Uno dei luoghi che più volevamo vedere durante il nostro viaggio in Sicilia era la splendida Valle dei Templi. Un luogo ricco di storia e l’unico posto al Mondo dove si possono ancora ammirare antichi templi dorici ben conservati al di fuori della Grecia. Non a caso la Valle dei Templi è uno dei siti archeologici più grandi e importanti del Mediterraneo. Definita da Pindaro nel 470 a.C. ‘la più bella città tra i mortali‘ e dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, è l’unica testimonianza rimasta dell’antica città di Akragas, la quarta città per grandezza dell’epoca.
Visitare la Valle dei Templi è una delle cose da fare assolutamente durante un on the road in Sicilia. E, dopo averla ammirata con i nostri occhi, non possiamo che consigliarvela. Noi abbiamo avuto la fortuna di visitarla completamente vuota, senza turisti, avendo la possibilità di respirarne completamente l’essenza, il silenzio e la magia che è in grado di regalare. Dedicate un’intera giornata alla visita del sito archeologico, restate fino al tramonto e perdetevi tra i suoi sentieri che si districano lungo la valle. Oltre ai tre templi più famosi ci sono anche altre rovine da visitare all’interno del sito.
In questa piccola guida vogliamo darvi tutte le informazioni necessarie per organizzare la visita alla Valle dei Templi in totale autonomia, dai vari ingressi all’itinerario da seguire, dagli orari ai costi.
- Un po’ di storia!
- Quando andare alla Valle dei Templi
- Cosa vedere alla Valle dei Templi
1. Cosa vedere all’esterno del Parco Archeologico
2. Templi lontano dal Parco Archeologico
3. Mostra Costruire per gli Dei: come si costruiva un tempio - Come arrivare alla Valle dei Templi
1. Dove parcheggiare alla Valle dei Templi - Orari e costo dei biglietti di ingresso
- Dove dormire alla Valle dei Templi
- Consigli utili per organizzare la visita alla Valle dei Templi
- Mappa della Valle dei Templi
Valle dei Templi: Informazioni utili per organizzare la visita
Un po’ di storia!
La città di Ἀκράγας (Akragas) è stata fondata nel 580 a.C. da coloni provenienti da Gela e da Rodi e prende il nome dall’omonimo fiume che circonda l’altopiano, insieme al fiume Hypsas. La sua posizione era strategica, vicino al mare, su di un altopiano. Era protetta a Nord dalla Rupe Atenea e dal Colle dei Girgenti e a Sud dalla Collina dei Templi. Alla foce dei due fiumi invece sorgeva il porto (emporion), dove oggi sorge il piccolo borgo di San Leone. Akragas fu una delle più importanti città del mondo antico, sia economicamente che politicamente.
Nel 570 a.C., con l’ascesa al potere del tiranno Falaride, la città visse il suo primo periodo di espansione economica. Questo tiranno però è ricordato più per la sua crudeltà che per i suoi successi. Egli infatti condannava i suoi nemici rinchiudendoli in un toro di bronzo, sotto al quale faceva accendere un fuoco. La leggenda narra che, quando dalla bocca della statua uscivano le grida dei poveretti, queste sembravano dei veri muggiti. La versa espansione della città però si raggiunge nel 471 a.C., sotto la guida del tiranno Terone.
Tra la metà del VI secolo e la fine del V secolo a.C. vennero apportate le maggiori modifiche edilizie, ancora oggi visibili, e venne costruita una grande cinta muraria a sua difesa. La cinta era lunga 12 chilometri e contava ben 9 porte di accesso. Oggi ne sono visibili i resti e qualche porta, di cui però non resta molto. Akragas ebbe la sua massima espansione con i tiranni Falaride e Terone, arrivando a contare più di 200.000 abitanti.
Gli anni d’oro però durarono poco e i Cartaginesi distrussero la città nel 406 a.C. durante un attacco, al quale seguì un periodo di decadenza. Tornò a prosperare solamente nel 340 a.C. con Timoleonte, il quale la fece ricostruire e tornare al suo massimo splendore. Seguì poi un periodo di guerre puniche e la città divenne un presidio dei Cartaginesi contro i Romani, che la conquistarono nel 210 a.C.. I Romani la rinominarono Agrigentum e costruirono nuovi edifici, tra cui due tempi, il teatro, il bouleuterion e le ricche case del Quartiere Ellenistico Romano.
