In un itinerario in Giordania che si rispetti, una delle cose che non può di certo mancare è un tour dei bellissimi Castelli del Deserto. I Castelli del Deserto, di cui quelli della Giordania rappresentano una parte importante, sono palazzi o castelli fortificati situati in quella che fu l’allora provincia omayade di Bilad ash-Sham. Durante la dinastia omayyade, i nobili e le famiglie benestanti eressero piccoli castelli in regioni semi-aride che utilizzavano come tenute di campagna o case di caccia. Per l’aristocrazia di omayyade, la caccia era il passatempo preferito e i Castelli del Deserto divennero importanti luoghi di relax e divertimento.
Questi edifici vennero costruiti tra il 660 e il 750 sulla base di un modello romano e si trovano principalmente vicino ad una fonte d’acqua e sulle antiche rotte commerciali più importanti, come quelle che collegano Damasco con Medina e Kufa. Fungevano da centri agricoli e commerciali, stazioni e punti di ristoro per le carovane e avamposti utili ai regnanti per stringere legami con i beduini locali. La maggior parte dei Castelli del Deserto omayyadi sono sparsi nelle regioni semi-aride della Giordania nord-orientale, con molti altri in Siria, Israele e Cisgiordania (Palestina).
- Qasr al Hallabat
- Hammam al-Sarah
- Qasr Al-Azraq
- Qusayr Amra
- Qasr al-Kharanah
- Qasr Al-Mshatta
- Al-Muwaqqar
- Qasr Al-Qastal
- Qasr Tuba
- Mappa dei Castelli del Deserto
Castelli del Deserto: guida alla scoperta dei più bei castelli della Giordania
La maggior parte dei qasr venivano costruiti seguendo un modello standard. Il castello principale era di forma rettangolare e in pietra, con un ricco e lavorato ingresso, sale decorate con affreschi e mosaici pavimentali. Gli altri edifici comprendevano un hammam (bagno), una moschea e dei recinti per gli animali. All’interno del complesso solitamente c’era anche un serbatoio per l’acqua o una diga per far confluire l’acqua al castello.
La maggior parte dei palazzi del deserto furono abbandonati dopo che gli omayyadi caddero dal potere nel 750, lasciando molti progetti incompleti e altri abbandonati a se stessi.
Il circuito dei Castelli del Deserto in Giordania è un itinerario circolare che si estende ad Est e a Sud di Amman per circa 250 chilometri. Non è possibile effettuare questo tour con i mezzi di trasporto pubblici in quanto, semplicemente, non ci sono. Vi consigliamo di farlo in autonomia e in totale libertà noleggiando l’auto e dandovi il tempo che desiderate per assaporare la magia di questi luoghi. Guidare in Giordania non è complicato e una normale auto, meglio se 4×4, è sufficiente. Se però non ve la sentite di guidare, potete sempre prendere parte ad un tour guidato come questo proposto da Civitatis oppure noleggiare un’auto con driver.
Portate con voi una scorta di acqua e un po’ di cibo in quanto la maggior parte dei castelli si trovano in zone aride e lontano da tutto. Partite con il serbatoio dell’auto pieno, scaricatevi i percorsi GPS e evitate di guidare fuori dai sentieri battuti, a meno che non abbiate noleggiato un fuoristrada. Gli ingressi di tutti i castelli sono compresi nel Jordan Pass, altrimenti è possibile acquistare un biglietto cumulativo per i 3 castelli principali, mentre altri sono gratuiti. I castelli sono aperti solitamente dalle 8.00 alle 18.00 da Maggio a Settembre e fino alle 16.00 da Ottobre ad Aprile.
I Castelli del Deserto principali sono 3, che sono il Castello di Haraneh (Qasr al-Kharana), il Castello di Amra (Qusayr Amra) e il Castello del Walid (Qasr Azraq). Oggi però in questo circuito spesso sono inclusi anche i seguenti castelli: Al-Qastal, Al-Muwaqqar, Mshatta, Hammam Al-Sarah, Qasr Al-Hallabat e Tuba.
Di seguito ve li raccontiamo in ordine seguendo un itinerario circolare, partendo da Amman.
Qasr al Hallabat
Qasr al Hallabat (in arabo قصر الحلابات) risale al II e III secolo d.C., nonostante vi siano tracce di presenza nabatea. Nasce inizialmente come una fortezza romana, costruita sotto l’imperatore Caracalla per proteggere i suoi abitanti dalle tribù beduine. Dalla cima del colle su cui si erge si potevano infatti facilmente vedere uomini a cavallo che si avvicinavano dalle pianure circostanti. Era uno dei tanti castelli situati lungo l’autostrada romana, la Via Nova Traiana, un percorso che collegava Damasco ad Aila (l’attuale Aqaba) attraverso Petra e Filadelfia (l’attuale Amman).
