Il Natale è una delle feste più festeggiate e sentite in tutto il Mondo, con diverse tradizioni e usanze. Oggi siamo abituati a viverlo come un festeggiamento, pieno di doni, feste e felicità, ma un tempo non era così. Molti dei riti pagani ad esempio avevano come protagonisti degli strani personaggi o addirittura mostri che spaventavano i più piccoli. In alcuni paesi queste tradizioni sono ancora vive e tutt’oggi il Natale si circonda di streghe, elfi, magia e mostri. Il Natale in Islanda lo si festeggia in un modo davvero speciale e lo si vive abbracciati da un candido manto di neve mentre l’Aurora Boreale danza nel cielo.
Natale in islandese si dice Jól, un termine che assomiglia molto a Yule, la festa del solstizio d’inverno (21 Dicembre). In Islanda però il 21 Dicembre corrisponde al giorno più corto dell’anno e questa festività viene celebrata da molto prima che il Paese si convertisse al cristianesimo. In epoca pagana fu chiamata la festa della luce, in quanto si celebrava il fatto che le giornate iniziavano ad allungarsi piano piano. Con l’avvento del cristianesimo, la festa venne associata a Gesù e furono introdotte nuove tradizioni.
Il Natale in Islanda dura 26 giorni, dall’11 Dicembre fino al 6 Gennaio, e ha ben 13 Babbi Natale chiamati jólasveinar. Il periodo natalizio inizia quando arriva il primo jólasveinn, 13 giorni prima della Vigilia di Natale, e termina quando l’ultimo se ne va la notte dell’Epifania. Babbo Natale in Islanda, paffutello e vestito di rosso, è stato introdotto solamente qualche anno fa, andando ad aggiungersi ai 13 elfi.
Se siete interessati alle tradizioni natalizie nell’Artico, vi consigliamo di leggere anche i nostri articoli Natale in Lapponia e Natale in Groenlandia.
Natale in Islanda: curiosità e tradizioni dalla terra degli Elfi
L’aria natalizia in Islanda la si inizia a respirare già intorno al 1 Dicembre con l’arrivo dell’Avvento. In questo periodo è usanza accendere una candela rossa ogni domenica prima di Natale, per un totale di 4 candele. La prima domenica dell’Avvento si accende la prima candela, la seconda domenica si accendono la prima e la seconda candela e così via. Così facendo l’ultima domenica ci si ritrova con 4 candele di dimensioni diverse. Le candele vengono poste nella Aðventukrans, Corona dell’Avvento, realizzata con rametti di abete, pigne, bacche e foglie. Queste candele tradizionali alcune famiglie le hanno sostituite con delle candele elettriche che solitamente vengono posizionate sui davanzali, in modo da poter illuminare la strada.
In Islanda il Natale non lo si festeggia come da noi il 25 Dicembre, ma bensì il 24 Dicembre alle 18.00. La sera della Vigilia di Natale, Aðfangadagur in islandese, ci si ritrova tutti insieme, si organizza il cenone e si aprono i regali. Dopo aver aperto i regali molti vanno alla messa di mezzanotte, mentre altri preferiscono restare a casa con i propri parenti o leggere un libro, magari appena ricevuto in regalo.
La Vigilia è anche il momento per ricordare i propri cari defunti, recandosi al cimitero per lasciare una candela sulla loro tomba. Il giorno di Natale, Jóladagur, invece lo si trascorre in famiglia, con pochi parenti, rilassandosi e mangiando il cibo avanzato del giorno prima. La sera di Santo Stefano invece, Annar í jólum, ci si ritrova tutti insieme per ammirare lo spettacolo pirotecnico.
La Jólabókaflóð, l’alluvione dei libri
Gli islandesi sono un popolo di scrittori e di lettori. In Islanda infatti è tradizione natalizia regalare diversi libri e magari leggerli la notte della Vigilia. Questa usanza prende il nome di Jólabókaflóð, letteralmente alluvione di libri per Natale, e trova le sue radici nella Seconda Guerra Mondiale, quando le leggi imponevano rigide restrizioni sull’importazione di molti beni, tranne sulla carta. Il Natale in Islanda non è definito tale se non ci sono tanti libri sotto l’albero.