Successivamente, in età tardo antica e alto-medievale, sulla Collina dei Templi venne costruita una vasta necropoli cristiana, in parte aperta e in parte sotterranea, tutt’oggi visitabile. Seguì un periodo di conquiste arabe, berbere e normanne che segnarono l’inizio dello spopolamento dell’antica città a favore del Colle dei Girgenti, dove in seguito nacque prima la città medievale e poi l’attuale Agrigento.
Questa splendida e antica città fu definita “Città la più bella fra quante son albergo per gli uomini” dal poeta greco Pindaro. E come dargli torto.
Quando andare alla Valle dei Templi
La Valle dei Templi è visitabile durante tutto l’anno, in tutte le stagioni. Noi ci siamo stati in estate, ad Agosto, ma se ne avete la possibilità vi consigliamo di visitarla in primavera o in autunno, quando le temperature sono decisamente più basse e i turisti non sono ancora arrivati.
Per quanto riguarda invece il momento migliore per visitarla, vi consigliamo la mattina presto, quando apre, o il tardo pomeriggio per godervi il tramonto. Se la visiterete in piena estate, evitate le ore centrali della giornata, fa veramente molto caldo e rischiate di non godervela come merita.
Cosa vedere alla Valle dei Templi
Il Parco Archeologico della Valle dei Templi è un sito di circa 1.300 ettari, situato a 3 chilometri da Agrigento. È suddiviso in due diverse aree: la parte occidentale e la parte orientale. La parte orientale è la più famosa, quella che include i tre templi più conosciuti e quella più visitata dai turisti mordi e fuggi. Noi vi consigliamo di iniziare la vostra visita proprio da qui. Andateci di mattina presto prima dell’arrivo dei bus turistici, in modo da godervi la maestosità di questi templi quasi in solitudine. Se desiderate avere con voi una guida, potete optare per un tour privato per la vostra famiglia o il vostro gruppo di amici oppure una visita guidata di gruppo.
Il primo tempio che si incontra dopo l’ingresso è il Tempio di Giunone, conosciuto anche come Tempio di Hera, risalente al V secolo a.C. (450 a.C.). Durante il Medioevo un forte terremoto lo distrusse parzialmente, lasciando intatti solamente gran parte del colonnato settentrionale con l’architrave e parte del fregio, parte dei colonnati laterali e un lungo altare, forse utilizzato per i sacrifici, preceduto da una scalinata di 10 gradini. Il tempio poggia su un krepidoma (basamento) di quattro gradoni e conserva, oggi, ben 30 delle 34 colonne originarie: 6 sui lati corti e 13 sui lati lunghi.
Il tempio riporta inoltre dei segni rossastri, che si pensa siano dovuti ad un incendio appiccato dai cartaginesi nel 406 a.C. durante un’invasione.
Camminando lungo il viale acciottolato si possono osservare le antiche mura di cinta della città, alcune ben conservate. Prima di raggiungere il secondo tempio, si trovano due importanti necropoli. La Necropoli Giambertoni a sinistra, costituita da tombe a cassa di pietra calcarea e datata tra il II secolo a.C. e il III secolo d.C.. Da questa necropoli provengono diversi sarcofagi scolpiti, come quello del bambino conservato oggi al Museo Archeologico Regionale Pietro Griffo.
La Necropoli Paleocristiana di Agrigento a destra, databile tra il III e il VI secolo d.C., suddivisa in diversi settori. La necropoli copre una vasta area e si suddivide a sua volta in necropoli sub divo, cioè a cielo aperto, e in necropoli della Grotta Fragapane, la più estesa catacomba di Agrigento. Quest’ultima è costituita da ambulacri (corridoi), cubicoli (piccole camere sepolcrali) e rotonde (grandi camere sepolcrali), ricavate dalle preesistenti cisterne a campana di età greca. Loculi e arcosoli sono stati scavati sulle pareti, mentre sul pavimento sono state scavate altre tombe a fossa.