Nel VI secolo i bizantini utilizzarono e ampliarono il forte, trasformandolo in un monastero. Infine, nell’VIII secolo, il califfo omayyade Hisham Ibn Abd al-Malik ordinò la demolizione delle strutture romane. Il suo fine era quello di riqualificare il sito militare e il territorio vicino per diventare uno dei più grandi complessi omayyade del deserto. Alcuni scavi archeologici hanno riportato alla luce oltre 140 iscrizioni greche, due in nabateo e una in safaitico, tutte incise su pietre di basalto. Si pensa che gli omayyadi portarono queste pietre al castello dagli omayyadi prendendole da un insediamento vicino. Le iscrizioni greche sembrano indicare un editto emesso dall’imperatore bizantino Anastasio (491-518 d.C.) per la riorganizzazione amministrativa ed economica della Provincia d’Arabia.
Il castello è stato costruito seguendo la struttura romana esistente, alla quale è stata aggiunta una moschea, un bagno e un ingegnoso sistema idrico che comprendeva cinque cisterne e un grande serbatoio d’acqua. Nelle vicinanze del castello è stata ritrovata anche un’altra struttura chiusa che probabilmente veniva utilizzata per scopi agricoli. Il palazzo principale è costruito con pietre di basalto nero e pietre calcaree, ha una pianta quadrata e torri ad ogni angolo. Al suo interno era decorato con mosaici che raffiguravano diversi animali, uomini e piante, affreschi e sculture.
Oggi è possibile ammirare i resti del castello, un mosaico situato sopra la cisterna centrale, i resti della moschea con i suoi archi, i resti dell’irrigazione del terreno agricolo e le rovine del villaggio dove vivevano i servi.
Hammam al-Sarah
Circa 3 chilometri ad Est del castello si trova Hammam al-Sarah, un piccolo bagno costruito durante il periodo omayyade. Al suo interno comprendeva una sala per il pubblico e i bagni reali. All’interno dei bagni si trovava uno spogliatoio (apodyterium), un tepidarium (stanza tiepida) e un caldarium (stanza calda). L’acqua arrivava ai bagni grazie ad un ingegnoso sistema di conduttura, che comprendeva un forno per riscaldarla, un pozzo di circa 20 metri e un dispositivo che trasportava l’acqua dal pozzo alla cisterna sopraelevata. Oggi è possibile osservare i resti di questo complesso sistema idrico.
Il bagno è stato ricostruito grazie all’importante intervento del Dipartimento di Antichità di Giordania.
Qasr Al-Azraq
Qasr al-Azraq (in arabo قصر الأزرق, che significa Castello Blu) è una grande fortezza costruita dai romani, intorno al 300 d.C., in un punto di alta importanza strategica, probabilmente per proteggere l’Oasi di Azraq, l’unica fonte permanente di acqua in circa 12.000 km² di deserto. Dal castello i romani costruirono anche una strada che portava in Siria, contornata da diverse fortezze atte a difendere il traffico commerciale e ospitare i diversi reparti dell’esercito. All’interno del castello c’erano diverse camerate per i soldati, un pozzo profondo, ampi magazzini e stalle con mangiatorie per cavalli e cammelli.
Successivamente i bizantini presero il controllo della fortezza, i quali costruirono al suo centro una chiesa bizantina, e nell’VIII secolo dagli omayyadi. Questi la trasformarono inizialmente in una roccaforte e successivamente in un palazzo. Costruirono una moschea dove prima si trovava la chiesa bizantina, tuttora visibile e ben conservata, ma senza minareto. Il palazzo, come tutti gli altri, fu abbandonato nel 750 d.C.. La struttura della fortezza come la possiamo osservare oggi risale alla vasta ristrutturazione ed espansione realizzata dagli Ayyubidi nel XIII secolo (1237). La fortezza serviva come baluardo difensivo contro i crociati. Questi utilizzarono la pietra di una locale cava basalto per rendere il castello più scuro rispetto agli altri.
La fortezza però non resse gli attacchi dei turchi ottomani del XVI secolo, i quali vi impiantarono una guarnigione durante il loro impero fino al XX secolo. Nell’inverno tra il 1917 e il 1918, durante la Rivolta Araba contro l’impero ottomano, Lawrence d’Arabia stabilì nella fortezza il suo quartier generale. Il suo ufficio era una stanza sopra il corpo di guardia dell’ingresso sud.
