Quanto sia importante per me, amante dell’Artico, il tema del riscaldamento globale ormai penso che lo sappiate tutti. Durante il nostro viaggio in Groenlandia ho avuto purtroppo occasione di toccare con mano i danni che sta causando in questa splendida terra e ve ne ho parlato in questo articolo: i danni causati dal cambiamento climatico in Groenlandia.
Qualche giorno fa ho avuto l’opportunità di intervistare un noto sciamano groenlandese, Angaangaq Angakkorsuaq, molto sensibile alle problematiche ambientali della sua terra e del resto del mondo ed io ne sono veramente onorata. Ma andiamo con ordine, chi è Angaangaq?
“La più grande distanza nell’esistenza dell’uomo non è da qui a là o da là a qua. No, la più grande distanza nell’esistenza dell’uomo è dalla mente al cuore. Finché non conquista questa distanza, non imparerà mai a volteggiare come un’aquila e a conoscere la sua immensità interiore.” – Angaangaq Angakkorsuaq
Chi è Angaangaq Angakkorsuaq?
Angaangaq, nato nel 1947, è un Anziano appartenente agli eschimesi dell’estremo Nord della Groenlandia. Sciamano, storyteller, guaritore e portatore del Qilaut (tamburo a vento), proviene da una famiglia con una lunga tradizione di guaritori. La sua infanzia l’ha passata in un villaggio di circa una ventina di persone insieme a sua nonna, la quale si è occupata di istruirlo per il suo futuro compito di sciamano. Successivamente ha proseguito la sua formazione con la madre. Il suo nome significa ‘l’uomo che assomiglia a suo zio’ ed è stato nominato dalla sua famiglia come Angakkorsuaq (Grande Sciamano) nel 2004. Prima di lui, in Groenlandia, non veniva istituito uno sciamano da circa 200 anni.
Ha assistito ai primi cambiamenti climatici a partire dagli anni ’60 ed è giunto alla conclusione che lo scioglimento dei ghiacciai, delle calotte polari e le problematiche ambientali legate al riscaldamento globale sono da imputare in gran parte ai comportamenti degli uomini e alla loro difficoltà di vivere in armonia con la natura. Angaangaq ci ha raccontato:
Nel 1963 due cacciatori vennero nel mio villaggio e raccontarono di un fenomeno molto strano che avevano notato: un rivolo d’acqua stava scendendo dalla parete della calotta polare, era pieno inverno e c’erano -60 gradi. Gli Anziani del villaggio li presero in giro dicendo, “Impossibile! Avete bevuto troppa birra”. Ma i cacciatori insistevano e, quando un po’ più tardi gli stessi Anziani andarono a caccia, videro che un rivolo d’acqua stava scendendo veramente dalla parete di ghiaccio. In tanti, tantissimi, si meravigliarono per quello che stava accadendo. Che cosa significava? Da cosa era provocato? All’epoca solo pochissime persone sapevano dei cambiamenti climatici in atto.
Mi ricordo, in quegli anni sessanta, quando andavamo al Grande Ghiaccio per prendere dell’acqua pulita – acqua antica, come la chiamavamo – staccando dei pezzi di ghiaccio dalla parete… quando tocchi un iceberg o il grande ghiaccio stesso, è solido e duro come una roccia. Ma quando senti che camminandoci sopra non è più duro, si sta sciogliendo!
Mi ricorderò sempre mia madre quando mi diceva: “mai avrei pensato che sarebbe successo durante la mia vita, il Grande Ghiaccio è diventato morbido.”