Lungo la Via dei Sepolcri, un percorso che attraversa la necropoli da Est a Ovest ricavato da un canale dell’acqua di età greca, si trovano altri piccoli ipogei utilizzati come tombe.
Il secondo tempio che si incontra proseguendo lungo il percorso è il Tempio della Concordia, risalente al 430 a.C. e rimasto quasi completamente intatto dall’epoca. Insieme al Partenone di Atene e al Tempio di Nettuno (Paestum), è infatti considerato il tempio dorico meglio conservato al Mondo. Il tempio deve il suo nome ad un’iscrizione latina risalente alla metà del I secolo d.C. dedicata alla Concordia degli Agrigentini, erroneamente rapportata al tempio dallo storico Tommaso Fazello nel ‘500. Tutt’ora non si sa a quale divinità era dedicato il tempio, in quanto non sono mai state ritrovate testimonianze in merito.
Alla fine del VI secolo il vescovo Gregorio lo trasformò in basilica cristiana. Vennero poi apportate alcune modifiche strutturali in modo da renderlo più resistente ai terremoti. Solamente nel 1748 fu riportato alla sua forma originale e ribattezzato con l’attuale nome. Questo tempio si è conservato così bene grazie ad uno strato di argilla morbida, situato sotto la roccia dura su cui sorge, che è servito da ammortizzatore naturale proteggendolo dai terremoti.
Il tempio poggia su un krepidoma (basamento) di quattro gradoni e conserva anch’esso 6 colonne sui lati brevi e 13 sui lati lunghi. Conserva inoltre quasi interamente gli elementi della trabeazione (architrave, fregio e cornice) e i due frontoni sui lati est e ovest. Un tempio meraviglioso che, siamo sicuri, vi lascerà senza parole.
Di fronte a lui giace la scultura di Icaro Caduto, realizzata dallo scultore polacco Igor Mitoraj. La statua rappresenta la caduta di Icaro che, non ascoltando le raccomandazioni del padre Dedalo, volò troppo vicino al Sole, bruciandosi così le sue ali di cera e precipitando nel Mediterraneo.
Continuando ancora lungo il viale principale si raggiunge il Tempio di Ercole, Eracle per i Greci, il più antico dei templi dorici di Agrigento edificato intorno alla fine del VI secolo a.C.. Al contrario del precedente, si è quasi certi che la sua attribuzione ad Ercole sia attendibile, basandosi su un passo di Cicerone che ricorda l’esistenza di un tempio dedicato ad Ercole presso l’Agorà, situata poco più a Nord.
Il tempio poggia su un krepidoma (basamento) di tre gradoni su cui, un tempo, si trovavano 6 colonne sui lati corti e 15 sui lati lunghi. Oggi ne rimangono solo 8 che spiccano tra tutte le rovine, riposizionate tra il 1922 e il 1924 grazie all’inglese Alexander Hardcastle. Sul tetto c’erano delle grondaie per far defluire l’acqua piovana, realizzate a forma di teste di leone. Ne sono state rinvenute solamente due: una risalente alla fine del VI secolo a.C e una dei primi decenni del V secolo a.C..
Sulla sinistra del tempio si trova quella che un tempo era la IV porta della città, oggi chiamata Porta Aurea. Fu qui che, nel 210 a.C., entrarono i soldati romani comandati dal console Levinio.
Dal tempio si dirama un sentiero secondario che conduce ad una recente scoperta, il Teatro. Una ricerca durata per decine e decine di anni. Il tempio si trova in una posizione rialzata rispetto ad una delle strade principali dell’antica città e gode di una splendida vista sul tempio della Concordia. Purtroppo il teatro versa in un pessimo stato di conservazione ed è ancora oggetto di scavi, perciò non vedrete un granché.
Da questo tempio, tramite un sentiero secondario, si può raggiungere il Ginnasio, l’unico edificio antico risalente al periodo romano e legato ad attività ginniche. Qui è possibile osservare diversi spazi sia all’aperto che, all’epoca, coperti dove venivano praticati diversi sport. Successivamente, all’inizio del del IV secolo d.C., vengono costruiti altri tre edifici, che coprono buona parte dell’antico ginnasio, interpretati dagli archeologi come magazzini o mercati coperti. Ancora più tardi, l’area, ormai campagna, divenne la sede di impianti artigianali. Restano oggi i resti di un palmento del VII secolo d.C. e due fornaci per la produzione di ceramica dell’XI secolo d.C..
