L’Artico, una terra così remota e ostile quanto meravigliosa e magica. L’Artico, un mondo di ghiaccio dalle mille sfumature di blu, un mondo dove la neve rende tutto un po’ più magico. Un ecosistema fragile che ha bisogno di essere protetto.
Come ormai ben saprete amiamo l’Artico più di ogni altra cosa e, nel nostro piccolo, ci battiamo ogni giorno per informare le persone su quanto sta accadendo in questo fragile angolo di mondo, promuovendo un turismo responsabile e sperando di raggiungere il cuore di più persone possibili. L’Artico ha bisogno di tutti noi per essere protetto e, insieme, possiamo iniziare a cambiare le cose.
“L’attrazione per le regioni polari per chi vi è stato una volta è irresistibile. Quel senso di assoluta libertà dello spirito, quell’allontanamento da ogni cura di cose materiali che non siano quelle indispensabili alla sopravvivenza, quel perdere valore di idee, principi, sentimenti, così importanti ed essenziali nel mondo civile. La legge umana che più non esiste e cede il posto a quella della natura. Quella solitudine immensa dove ognuno si sente re di se stesso. Tutto questo una volta provato non lo si dimentica più ed esercita un fascino al quale è impossibile resistere” (Umberto Nobile)
L’Artico, o Artide, è la zona che circonda il Polo Nord. Vi rientra tutta la zona a nord del Circolo Polare Artico, ovvero al di sopra della latitudine di 66°33’39” Nord. Oppure si può considerare Artico la zona dove la temperatura media di Luglio non supera i 10°C. Il clima Artico è caratterizzato da lunghi inverni freddi e bui e da brevi estati fresche e luminose.
In inverno le temperature possono scendere fino ai -60°C. Le ore di luce si riducono drasticamente a seconda della latitudine, fino a culminare nella Notte Polare. In questo periodo, a causa dell’inclinazione dell’asse di rotazione della Terra, il Sole non sale mai sopra l’orizzonte. Durante l’estate invece le temperature oscillano tra i -10°C e i +10°C. Le giornate si allungano sempre di più a seconda della latitudine, fino ad arrivare ad avere luce per 24 ore (Sole di Mezzanotte). In questo periodo, sempre a causa dell’inclinazione dell’asse di rotazione della Terra, il Sole non scende mai sotto l’orizzonte.
L’Artico non è propriamente un continente, come l’Antartide, poiché l’intera area è composta dal Mar Glaciale Artico e dai territori più settentrionali del continente euroasiatico e di quello americano: Canada e la regione del Nunavut, Alaska, Danimarca (con la Groenlandia e le Isole Fær Øer), Finlandia, Norvegia e Isole Svalbard, Svezia, Islanda (subartico), Russia e Siberia (e isole, tra cui le Franz Joseph Land, Novaja Zemlja, Severnaja Zemlja, le isole della Nuova Siberia e l’isola di Wrangel).
Gli abitanti dell’Artico
L’Artico è abitato da popolazioni indigene autoctone che, pur derivando dalla stessa antica etnia, nel corso dei secoli si sono adattate alle condizioni delle diverse regioni, sviluppando idiomi e usanze differenti. Queste popolazioni hanno sempre vissuto di caccia, pesca e allevamento, utilizzando i materiali e le risorse trovate nei territori a loro accessibili. Al giorno d’oggi il riscaldamento globale e la colonizzazione hanno tuttavia portato la maggioranza di queste comunità ad abbandonare del tutto o in parte il proprio stile di vita originale.
Tra i più conosciuti compaiono i Sami, i nomadi allevatori di renne della Lapponia, distribuiti dalla penisola di Kola (Russia) fino alla Norvegia centrale. I Sami mantengono tuttora una forte identità e autonomia culturale, hanno un proprio parlamento, una bandiera, un inno e mantengono vive le loro tradizioni originali.
Gli Inuit sono gli abitanti originari delle regioni costiere artiche e subartiche del Canada, dell’Alaska, della Groenlandia e della punta nord-orientale della Siberia. Sono dediti alla caccia principalmente di mammiferi marini e alla pesca. Quando si parla di Inuit sono spesso associati alla loro antica abitazione invernale, l’igloo, una capanna sferica realizzata con cubi di ghiaccio.