All’inizio degli anni ’70 ricevette dagli anziani del suo popolo il compito di girare per il mondo e portare il loro messaggio, cioè la consapevolezza che i ghiacciai si stanno sciogliendo, di un cambiamento climatico in atto e la necessità di un cambiamento a livello spirituale. Grazie a questo compito ha incontrato persone importanti come Nelson Mandela, Gorbaciov, Papa Giovanni Paolo II e il Dalai Lama ed è stato in 5 continenti e in quasi 70 Paesi del mondo, tra cui Sudafrica, Nord e Sud America, Asia, l’Artico europeo, Russia e Siberia. Il prossimo evento si terrà il 21 Settembre in Liechtenstein, che sarà il 70esimo Paese visitato.
Angaangaq è un rappresentante dei popoli indigeni del Nord e del Sud America, dell’Artico e dell’Europa riconosciuto a livello internazionale. Il suo lavoro consiste anche nel far conoscere al mondo moderno le antiche tradizioni di guarigione del suo popolo, tramandate oralmente di generazione in generazione, fornendo agli uomini gli insegnamenti necessari a vivere la propria vita serenamente.
“Solo facendo sciogliere il ghiaccio nel cuore dell’Uomo, l’uomo ha la possibilità di cambiare e cominciare a usare saggiamente la sua conoscenza”
Chi è uno Sciamano e quali sono i compiti che deve svolgere nei confronti del suo popolo?
Chi è uno sciamano? Alcuni sono stati preparati fin dall’infanzia. Io sono uno di quelli. Fin da bambino sono stato addestrato da mia nonna che diceva, ‘Angaangaq ce l’ha‘, qualsiasi cosa fosse…
La responsabilità dello sciamano è di riportare in vita le cerimonie, perché nessuno di noi può vivere senza. Senza cerimonie, la vita – quella vera – non esisterebbe, sarebbe solo un ‘vagare senza scopo e senza senso’.
Che cos’è una cerimonia? È qualcosa che facciamo con consapevolezza e con amore, è un’azione che ci fa sentire bene, che solleva lo spirito. Può essere un gesto quotidiano, come prepararsi e bere un caffè. Una cerimonia è un gesto che cresce dentro noi. La cerimonia è la capacità di godere quel preciso momento in cui eseguiamo un’azione. Qualsiasi cosa che cresce, prima o poi, svilupperà un bocciolo, come per esempio la pianta dalla quale sboccia il fiore. Per noi uomini è la stessa cosa: dentro di noi ci sono i semi che sono il risultato del nostro lavoro e dei nostri sforzi. Con le cerimonie coltiviamo i nostri semi e li trasformiamo in frutto. Come il vento spazzerà via questi semi che andranno a posarsi altrove per generare una nuova vita, così gli ‘effetti’ della nostra cerimonia raggiungeranno qualcun altro e germoglieranno in lui.
Grazie alle cerimonie, puoi cogliere la ‘tua’ verità: le cerimonie ti permettono di celebrare la vita.
Perché gli Anziani del tuo popolo hanno scelto te per ricoprire il ruolo di Sciamano e diffondere il loro messaggio?
Non lo so, è stata mia nonna a scegliermi. Continuava a dire, ‘Angaangaq ce l’ha‘. Ho vissuto con lei, mi ha fatto crescere con l’idea che avevo qualcosa che lei non vedeva in altri. Qualsiasi cosa fosse. E per quanto so e mi ricordo, lei non diceva mai che cosa vedeva in me. Sono cresciuto con lei, non ho mai dubitato delle sue parole.
Poi, gli Anziani. Un giorno, circa 20 anni fa, ero in casa di mio zio Akkaaraq, e gli dissi, ‘Sai, ho sempre fatto tutto da solo.’ Mi rispose, ‘Lo so‘. Gli chiesi, ‘Vorresti che ti coinvolgessi nel mio lavoro?‘ E lui semplicemente rispose, ‘Io sono già coinvolto. Sono tuo zio, non puoi fare niente senza di me.’
‘Cosa vuoi che faccia?‘, mi chiese lui. ‘Tutto‘, fu la mia risposta.
