofoten ci sono tanti posti dove poter dormire in una rorbu, dai meno conosciuti e più autentici a quelli più noti come ad esempio l’Eliassen Rorbuer situato ad Hamnøy, che si affaccia sul meraviglioso Reinefjorden, oppure le rorbuer del pittoresco villaggio di Reine, anch’esso affacciato sul Reinefjorden, oppure ancora le rorbuer di Sakrisøy o di Nusfjord. Al loro interno le rorbu classiche sono completamente in legno, arredate con stile minimal e dotate di tutti i confort necessari per passare un soggiorno piacevole. Hanno un camino, un angolo cottura, un bagno spazioso e una camera con letti singoli o un letto matrimoniale e un piumone dal quale lasciarsi avvolgere in un caldo abbraccio.
Dormire all’interno di una rorbu è qualcosa di davvero inspiegabile a parole, equivale a fare un salto indietro nel tempo, ma ancor più emozionante è addormentarsi osservando dalla finestra della camera l’Aurora Boreale che danza sull’oceano e svegliarsi con i colori pastello dell’alba.
Per altre informazioni sulle isole Lofoten vi rimandiamo al nostro articolo Isole Lofoten: come organizzare il viaggio, come raggiungerle e cosa vedere mentre se cercate uno spunto per organizzare il vostro itinerario vi rimandiamo al nostro articolo Itinerario alle Lofoten: viaggio on the road di 7 giorni.
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