Gli Yupik, popolo indigeno dell’Alaska e dell’estremo oriente russo, insieme agli Inuit vengono inseriti nel gruppo degli eschimesi. Il termine eschimese fu utilizzato dai nativi algonchini del Canada per identificare questo popolo vicino a loro. Anch’essi vivono di caccia e pesca e all’interno di questo popolo è possibile distinguere tre gruppi: gli Alutiiq della penisola dell’Alaska, gli Yupik dell’Alaska Centrale e gli Yupik siberiani.
Gli Aleuti, popolazione indigena delle Isole Aleutine, hanno conservato le loro antiche tradizioni fino all’inizio del XX secolo, pescando e cacciando mammiferi marini a bordo di particolari kayak. Oggi vivono di pesca commerciale e caccia alle foche. Gli Jakuti (detti anche Sacha) sono un gruppo etnico della Jacutia in Siberia settentrionale. Anch’essi sono divisi in due gruppi: gli Jakuti del nord, cacciatori seminomadi e allevatori di renne, e gli Jakuti del sud, allevatori di cavalli e di bovini.
I Komi e i Nenci (o Nenet)sono distribuiti dalla Repubblica dei Komi alla penisola di Tajmyr (Russia). Sono una comunità nomade e basano la loro attività principale sull’allevamento di grandi mandrie di renne. I Tungusi sono distribuiti tra Siberia, Cina settentrionale e Mongolia. Si dividono in due gruppi: a nord sono principalmente cacciatori e allevatori di renne, mentre a sud sono allevatori di bovini e cani da slitta.
La fauna dell’Artico
Nell’Artico, nonostante le rigide temperature e le condizioni estreme, vivono un gran numero di animali. Tra le specie terrestri troviamo il lemming, la lepre artica, la renna, l’alce, il bue muschiato. E ancora la volpe artica, l’ermellino, il lupo artico e il Re dell’Artico, l’orso polare.
Tra le specie marine troviamo invece diversi tipi di foca, come la foca della Groenlandia (detta anche foca dalla sella a causa della macchia sul dorso), la foca dagli anelli (la più comune, deve il suo nome alla colorazione a macchie scure circondate da anelli color grigio chiaro) e la foca fasciata (caratterizzata da 4 fasce di color bianco situate una attorno al collo, una attorno alle coda e una su ciascun fianco), trichechi e lo squalo della Groenlandia (una delle più grandi specie di squalo). Troviamo poi diverse specie di cetacei, come il narvalo, il beluga, l’orca. E diverse specie di balene, tra cui la balenottera azzurra e la balena della Groenlandia (o balena artica).
Anche l’avifauna artica è ricca di esemplari, tra cui troviamo la sterna artica, la pernice artica, il girifalco, la civetta delle nevi. I più conosciuti sono i puffin o pulcinella di mare, e il bellissimo gufo delle nevi.
Le spedizioni che hanno fatto la storia dell’Artico
Nel corso dei secoli l’Artico e il Polo Nord sono stati meta di molte esplorazioni a livello mondiale. Tra le più importanti citiamo la scoperta della Groenlandia da parte di Erik il Rosso, avvenuta alla fine del X secolo (intorno al 980) e la scoperta delle isole Svalbard da parte dell’olandese Willem Barents, che avvista e descrive per la prima volta la costa nord occidentale delle isole nel 1596.
Il primo a toccare l’80° parallelo fu l’inglese Henry Hudson, che raggiunse gli 80°23’ di latitudine Nord a bordo della nave Hopewell nel 1607. Record superato un secolo e mezzo più tardi (1773) da Costantin John Phipps che, a bordo del vascello Rachorse, raggiunse la latitudine di 80°48’ Nord. Superato infine nel 1827 da William Edward Parry che, con una spedizione in slitta, raggiunse gli 80°45’ Nord.
Alla fine dell’800 (1893), con una spedizione su slitte, Fridtjof Nansen, Premio Nobel per la Pace nel 1922, raggiunse per la prima volta l’86° parallelo (86°14’N). Nansen è famoso anche per aver fatto la prima traversata della Groenlandia a piedi. Sei anni più tardi (1899) l’italiano Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi a bordo della nave Stella Polare raggiunse per la prima volta in assoluto la latitudine di 86°34’ Nord.