Akkaaraq continuò, ‘Chiamiamo anche Atsarsuaq [sua zia]?‘ Prese il telefono e la chiamò, ‘Vieni!‘. Non aspettò che lei dicesse sì o no, né spiegò niente, semplicemente disse ‘vieni!‘. Quando arrivò Atsarsuaq dopo circa 15 minuti, Akkaaraq le disse, ‘Angaangaq ci vuole al lavoro.’ E con il suo bellissimo sorriso lei rispose, ‘Bè, ci ha messo un bel po’ di tempo prima di chiedere.’
Poi, durante la cerimonia del Fuoco Sacro, nel luglio del 2009, eravamo tutti seduti in cerchio e io stavo traducendo per Akkaaraq, per Atsarsuaq e per gli altri Anziani. Improvvisamente Akkaaraq si alzò e mi disse: “Traduci per me“. E continuò: “Mio nipote dovrebbe essere riconosciuto come Grande Sciamano.” Lo guardai e dissi: “Non puoi fare questo!“. Allora mi guardò con grande amore e ripeté: “Traduci.” La sua spiegazione era che nessuno può rendere viva una profezia antica come quella del ritorno del Sacro Fuoco in Groenlandia, a meno che questa persona sia un Grande Sciamano. Nessuno sciamano semplice è capace di farlo.
Non mi aveva detto niente prima, non mi aveva istruito, semplicemente mi aveva detto di tradurre. Io non avevo fatto questa cerimonia per diventare Grande Sciamano, l’avevo fatto perché mi era stato chiesto.
Sono un Grande Sciamano? Non ho mai considerato grande qualcosa che ho fatto, Akkaaraq e Atsarsuaq, però, dicevano che una cerimonia come questa poteva essere eseguita solo da una persona che è Grande Sciamano.
Come è cambiata la tua vita da quando ricopri questo importante ruolo?
Sono diventato più profondo e un uomo più forte perché dovevo imparare a vincere me stesso, a superare le mie debolezze. Ho dovuto imparare a fidarmi di me stesso, ad amare me stesso, ad accettare me stesso.
Ho accettato che ciò che mia nonna ha visto in me. Adesso tocca a me capire cos’ho. Per me è evidente che devo imparare a sollevarmi dalle mie ceneri, devo diventare ancora più forte, devo migliorare nel mio lavoro. È un processo che non finisce mai, un processo che in realtà non ha neanche un inizio.
Sono diventato più saggio, posso ascoltare qualsiasi domanda. L’accolgo dentro di me e aspetto che arrivi la risposta. Mentre quando ero giovane, reagivo e reagivo e reagivo…
Sono stata in Groenlandia ad inizio anno e ho avuto l’occasione di entrare in contatto con una cultura meravigliosa e con delle persone davvero splendide. Cosa ci racconti della tua terra, cos’ha di così speciale?
Quando sono nato, la Groenlandia era considerata il posto più desolato e isolato sulla Terra, perché era lontano, nell’Alto Nord, e il clima era durissimo. C’è una profezia che dice:
“Un giorno la grande aquila di mare scenderà dalle montagne di ghiaccio portando con sé una fragranza nuova, un profumo di conoscenza e saggezza.”
Questa profezia viene raccontata in quella zona del Paese dove è vissuta la famiglia di mia nonna per oltre 5.000 anni. Lei e la sua famiglia sapevano che in questa terra dura e ostile dove abitavano, un giorno, sarebbero arrivati dei fiori nuovi e la terra sarebbe diventato un giardino di rose.
Mia madre ha perso i suoi genitori quando era ancora molto giovane, e andava in servizio da una famiglia. La trattavano come se fosse una loro figlia. Loro venivano dalla Danimarca – la donna era la preside di una scuola in Groenlandia – e le facevano vedere delle immagini di rose. Mia madre amava le rose, ma non le aveva mai viste. Le facevano vedere delle immagini di tulipani. Lei amava i tulipani, ma non li aveva mai visti. Mia madre amava i fiori, cantava e parlava alle piante. Per lei era normale e ascoltarla era bellissimo. La prima rosa che nascerà in Groenlandia, porterà il nome di mia madre, Aana Aanaqqii.