Secondo le statistiche, in Islanda una persona su dieci abbia scritto e pubblicato almeno un libro. Lo scrittore Solvi Bjorn Siggurdsson, intervistato dalla BBC, ha spiegato: Siamo una nazione di cantastorie. Quando è buio e fa freddo, non ci rimane altro da fare se non scrivere.
A questo scambio di libri contribuiscono anche le case editrici, inviando gratuitamente alle famiglie un catalogo, chiamato Bókatíðindi, in cui vengono presentati i libri in uscita entro la fine di Novembre. In questo modo è possibile regalare libri appena usciti per Natale.
I Jólasveinar, gli elfi del Natale
Quasi tutta la popolazione islandese crede nella presenza delle cosiddette hidden people, ovvero elfi, folletti e gnomi. Il Natale in Islanda non a caso è caratterizzato da credenze popolari che hanno come protagonisti 13 piccoli elfi chiamati jólasveinar. Gli Yule Lads sono elfi molto dispettosi, che si divertono a rubare cibo e oggetti e a fare scherzi ai bambini. In Islanda è usanza dei bambini lasciare, ogni notte, la loro scarpa più grande sul davanzale, sperando di trovare qualche regalo la mattina seguente. A seconda di come si sono comportati durante l’anno, gli Yule Lads lasciano nella scarpa dei bambini un dolcetto o un regalino se si sono comportati bene, oppure una patata rinsecchita se si sono comportati male.
Secondo la tradizione, questi piccoli elfi sono i figli di Grýla e Leppalúði, due grandi troll che vivono sul monte Bláfjöll, la Montagna Blu situata vicino a Reykjavik. Grýla è perennemente di cattivo umore a causa della sua insaziabile fame di bambini. Si dice che, ogni Natale, scende dalla sua casa in montagna per andare a rapire i bambini che si sono comportati male. Una volta catturati li mette nel sacco e li porta nella sua grotta, dove li mette nel pentolone vivi e li cucina. La leggenda di Grýla ha origini molto antiche, tanto da essere menzionata in molte poesie, poemi (tra cui l’Edda), canzoni e spettacoli islandesi.
Un’altra figura forse ancora più terrificante è Jólaköttur, l’animale domestico di Gryla e Leppalúði. Si tratta di un gatto cattivo che durante la notte di Natale rapisce i bambini e gli adulti che non indossano un abito nuovo. Ecco da dove nasce la tradizione di far trovare sotto l’abero un vestito nuovo per ogni Natale.
In passato i genitori usavano le storie su questa famiglia di elfi per intimidire i propri figli, affinché si comportassero bene durante tutto l’anno. I bambini islandesi erano così terrorizzati dall’arrivo di questi elfi che, durante il periodo natalizio, non uscivano più di casa. Nel 1746 il Governo islandese si trovò costretto ad emettere un decreto che vietava ai genitori di utilizzare troll, elfi e storie di mostri per intimidire i bambini. Così a partire dal XX secolo iniziò uno stravolgimenti nei personaggi natalizi, diventando sempre più simili a Babbo Natale e agli gnomi di Natale danesi.
I Jólasveinar scendono dalle montagne uno ogni notte, a partire dal 12 Dicembre, vigilia di Santa Lucia, fino al 24 Dicembre, Vigilia di Natale. Ognuno di loro è specializzato in un dispetto, già intuibile dal loro nome.
Il primo ad arrivare è Stekkjastaur, un elfo goffo a causa delle sue gambe di legno che si diverte a dare fastidio alle pecore nelle stalle. Seguono poi: Giljagaur si introduce nelle stalle per leccare la schiuma dal latte nei secchi di mungitura. Stúfur, particolarmente basso, ruba le pentole per leccarne l’unto rimasto sul fondo. Þvörusleikir, estremamente magro, ruba i cucchiai di legno per leccarli. Pottaskefill ruba gli avanzi dalle pentole. Askasleikir si nasconde sotto il letto in attesa che qualcuno posi per terra la sua scodella (askur) per poi rubargliela.