In origine la fortezza era alta tre piani, di cui oggi è possibile osservarne solamente due, ed era costruita con roccia nera basaltica. Al centro della fortezza si trovava un ampio cortile, al cui centro sorgono oggi i resti della moschea, e ad ogni angolo delle mura sorgeva una torre di guardia. L’ingresso principale conduce ad un vestibolo dove si può vedere, scolpito nel pavimento, un antico gioco romano. Di fronte all’ingresso, a sinistra, si trovano i resti di un altare costruito nel III secolo d.C..
Nell’angolo nord-orientale è possibile osservare il profondo pozzo, un tempo pieno d’acqua, mentre nell’angolo nord-occidentale si trovano i resti di una prigione. Nella parte settentrionale si trovano i resti del quartiere residenziale, con i resti di una cucina e della mensa, accanto ai magazzini e alle stalle. È possibile salire anche in cima ad una delle torri, ma fate attenzione perché il pavimento è accidentato. L’accesso alla torre è tramite un grande portone formato da un’unica lastra di basalto. Il guardiano del castello ha allestito una piccola mostra con la sua collezione di fotografie di Lawrence. Suo padre era infatti uno degli ufficiali arabi al suo servizio.
Poco distante, andando verso Est, si trova un bivio che vi condurrà a Qasr Ussaykhim. Si tratta di un castello ormai in rovina, costruito utilizzando le rocce nere del deserto, di cui rimangono solo alcuni archi. Il paesaggio che si ammira lungo la strada e dal castello però ne vale la pena. La strada termina circa 1 chilometro prima de deserto, perciò dovrete camminare un po’ per raggiungerlo.
Qusayr Amra
Qusayr Amra (in arabo ﻗﺼﻴﺮ عمرة, che significa il piccolo palazzo di ʿAmra) è il più famoso dei 3 Castelli del Deserto nonostante sia anche il più piccolo. È quello che solitamente viene raffigurato in tutte le cartoline che mostrano i must see della Giordania, talmente bello e ben conservato da essere stato dichiarato nel 1985 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. E come dargli torto!
Della storia di questo castello si sa ancora per poco, ma si pensa che sia stato costruito all’inizio del VIII secolo, tra il 711 e il 715, dal califfo omayyade al-Walīd I. Il palazzo è uno dei primi esempi di arte e di architettura islamica presenti nella zona. Qusayr Amra, e altre fortificazioni simili come Qasr Al-Kharanah e Qasr al-tuba, è situato lungo un’antica rotta che si estendeva dalla città araba di Tayma attraverso Wadi Sirhan verso la piana di Balqa in Giordania. La struttura abbandonata fu riscoperta da Alois Musil solamente nel 1898. Il suo aspetto basso, piccolo e tozzo però non fa assolutamente pensare ad un utilizzo difensivo, ma bensì ad una dimora privata di relax e svago del califfo e dei suoi familiari.
Ciò che rende questo edificio veramente importante però sono i suoi affreschi, in cui sono raffigurati diversi Re del passato, scene di caccia, animali, uomini e donne ed elementi naturali. L’ingresso principale, situato a Nord, conduce nella Sala delle Udienze, dove a quei tempi si tenevano banchetti, balli e feste. Qui si trovano dipinte sugli archi due donne a seno nudo su sfondo azzurro, due lottatori che si scaldano prima della lotta e una donna coperta da un succinto lembo di stoffa che esce dalla vasca da bagno in un hammam. Tutte immagini in contrasto con la cultura musulmana. Sul soffitto sono raffigurate le fasi di costruzione del castello, partendo dall’estrazione delle pietre nella cava fino al loro trasporto a dorso di cammello.
Inoltre è visibile un dipinto che raffigura sei sovrani, di cui 4 sono stati identificati. Si tratta del re persiano Cosroe, il Negus d’Abissinia, il re dei visigoti Roderico e l’allora imperatore di Bisanzio Cesare. Al centro del dipinto era raffigurato il califfo Al-Walid I. Ad oggi non è ancora ben chiaro il significato di questo dipinto che potrebbe significare la parità o addirittura la sovranità dell’Islam data dalla raffigurazione centrale del califfo, oppure potrebbe trattarsi di una raffigurazione dei nemici dell’Islam.