Cosa insegna questo racconto? Anche il paese più desolato, isolato e invivibile della Terra può diventare un giardino di rose. E in quel momento anche le persone cambieranno. La Groenlandia è l’unico luogo della Terra, abitato da uomini, dove non c’è mai stata la guerra… per questo è un Paese così speciale.
Certamente le persone che vivono in Groenlandia non sono immuni dal litigare, anche loro hanno dei diverbi in famiglia per esempio. Quando sono arrivati i Danesi e hanno importato l’alcool, ci sono stati diversi problemi. I Danesi ricevevano 50 birre alla settimana… nessuno può bere tutta questa birra da solo! E così trovarono un trucco: la davano agli uomini eschimesi per farli ubriacare, e poi approfittavano delle loro donne. E così da questi ‘incontri’, sono nati tantissimi bambini. I Danesi, inoltre, erano molto furbi: c’era una legge, in vigore ancora oggi, che li tutelava e li liberava da ogni responsabilità. Non dovevano pagare nulla, non avevano nessun obbligo e il bambino non aveva nessun diritto di eredità neanche il diritto di conoscere suo padre. L’alcool, quindi, ebbe un impatto molto forte e negativo.
Immagina la situazione… molti padri allevavano bambini che non erano i loro e la legge li costringeva a farlo. Pensa ai loro sentimenti, anche verso le loro donne… Ho vissuto quest’esperienza da vicino. Due miei cugini sono nati da queste relazioni, i mariti delle mie zie li hanno accettati e accuditi come figli propri.
Mio padre mi raccontava che a scuola gli proibivano di parlare in kalaallisut (groenlandese), e quando lo faceva gli mettevano un pezzo di sapone in bocca, per ‘pulire la bocca dallo sporco della lingua groenlandese’. Lui, però, non portava mai rancore, neanche per le tante ingiustizie che ha subito da parte dei danesi. Era un uomo molto forte.
La famiglia di mia nonna è sempre stata benestante, almeno finché rimasero nella loro terra. Mia nonna era una guaritrice, conosceva tutti i rimedi e aiutava le persone. Venivano da lontano per farsi curare da lei, e portavano pelli e cibo. Non avevamo soldi, non ce n’era bisogno. Avevamo tutto ciò che ci serviva. Quando però arrivarono i danesi, la situazione cambiò. Ci costrinsero a cambiare paese, ad andare nelle ‘nuove’ città. Mia madre diceva che mia nonna è morta così presto ‘perché aveva il cuore spezzato per essere stata cacciata via dalla sua terra’.
Perciò, quando qualcuno mi chiede, che cosa c’è di speciale in questa gente, dico, ‘tutto ciò che hanno subito e sopportato durante la loro vita’.
I danesi non educati, né progrediti, né civilizzati, pensavano di essere delle persone grandi, ma non era così. Possedevano le tecnologie, nient’altro. Nel 1969 mio padre diceva: “Qui costruirai il centro di terapia(*), dove le persone avranno di nuovo la possibilità di camminare dritti e vigorosi, così com’è il loro destino”.
Il Fuoco Sacro tornerà in Groenlandia. Desidero cambiare la Groenlandia, portare le rose e la bellezza, costruire un centro di terapia.
(*)Il grande progetto di Angaangaq in Groenlandia: Aanakasaap Illua (“la Casa della Nonna”).
Durante il mio viaggio, purtroppo, ho anche toccato con mano i danni che il riscaldamento globale sta causando. Cos’è cambiato dall’inizio degli anni ’60?