Tornando sul percorso principale, si incontra poco dopo il Tempio di Giove Olimpo (Zeus per i Greci), le cui rovine rappresentano uno dei più grandi templi dorici dell’antichità. La sua costruzione si deve agli Agrigentini che, dopo la vittoria sui Cartaginesi a Himera (480- 479 a.C.), lo eressero come offerta e ringraziamento a Zeus. Purtroppo il tempio venne totalmente distrutto da un terremoto avvenuto il 19 dicembre 1401 e oggi ne restano solamente un cumulo di rovine. Nel corso dei secoli è stato saccheggiato più volte e ne sono la prova diverse pietre utilizzate per costruire i moli di Porto Empedocle.
Il tempio poggia su un krepidoma (basamento) di 5 gradoni su cui, ai tempi, si trovavano sette semi-colonne doriche sui lati corti e quattordici sui lati lunghi, collegate tra loro da un muro continuo e alle quali, all’interno, corrispondevano altrettanti semi-pilastri rettangolari.
Durante la campagna di scavi del 1928 gli archeologi riportarono alla luce diversi reperti, tra cui i resti di quattro telamoni (o atlanti), gigantesche figure maschili poste negli intercolumni del tempio troppo vasti. Questi telamoni sono considerati tra i più grandi di tutta la Magna Grecia. Due di questi si possono vedere all’interno del tempio, uno ben ricostruito e uno riconoscibile, mentre un altro interamente ricostruito lo si può vedere all’interno del museo.
Continuando ancora lungo il percorso principale si trova il Santuario delle Divinità Ctonie, la parte di culto più antica della città di Akragas. Si tratta della parte centrale di una serie di aree sacre, dedicate ai culti di Demetra e alla figlia Persefone (o Kore), poste ai lati della Porta V. Erano divinità legate al ciclo agrario e alla fecondità della terra (ctonie). Tutta questa zona è disseminata di piccoli templi, recinti e altari, isolati o doppi, rotondi per le offerte di cereali e rettangolari per i sacrifici animali.
Nel V secolo a.C. fu eretto in questa zona il Tempio dei Dioscuri, di cui sono state parzialmente ricostruite quattro colonne tra il 1836 e il 1852, utilizzando elementi architettonici di epoche e provenienza diverse ritrovati sul posto. Sulle sue colonne si può osservare qualche traccia dello stucco bianco che originariamente rivestiva i templi. Proprio accanto a questo tempio, sorgeva il Tempio L e si pensa che le due costruzioni formassero una coppia di templi dedicata alla diade Demetra e Kora.
La Porta V, chiamata anche Porta Sacra, è un altro ingresso al Parco Archeologico e, un tempo, un ingresso principale della città.
In fondo al percorso principale si può accedere (ingresso a pagamento) al Giardino della Kolymbethra, termine greco che indica un tipo di piscina utilizzata in età romana per giochi acquatici. Durante la sua costruzione, grazie alla manodopera degli schiavi catturati in battaglia, vennero costruiti anche degli ipogei, gallerie artificiali che servivano a raccogliere le acque che fuoriuscivano dalla roccia porosa e a convogliarle, tramite un sistema di cunicoli, dalla collina verso il bacino della Kolymbethra, alimentando costantemente la piscina.
Un secolo dopo la battaglia di Himera, la piscina venne riempita di terra e trasformata in orto, diventando così una ricca area coltivabile. Tra il Settecento e l’Ottocento, quando in Sicilia si diffuse la coltivazione degli alberi da frutto, divenne un giardino di agrumi così come lo si può ammirare oggi.
Dal giardino si può visitare il Tempio di Vulcano (Efesto per i Greci), superando i binari della vecchia ferrovia in disuso. Il tempio, risalente al V secolo a.C., era di grandi dimensioni ma purtroppo oggi ne rimangono solamente le rovine. Restano solo il basamento di quattro gradoni e due colonne. All’interno della cella gli archeologi hanno però ritrovato i resti di un piccolo tempio risalente al VI secolo a.C..