Sulla sinistra della stanza si può entrare nell’hammam, il complesso termale, che ospitava lo spogliatoio e i bagni con l’acqua tiepida e calda. Gli affreschi nello spogliatoio raffigurano 3 volti anneriti, che dovrebbero rappresentare le 3 età dell’uomo e stando ai giordani di fede cristiana si pensa che la figura centrale rappresenti Gesù. Curioso l’affresco che raffigura un orso che suona uno strumento a corde applaudito da una scimmia. Nel tepidarium sono raffigurate altre donne nude che fanno il bagno ad un bambino, mentre il soffitto del calidarium è decorato da una raffigurazione della volta celeste e da segni zodiacali. Questo si pensa fosse uno dei primi tentativi conosciuti di raffigurare l’universo su una superficie curva.
Oggi è possibile visitare anche un pozzo profondo 36 metri, connesso ad un saqiyah originale, ovvero un meccanismo artigianale azionato dalla forza motrice di un animale da tiro che serviva per convogliare l’acqua in un serbatoio.
Qasr al-Kharanah
Qasr al-Kharana (in arabo قصر ﺍﻟﺨﺮانة) si ritiene che sia stato costruito tra la fine del VII secolo e l’inizio dell’VIII secolo d.C., grazie al ritrovamento di un’incisione lasciata dall’architetto nella stanza del trono. Altre incisioni latine e greche indicano che il castello sorga su una vecchia costruzione romana o bizantina. Lo stile architettonico e la decorazione dell’edificio mostrano influenze delle tradizioni siriane, partiche e sasane. Alcuni studiosi sostengono che la struttura fu costruita durante l’occupazione persiana nell’area tra il 614 e il 628.
Ad oggi non è ancora ben chiaro quale fosse il suo utilizzo, in quanto la disposizione interna dell’edificio e la struttura delle feritoie sulle mura non erano adibite ad uso militare. Potrebbe essere stato un caravanserraglio o luogo di sosta per i commercianti, ma non si trova su nessuna delle rotte principali e non si trova vicino a nessuna fonte d’acqua.
Si pensa che gli omayyadi utilizzassero il castello per cacciare e per ricevere i capi beduini della zona, loro importanti alleati. Questi si accampavano con le loro classiche tende in lana vicino al pozzo esterno, che era l’unico presente nella zona. Il castello è stato utilizzato poco e fu abbandonato nel 750, insieme a tutti gli altri, dopo la caduta dell’impero omayyade.
L’edificio è costruito con blocchi di pietra rosa grezzi incastonati con una malta a base di fango. È un quadrato di 35 metri su ciascun lato, con piccole torri angolari arrotondate e due torri che circondano l’ingresso principale. All’interno si trovano un cortile con al centro una vasca di raccolta dell’acqua piovana, le stalle, i magazzini, un porticato e alcuni pilastri separati che si pensa risalgano ad antiche costruzioni bizantine. Salendo lungo la scala è possibile raggiungere il secondo piano dell’edificio, dove si trovano una sessantina di camere tutte abbellite con arcate, medaglioni, affreschi e sculture. Salendo ancora si raggiunge la sommità del castello, da cui si gode di una splendida vista del deserto circostante, ma può capitare di trovare le scale chiuse ai visitatori.
Qasr Al-Mshatta
Qasr Al-Mshatta (in arabo قصر المشتى, che significa accampamento invernale) è uno degli esempi più grandiosi dei Castelli del Deserto e sembra avesse diversi ruoli. Probabilmente fu utilizzato per il controllo politico e militare dell’area locale e veniva utilizzato anche come dimora invernale dal califfo. Questo palazzo risale al 744 ad opera del califfo al-Walīd II. Il complesso non fu mai completato.
Le rovine del castello sono costituite da un recinto quadrato, circondato da un muro esterno composto da 25 torri. L’interno è diviso in tre strisce uguali, di cui solo quella centrale è stata completata. Questa striscia centrale contiene tre elementi principali: sul lato meridionale si trova il Gateway Block, seguito dal grande cortile centrale che conduce a Nord verso la sala dei ricevimenti, l’unica sala interamente costruita. Il grande cortile centrale aveva al centro un laghetto rettangolare. Tutte intorno ci sono le basi di diverse sale disposte simmetricamente attorno a un piccolo cortile. Tra le stanze c’è una piccola moschea, riconoscibile dal mihrab situato sulla sua parete meridionale rivolto verso la Mecca.
La sala dei ricevimenti è costituita da una stanza forma di basilica, con un corridoio a volta a tre navate separate da colonne, che porta alla sala del trono. La sala del trono aveva una saletta centrale che un tempo conteneva il trono, ed era coperta da una cupola di mattoni. Le sale laterali erano divise in quattro suite residenziali, chiamate in arabo buyut.