Molte cose sono cambiate. Fin da bambini ci hanno insegnato che cosa mangiano i piccoli animali o le balene, che cosa fanno i pesci. Negli ultimi anni i nostri pescatori hanno trovato 70 nuove specie di pesci e non sappiamo chi sono né cosa fanno, non conosciamo i loro nomi, né se possiamo mangiarli. Lo stesse vale per le nuove piante che sono state scoperte. Il permafrost si sta sciogliendo e noi abbiamo scoperto specie che prima non conoscevamo. Sai che gli alberi ora raggiungono anche i 7 metri di altezza? Prima non accadeva. Nel sud della Groenlandia possiamo addirittura coltivare patate e altre verdure. Il ghiaccio si sta sciogliendo e il terreno si sta alzando perché diventa più leggero.
Cambiamento… se non cambi, morirai. Molti muoiono, non solo fisicamente, ma perché stagnano. Se ti adatti al cambiamento, vivrai. La chiave per sopravvivere durante i grandi cambiamenti è questa: l’adattamento. E questo ha fatto la maggior parte delle mia gente. È vero, non si può più andare sul ghiaccio del mare per pescare. La mia famiglia, che vive nell’Alto Nord, da circa vent’anni non può più pescare perché il ghiaccio non è più abbastanza spesso per essere attraversato con le slitte. Perciò dovevano adattarsi, e l’hanno fatto. Adesso pescano con le barche in altri periodi dell’anno.
In altre parti del mondo non è successo, la gente non si è adattata. Le isole delle Maldive stanno affondano; non avevano l’educazione e le conoscenze per cambiare. Lo stesso si può dire del Pacifico. Abbiamo le tecnologie per salvaguardare i nostri terreni, ma non li usiamo. Non abbiamo la forza e la capacità spirituale per adattarci ai cambiamenti che ci vengono imposti. Diciamo: ‘Non è possibile’ e ci arrendiamo. Ma se credi in te stesso, lo puoi fare.
Ritieni che siano adeguate le misure adottate dalle varie potenze mondiali per cercare di contrastare il riscaldamento globale? Cosa si potrebbe fare in più?
Dovrebbero fare di più. Sono stato a Miami, ho tenuto un discorso in un’università. Mi hanno portato in città e mi hanno mostrato cosa sta succedendo. Hanno la tecnologia per cambiare la loro terra, per alzarla, ma non lo fanno.
Perché non intervengono? Forse per mancanza di istruzione e di preparazione, o forse perché non vogliono adattarsi. Dobbiamo prendere coscienza di ciò che sta accadendo e cambiare.
Cosa può fare ognuno di noi, nel suo piccolo, per cercare di combattere questo preoccupante cambiamento climatico?
Cambiamento climatico significa cambiamento della Terra. La Terra è sempre cambiata, non è mai stata ferma. Un giorno c’è più neve, il giorno dopo più caldo o più pioggia o più ghiaccio. Il cambiamento è necessario. Per questo si dice: ‘i venti del cambiamento arriveranno e non importa se ci credi o no, arriveranno comunque e ci costringeranno a cambiare noi stessi, il nostro modo di essere e di vivere’. Questo è il significato spirituale del cambiamento climatico. Diciamo spesso che ‘siamo un essere spirituale in un mondo umano’. Se è vero che siamo un essere spirituale e che siamo influenzati dalla spiritualità del cambiamento climatico, possiamo adattarci ai cambiamenti. Se ho un equilibrio spirituale dentro di me, dovrei essere in grado di adattarmi ai cambiamenti nel mio mondo.
Non possiamo più fare niente contro il cambiamento climatico, è troppo tardi. Possiamo però preparaci e adattarci. Tutto è connesso, nulla avviene per caso. Perché il mondo sia in pace, prima ognuno deve essere in pace con se stesso. Come possiamo trovare la pace dentro di noi? Con le cerimonie. Le cerimonie sono importanti nella nostra vita, perché ci aiutano a sollevare il nostro spirito, a farci guarire. Pensate che siano misteriose e difficili, invece sono semplici, se fatte con consapevolezza e amore.