Cosa vedere all’esterno del Parco Archeologico
Alcuni dei resti rinvenuti nella Valle dei Templi sono situati all’esterno del Parco Archeologico ed è possibile osservarli dalla strada oppure recandovi in altre zone più distanti.
Uno dei resti che non potete sicuramente perdervi in quanto ci si passa per arrivare al parco, è la Tomba di Terone. Si tratta di un edificio funerario a torre, appartenente alla Necropoli Giambertoni, e risale all’età tardo ellenistica. Ad oggi restano soltanto il podio cubico e un piccolo tempio a base quadrata, con colonne doriche agli angoli.
Poco distante dalla tomba, al centro della piana di San Gregorio, si trova il Tempio di Asclepio (o Esculapio), figlio di Apollo, dio della medicina. Di questo tempio del V secolo a.C. oggi non restano che poche rovine.
Visitate anche il Museo Archeologico Regionale di Agrigento, intitolato alla memoria di Pietro Griffo, noto archeologo. È stato inaugurato nel 1967 e ingloba al suo interno i resti di un monastero cistercense, annesso alla chiesa di San Nicola e risalente al XIV secolo. La chiesa custodisce, all’interno di una cappella, il famoso Sarcofago di Fedra.
All’interno del museo si trovano ben 5.688 reperti, suddivisi in 17 sale. Al suo interno ci sono due percorsi, uno dedicato all’antica città di Akragas/Agrigentum e uno dedicato alla storia della Sicilia centro-meridionale.
Il museo è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.30.
All’interno dell’area del museo si trovano anche l’Ekklesiasterion e l’Oratorio di Falaride, costruito secondo la leggenda dove un tempo sorgeva il palazzo del crudele tiranno di Akragas. L’Ekklesiasterion è il luogo dove si riuniva l’assemblea dei cittadini (in greco, Ekklesia) e fu costruito tra il IV e il III secolo a.C.. Originariamente si pensa che l’edificio avesse una forma circolare, di cui oggi rimane solamente una porzione di cavea a semicerchio, con 19 file di gradini. Sui suoi resti, nel I secolo a.C., fu costruito l’oratorio, un piccolo tempio.
Poco distante si trova il Bouleuterion, la sala del consiglio dei rappresentanti del popolo (in greco, Boulè). È datato tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C. Infine si trova il Santuario Ellenistico-Romano, un piccolo tempio circondato da un vasto piazzale porticato. Il santuario è datato tra la seconda metà del II secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C..
Mentre di fianco al museo si trova il Quartiere Ellenistico Romano, esteso circa 10.000 metri quadrati. Si tratta di un’importante testimonianza della cultura abitativa dell’antica Akragas. Al suo interno sono stati riportati alla luce ben 27 abitazioni (domus), suddivise in tre isolati (insulae) e delimitate da quattro assi stradali (cardines). Inoltre ci sono cisterne per la raccolta delle acque, magazzini, strutture produttive e botteghe. In alcune abitazioni sono stati rinvenuti dei bei pavimenti a mosaico, alcuni visibili e altri conservati in vari musei archeologici.
Templi lontano dal Parco Archeologico
Da tutt’altra parte rispetto alla Valle dei Templi, sono stati rinvenuti i resti di altri due importanti templi, incorporati oggi all’interno di altre costruzioni.
Uno di questi sorge alle pendici della Rupe Atenea, una delle due colline su cui si estende la città di Agrigento, e si tratta del Tempio di Demetra. Il tempio risale al 470 a.C. e oggi i suoi resti si trovano incorporati all’interno della Chiesa di San Biagio, un edificio di culto di epoca normanna (XII secolo). L’unica parte visibile all’esterno della chiesa sono solamente le fondamenta dell’atrio di accesso al tempio. Poco distante dal tempio si trovano il Santuario Rupestre e due altari rotondi, destinati alle offerte.
L’altro tempio sorge invece sulla collina di Girgenti, l’altra altura su cui si estende Agrigento, e si tratta del Tempio di Atena. Il tempio dorico risale alla prima metà del V secolo a.C. e oggi le sue rovine si trovano incorporate all’interno della Chiesa normanna di Santa Maria dei Greci. Ciò che è possibile osservare oggi è ben poco e si tratta solamente di una parte delle colonne e, entrando in uno stretto cunicolo, i resti del basamento a gradini.