Hurðaskellir si diverte a spaventare le persone, sbattendo le porte e urlando, soprattutto di notte. Skyrgámur va alla ricerca dello skyr, un prodotto islandese simile allo yogurt. Bjúgnakrækir si nasconde in mezzo alle travi dei tetti, per rubare le salsicce che devono essere affumicate. Gluggagægir spia dalle finestre delle case in cerca di qualcosa da rubare. Gáttaþefur, dotato di un grosso naso, usa il suo olfatto finissimo per trovare il laufabrauð, un tradizionale dolce natalizio islandese. Ketkrókur ruba la carne usando il suo lungo uncino. Kertasníkir ruba le candele di lardo ai bambini, tipiche del periodo natalizio, per poi mangiarsele lasciandoli al buio.
E così, come sono arrivati se ne vanno. Dal 25 Dicembre al 6 Gennaio i Jólasveinar tornano sulle montagne, sempre uno alla volta, e l’ultimo porta con sé tutte le feste.
La tradizione culinaria natalizia islandese
Il periodo natalizio in Islanda è molto sentito e gli islandesi stessi hanno tante diverse usanze, molte delle quali legate al cibo. Le maggiori pietanze sulla tavola degli islandesi sono il salmone affumicato, il merluzzo, aringhe marinate, la pernice delle nevi e la carne di agnello e manzo.
Durante il periodo natalizio, passeggiando per le vie dei paesini si viene inebriati di mille profumi, uno più buono dell’altro. Nelle case non mancano mai i biscotti di pan di zenzero (Piparkökur), dolci tipici di liquirizia (lakkrís toppar), biscotti al cioccolato, mömmukökur (biscotti allo zenzero con glassa bianca) e tante altre prelibatezze. I più tradizionalisti iniziano a sfornare qualsiasi tipo di biscotto già ad inizio Dicembre, altri invece li preparano qualche giorno prima oppure li acquistano direttamente in pasticceria.
Un dolce tipico e molto lungo e difficile da preparare è una specie di macaron alle mandorle, che prende il nome da Sarah Bernhardt, una famosa attrice francese. La base di questo dolce è una pasta biscotto, è ripieno di crema al cioccolato e ricoperto di cioccolato. Questo dolce fu creato nel 1911 da un pasticcere danese, Johannes Steen, per celebrare l’arrivo dell’attrice in Danimarca per la pubblicazione della sua autobiografia scritta in danese.
Un’altra pietanza che non può assolutamente mancare sulla tavola degli islandesi è il Laufabrauð (che significa pane con le foglie), un sottile disco di pane sul quale vengono intagliate delle decorazioni geometriche. Il suo nome deriva proprio da queste decorazioni, simili a delle foglie. Dopo essere stati decorati, i dischetti di pane vengono fritti in padella e serviti con un po’ di burro. È un piatto tipico dell’Islanda del Nord e si consuma durante il periodo natalizio come accompagnamento ai piatti principali.
Tra le portate principali troviamo l’hangikjöt, agnello affumicato e salato, servito alla Vigilia di Natale. Si serve sia freddo che caldo e di solito è accompagnato dal laufabraud, da una salsa di patate bianche chiamata uppstúfur e da altre verdure. Troviamo poi l’hamborgarhryggur, un arrosto di maiale salato, servito con una glassa e una salsa dolci preparate con la Coca Cola. Come contorno vengono servite delle patate caramellate, cipolle rosse sottaceto e verdure.
Anche in Islanda, come in Lapponia, le portate sono accompagnate da una bevanda natalizia non alcolica chiamata jólaöl. Un’altra pietanza simile tra i due paesi è il porridge di riso (möndlu grautur), servito con panna montata e mandorle tritate. Gli islandesi hanno tradizioni diverse riguardanti questo piatto. Alcuni lo mangiano come colazione di Natale, mentre altri lo mangiano come dessert. Altri ancora mettono una mandorla intera nella porzione grande e quando la porzione viene servita in parti più piccole, bisogna indovinare chi ha la mandorla.
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2 Comments
Lilly
26 Novembre 2019 at 13:11Che magnifiche tradizioni!
Io però i cucchiai non li lecco, che si ben chiaro! 😉
Sai quante bastonate si prenderebbe da noi un Hurðaskellir? hahahahahha
Elisa Polini
26 Novembre 2019 at 13:14Ahahah davvero!
Grazie! È sempre bello e interessante scoprire le tradizioni degli altri paesi e quale periodo migliore per iniziare se non dal Natale?! ?