Molte persone meditano. Meditare vuole dire respirare. Tutti sappiamo respirare nel modo giusto quando siamo dei bebè. Quando il bebè esce dalla pancia di sua madre, respira correttamente, ma prima di rendercene conto, non lo sappiamo più, e ci dimentichiamo quanto ci fa bene un respiro profondo.
Il profeta di Dio che conosciamo come Krishna, ci ha insegnato come prenderci cura di noi stessi attraverso la meditazione. Meditazione significa respirare. Oggi, nel 2017, il concetto della meditazione è tornato e insegna alle persone come respirare bene, all’infuori però del tempo che dedichiamo alla meditazione, non respirano più correttamente. Meditiamo per un po’, ma non facciamo il passo successivo. In qualche modo rendiamo la meditazione un’eccezione, invece dovremmo renderla parte integrante della nostra vita.
O la preghiera. Molti pregano, ma non si impegnano, non cercano di vivere e lavorare con costanza e perseveranza. Molti pregano, ma non fanno nulla per rendere la loro preghiera viva dentro loro stessi. Aspettano invece che accada un miracolo, ma siamo noi che dobbiamo far sì che le nostre preghiere si esaudiscano.
Poi ci sono gli animali. Invitate gli animali nella vostra vita! Sono cresciuto con la consapevolezza che non possiamo vivere su questa Terra senza gli animali, ma il nostro rapporto con loro è limitato, abbiamo solo cani e gatti! Senza connetterci col mondo degli animali, non possiamo trovare l’equilibrio in noi. Sembra che la gente non capisca il loro valore… quando vedono un lupo, lo uccidono, invece hanno bisogno del lupo come dell’orso e di tutti gli altri. Noi apparteniamo al mondo animale, il nostro io interiore è guidato dall’istinto, come avviene appunto in ogni animale. Dobbiamo comprendere questa connessione.
Le 8 cerimonie portano a star bene con se stessi. In che modo questa pace fisica e spirituale può influire positivamente sul riscaldamento globale?
La pace nel mondo non verrà dai governi, o dalle banche, o dalle Nazioni Unite. Se vogliamo la pace, dobbiamo cominciare a crearla dentro di noi. Quando sono in pace ed equilibrio con me stesso, posso portare questa stessa sensazione nella mia famiglia e i miei famigliari cambieranno. Poi nella mia comunità, nel mio villaggio, nella mia città, e così potrò cambiare il mio mondo. Il punto di partenza, però, sono io.
Per trovare equilibrio e armonia dentro di noi, le cerimonie sono strumenti utili e importanti. Dobbiamo però praticarle regolarmente, possibilmente tutti i giorni. Sono la medicina dell’anima.
Il mio libro nasce proprio per fornire gli strumenti per trovare equilibrio e armonia dentro noi stessi.
Questa tua missione ti ha portato a conoscere personaggi di un certo rilievo. Come hanno reagito di fronte al tuo messaggio?
Ho incontrato molte persone nella mia vita. Sono stato scelto dalle Nazioni Unite, quale rappresentante del mondo degli indigeni, a partecipare all’incontro internazionale organizzato tra leader religiosi e spirituali. Anche in quell’occasione abbracciai gli altri leader che ho incontrato. Amo abbracciare le persone e annusarle perché voglio sapere che tipo di emozioni stanno vivendo.
Nelson Mandela rispose al mio abbraccio con le parole e mi lasciò un messaggio importante. Mi disse: ‘Non fate come abbiamo fatto noi. Il mio Paese è estremamente ricco’. Il Sud Africa, paese estremamente ricco, è stato infatti sfruttato come nessun altro. Diceva: ‘Sono venuti promettendoci che saremmo diventati benestanti… invece hanno portato via tutto… i diamanti, i minerali, l’oro. La mia gente è scesa nelle profondità della terra per prendere questi tesori, credendo che li avrebbero fatti diventare ricchi. E invece… non l’hanno fatto, hanno rubato tutto. Non permettete che la stessa cosa succeda nel vostro Paese.”