Mostra Costruire per gli Dei: come si costruiva un tempio
Se visiterete la Valle dei Templi entro il 31 Dicembre, avrete la possibilità di conoscere i retroscena della costruzione di un tempio, grazie alla mostra ‘Costruire per gli Dei‘. Lungo il percorso di tutto il parco archeologico troverete diversi pannelli che spiegano alcuni tra gli aspetti più interessanti legati all’architettura templare, grazie all’utilizzo di riproduzioni di macchinari, utensili, impalcature, sistemi di traino, di ancoraggio, trasporto e molto altro ancora. È una mostra che noi abbiamo trovato molto interessante e che spiega davvero tutto, dall’estrazione dei blocchi in cava fino al loro posizionamento con ingegnosi macchinari, senza tralasciare il trasporto con veri e propri imballaggi, slitte e carri.
Tutto iniziava dalle cave che, se si era fortunati, si trovavano nei pressi del tempio che si doveva costruire, come per l’antica Akragas. Una volta individuata la cava, si passava poi all’intaglio dei blocchi di pietra, che avveniva tramite l’utilizzo di piccoli utensili metallici, come scalpelli e mazzette. Formavano così un taglio nella roccia, che solitamente seguiva i piani di stratificazione della roccia, nel quale inserivano poi dei cunei che venivano picchiettati fino al distacco del blocco. Per estrarre le colonne invece, scavavano una trincea attorno al perimetro del tamburo da staccare e, successivamente, procedevano al suo distacco dal banco roccioso. Questa tecnica, pensate, è stata documentata anche in Egitto, durante l’Antico Regno, e non è mai variata fino all’epoca romana.
I blocchi e le colonne venivano estratti leggermente più grandi, sia per evitare rotture indesiderate durante gli scavi sia per evitare danneggiamenti durante il trasporto. Sulle colonne lasciavano dei pezzi di roccia sporgenti ai quali agganciare le corde delle gru, mentre sui blocchi quadrati o rettangolari incidevano una grossa U dove facevano poi passare le corde per sollevarli. I blocchi erano così pronti per il trasporto verso il cantiere del tempio, che avveniva tramite slitte, carri o, per i blocchi di grandi dimensioni, con appositi macchinari.
Uno dei mezzi più diffusi per il trasporto era la slitta, utilizzata sin dalle civiltà egizie e mesopotamiche. Era estremamente funzionale e versatile, in quanto permetteva di trasportare sia piccoli blocchi sia blocchi più grandi. Le slitte venivano costruite con assi di legno incastrati tra loro, con le estremità rivolte all’insù per agevolarne il movimento. Erano molto leggere e realizzate per essere smontate e trasportate ciclicamente, mediante dei carri, dal cantiere alle cave.
Una volta cariche, le slitte venivano trainate dai buoi e, per agevolarne il movimento, mettevano sotto di esse dei rulli se il carico era leggero o delle assi di legno se il carico era pesante. Per renderla più governabile, la slitta era imbrigliata con delle funi collegate ad argani o a perni di legno incastrati ai lati della strada che ne regolavano la velocità, soprattutto in discesa.
Per il trasporto di blocchi più grandi e pesanti, utilizzavano invece il carro, decisamente più robusto delle slitte. Nonostante la sua robustezza, però, aveva delle limitazioni nel trasporto di elementi più grandi. Un carro trainato da buoi era difficile da governare, soprattutto nei tratti scoscesi o in pendenza, ed è per questo che lo utilizzavano solamente lungo tratte brevi e pianeggianti.
Per il trasporto di grossi blocchi monolitici che costituivano la struttura del tempio, utilizzavano invece la macchina di Chersifone o la macchina di Metagene. Questo sistema sfruttava la ruota, che trovava applicazioni diverse a seconda del blocco da trasportare. Era un sistema semplice e funzionale, basato sul rotolamento dei blocchi.