Gli anni 1926 e 1928 videro altre due straordinarie imprese italiane realizzate per mezzo di due dirigibili, Norge e Italia, progettati, realizzati e comandati dall’ingegnere Umberto Nobile. La spedizione del 1926 fu organizzata dall’esploratore norvegese Roald Amundsen, il quale aveva appena conquistato il Polo Sud nel 1911. Il 10 aprile il dirigibile Norge partì dall’aeroporto di Ciampino verso la Baia del Re nelle Isole Svalbard. Dopo varie soste per rifornimenti, raggiunse il Polo Nord il 12 maggio. Nel 1928 Umberto Nobile partì nuovamente verso il Polo Nord con il dirigibile Italia. Questa stavolta fu una vera e propria spedizione scientifica con scienziati ed equipaggio composto in gran parte da italiani.
Il 15 aprile il dirigibile partì dall’aeroporto di Milano e raggiunse le Svalbard il 6 maggio. Dalle isole partirono successivamente 3 voli sopra la calotta polare, durante i quali vennero raccolti dati e informazioni tutt’oggi rilevanti per la ricerca scientifica, soprattutto nel campo della meteorologia e geografia. Durante il volo di ritorno però, a causa del maltempo, il dirigibile precipitò sulla banchisa polare. Parte dell’equipaggio fu trascinato via insieme all’involucro del dirigibile, che non fu più trovato. Per ripararsi dal freddo e dal maltempo Nobile e i suoi compagni sopravvissuti usarono la tenda da campo, colorata di rosso con l’anilina per rendersi visibili ad eventuali soccorsi, che divenne famosa come la Tenda Rossa.
I superstiti ripararono la radio e iniziarono ad inviare segnali di SOS che, fortunatamente, intercettò un radio amatore russo. Questo consentì il recupero di Nobile e dei suoi compagni grazie ad un’operazione di salvataggio che coinvolse 6 nazioni, 22 aerei, 18 navi ed oltre 1.500 uomini. Durante la spedizione però perse la vita Roald Amundsen, partito anche lui in soccorso di Nobile. Le ricerche terminarono il 12 luglio con il recupero dei superstiti da parte della nave rompighiaccio russa Krassin.
Altre due esplorazioni degne di essere menzionate sono state compiute da due italiani: Francesco Negri e Giuseppe Acerbi. Francesco Negri fu il primo turista a raggiungere Capo Nord via mare con un viaggio durato 3 anni (dal 1663 al 1666). Fu anche il primo italiano ad aver sperimentato lo sci di fondo. Giuseppe Acerbi fu invece il primo turista a raggiungere Capo Nord via terra con un viaggio durato 2 anni (dal 1798 al 1799). Fu anche il primo italiano ad aver sperimentato il rito della sauna e ad averne parlato al di fuori del Nord Europa. Grazie a loro e alle loro pubblicazioni, questi due perni della cultura lappone sono stati conosciuti al di fuori del Nord Europa.
L’importanza dell’Artico sul clima globale
L’Artico, insieme all’Antartide, gioca un ruolo fondamentale per la Terra: regolare il clima dell’intero pianeta, creando un equilibrio indispensabile ma allo stesso tempo fragile. Equilibrio che, purtroppo, negli ultimi anni è messo a dura prova dal riscaldamento globale. La calotta glaciale e il ghiaccio marino riflettono i raggi del Sole raffreddando il clima terrestre, mentre le acque del Mar Glaciale Artico li assorbono, influenzando le correnti marine dell’intero pianeta.
L’eccessiva perdita di ghiaccio, sia marino sia terrestre, libera una superficie sempre più ampia di mare e di terra che assorbirà sempre più calore, riscaldando il clima, provocando un aumento di eventi catastrofici come alluvioni, uragani e siccità, e aumentando a sua volta lo scioglimento dei ghiacci. Un circolo vizioso dannoso per l’intero pianeta.
Ne abbiamo parlato più approfonditamente in questo articolo: i danni del riscaldamento globale.
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