Purtroppo anche in Groenlandia sta già accadendo. Dobbiamo fermare questo processo. Devo farlo, non per me, ma per il mio Paese, per la mia gente.
Altre due persone che mi ha dato il loro massimo supporto spirituale sono stati Jane Goodall e il Dalai Lama che mi disse: ‘Uncle, dobbiamo lavorare’. Poi mi prese per mano e insieme entrammo in una sala dove erano seduti tutti i leader religiosi e spirituali del Canada. Ero là come suo ospite, invitato personalmente da lui.
Mi ha influenzato moltissimo accettandomi com’ero; non per chi ero, ma semplicemente com’ero. Gli sarò sempre grato.
Quali sono i tuoi futuri progetti per sensibilizzare anche le nuove generazioni su questo delicato argomento?
Il centro di terapia. E non solo, vorrei realizzare una città nuova.
L’intenzione è quella di creare un modello di vita capace di adattarsi spiritualmente e fisicamente ai nuovi cambiamenti. Prego che le rose possano fiorire nel mio Paese perché quando accadrà saremo in grado di vedere la bellezza in ognuno di noi. Vedremo la bellezza e potremo accettarci l’un l’altro così come siamo.
Un centro di terapia aiuterà le persone a stare bene, a guarire. Progettare questa costruzione, vuol dire che dovremo creare qualcosa dal nulla, perché là, in quelle distese enormi, non c’è ancora niente. Dovremo creare un mondo con piante e fiori che le persone potranno usare; dovremmo vivere in armonia con gli animali e dovremmo creare un contesto dove fisico e spirituale possano essere in armonia. Altrimenti costruiremmo solo un’altra città. Voglio progettare qualcosa di diverso dove ognuno di noi possa vivere in equilibrio.
Bisogna insegnare ai giovani e cogliere anche il loro ‘lato’ spirituale. Non possiamo vivere senza, siamo esseri spirituali. Dobbiamo imparare dentro di noi a ‘far convivere’ spirito e corpo, per essere in grado – come dice mio padre – di ‘determinare il flusso dell’acqua’.
La bellezze dell’unione tra uomo e donna, maschile e femminile, materiale e spirituale.
Questo è il mio lavoro: creare l’equilibro tra il mondo fisico e il mondo spirituale, in modo che possiamo determinare il flusso dell’acqua. Quando l’acqua è in flusso, possiamo vivere. Quando viviamo, possiamo sollevare lo spirito di ognuno di noi.
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Se invece, come me, hai a cuore il tema riguardante il riscaldamento globale, dai un’occhiata all’articolo Danni del riscaldamento globale in Groenlandia.
Scopri di più sull’Artico iniziando dalla nostra guida Artico: un mondo da proteggere oltre il Circolo Polare Artico e dalla nostra Photo Gallery! Per approfondimenti sulle popolazioni dell’Artico date un’occhiata al nostro progetto People of the Arctic: un viaggio alla scoperta degli abitanti dell’Artico.
2 Comments
Alessandra
13 Settembre 2017 at 11:40Ho letto tutto d’un fiato. Quest’uomo, ciò che ha detto, mi ha lasciato senza parole. Devo lasciar depositare tutto dentro, molto lentamente. Come si intitola il suo libro? Grazie per aver pubblicato questa intervista <3
Elisa Polini
13 Settembre 2017 at 12:30Grazie a te per essere passata! Sono davvero contenta che questa intervista ti sia piaciuta. Le sue parole entrano nel profondo e sono in grado di farti riflettere davvero! 🙂
I suoi libri sono:
‘La saggezza dello sciamano’
‘Sciogliete il ghiaccio nei vostri cuori’