I resti del castello furono rinvenuti nel 1840 e la facciata donata dal sultano ottomano al kaiser tedesco Guglielmo II. Oggi è esposta al Museo Pergamon di Berlino. L’ingresso del Museo Nazionale di Damasco è una copia parziale della facciata di Qasr Al-Mshatta.
Qasr Al-Muwaqqar
Al-Muwaqqar (in arabo الموقر) è un è un piccolo villaggio che ospita le rovine di un palazzo fortificato omayyade, il Qasr Al Muwaqqar. Oggi rimangono pochissimi resti del palazzo, alcuni capitelli a foglia d’acanto e un indicatore del livello dell’acqua di una cisterna del palazzo, inciso con segni kufic che indicano un livello massimo di circa 10 metri.
Il palazzo sorge su una vetta e dominava un’antica strada, crocevia di tutte le piste che portavano ai castelli. Circa 20 chilometri a Nord-Est potete visitare Qasr al-Mushash, un castello situato al centro di un antico insediamento omayyade, composto da 18 edifici. Entrambi i castelli non sono mai inclusi negli itinerari turistici e pertanto non troverete nessuno durante la vostra visita.
Qasr Al-Qastal
Qasr Al-Qastal è uno dei più antichi e completi castelli omayyadi. Si trova a 25 chilometri da Amman, vicino all’aeroporto, sulla strada che conduce a Ma‘an. Un tempo l’edificio misurava 68 metri quadrati, le mura esterne ospitavano 4 torri principali agli angoli e 12 torrette semicircolari intervallate tra le torri principali. Il palazzo originariamente era formato da due piani. Al piano terra si trovavano l’ingresso, un cortile e sei suite, mentre al piano superiore si trovavano altre camere e la sala dei ricevimenti. Originariamente il palazzo era decorato con mosaici e intagli, simili a quelli ritrovati a Qasr al Hallabat.
Vicino al palazzo ci sono una piccola moschea rettangolare e un cimitero, i cui resti sono tuttora visibili. Le tombe del cimitero hanno suscitato l’interesse degli archeologi e degli studiosi in quanto sono orientate verso Gerusalemme, opposta alla Mecca. Attaccato alla moschea si trova uno dei minareti più antichi al Mondo, noto come il minareto di Al-Qastal.
L’acqua per il palazzo proveniva da una grande diga di pietra, un serbatoio e oltre 70 piccole cisterne che avevano una capacità combinata di oltre 2 milioni di metri cubi di acqua.
Ad oggi è possibile osservare le rovine di una serie di edifici, della moschea, di un palazzo centrale, del cimitero, di alcune case, dei bagni, del serbatoio e della diga.
Qasr Tuba
Qasr al Tuba è il più meridionale e isolato dei Castelli del Deserto omayyadi ed è raggiungibile solamente con un fuoristrada 4×4 in quanto la strada è tutta sterrata. Per questo motivo lo abbiamo lasciato per ultimo in questo articolo, ma è possibile raggiungerlo dopo Qasr al-Kharana. Noi non siamo riusciti ad andarci nel nostro primo viaggio, ma è già inserito nel nostro prossimo itinerario.
Fu costruito nel 743 d.C. dal califfo al-Walid II per i suoi figli, al-Hakam e ‘Uthmanit. Il progetto iniziale consisteva in due abitazioni di circa 70 metri quadrati, con torri decorative semicircolari, manon è mai stato completato. L’intera struttura sembra essere stata abbandonata poco dopo l’assassinio del califfo al-Walid II. Il palazzo potrebbe essere stato utilizzato come residenza di caccia dei figli del califfo e come caravanserraglio, incluso nel programma del califfo per migliorare le rotte per Hijaz.
Il palazzo è abbastanza ben conservato, la sezione nord-occidentale è quasi intatta, è possibile osservare le torri e una piccola cappella per le preghiere. Le strutture sopravvissute sono costituite da mattoni di fango cotti al sole e tetti a botte e architravi decorati con rosette intrecciate con foglie di piante, che danno l’impressione di un raffinato lavoro.
Mappa dei Castelli del Deserto
Di seguito vi inseriamo per comodità la mappa dei Castelli del Deserto, per rendervi conto della distanza da Amman. I più lontani sono Qasr Azraq, che dista circa 100 chilometri dalla capitale, e Qasr Tuba, raggiungibile solamente su strada sterrata.
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