Per il trasporto delle colonne veniva utilizzata la macchina di Chersifone. Nelle basi di questi grossi blocchi cilindrici solitamente scavavano delle piccole cavità, nelle quali incastravano poi il telaio della macchina collegato alle ruote. Così facendo, i blocchi rotolavano su se stessi, rendendo il trasporto molto più semplice.
Per il trasporto di architravi, gradoni o grandi blocchi rettangolari veniva invece utilizzata la macchina di Metagene, figlio di Chersifone. In questo caso, i blocchi venivano incastrati direttamente all’interno delle ruote, costruite apposta con delle cavità di diverse dimensioni.
I greci sono conosciuti per essere stati dei bravi ingegneri e meccanici, e su questo non ci piove. Una volta ricevuti gli enormi blocchi di pietra in cantiere, restava da risolvere il problema del loro sollevamento e del posizionamento. Inventarono così un macchinario, chiamato capra, formato da lunghe travi di legno fissate nel terreno e unite all’estremità in modo da formare un triangolo. In cima a questa struttura fissarono una carrucola che, mediante delle corde, permetteva di sollevare il blocco fino all’altezza desiderata. Tramite un sistema di pulegge, diminuivano lo sforzo necessario per sollevare il peso, mentre tramite i paranchi riuscirono ad aumentare la potenza di sollevamento.
L’altezza del macchinario dipendeva dal carico da sollevare. Quelle di media dimensione erano maneggevoli e smontabili e potevano essere installate a diversi livelli man mano che si procedeva con la costruzione del tempio.
Per sollevare i blocchi di grandi dimensioni invece, utilizzavano un macchinario chiamato gru, simile al precedente ma molto più grosso. La gru non veniva utilizzata fissandola nel terreno, ma collocandola su grandi tronchi che servivano da binari, sui quali la macchina poteva scorrere parallelamente alla parte del tempio in costruzione. Così facendo la macchina poteva non essere smontata e ricostruita in continuazione. Questa macchina sfruttava inoltre un complesso sistema di funi, leve, paranchi e argani in modo da demoltiplicare il più possibile il peso durante il sollevamento.
Come arrivare alla Valle dei Templi
Raggiungere la Valle dei Templi è semplicissimo, ma vi consigliamo di noleggiare un’auto in modo da essere autonomi e non dipendere dagli orari dei mezzi pubblici.
- Da Palermo, da cui dista circa 130 chilometri, dovete prendere la SS121 e prendere l’uscita Agrigento (SS189). Dopo aver superato Aragona vi basterà seguire le indicazioni per il centro di Agrigento oppure per Caltanissetta/Canicattì, prendendo poi la 640 in direzione di Porto Empedocle, se desiderate raggiungere direttamente la Valle dei Templi.
- Da Trapani/Erice, da cui dista circa 175 chilometri, e da Selinunte, da cui dista circa 99 chilometri, dovete prendere la strada statale 115. Dopo aver superato Porto Empedocle, dovete seguire l’indicazione per la Valle dei Templi.
- Da Taormina (218 chilometri), da Catania (165 chilometri) e da Siracusa (circa 200 chilometri), dovete prendere l’autostrada Catania-Palermo. Superata Enna, dovete prendere l’uscita verso la 640 Caltanisetta/Agrigento e seguire prima l’indicazione per Caltanissetta e poi per Porto Empedocle.
- Da Ragusa, da cui dista circa 128 chilometri, dovete seguire la strada statale 115 fino ad arrivare alla Rotatoria Giunone.
Giunti in zona, alla rotonda di Giunone nei pressi dell’omonimo tempio, troverete le indicazioni per il parcheggio di Giunone.
Potete raggiungere la Valle dei Templi volando sull’aeroporto di Palermo, sull’aeroporto di Trapani o sull’aeroporto di Catania. Da qui potete poi spostarvi con la vostra auto a noleggio o combinando treno e autobus e in circa due ore arriverete ad Agrigento. La stazione ferroviaria di Agrigento si trova in Piazza Marconi, in centro, mentre quella degli autobus si trova in Piazzale Rosselli. Dalla stazione ferroviaria potete raggiungere la Valle dei Templi con un autobus. La linea da prendere cambia a seconda dell’ingresso del parco che desiderate raggiungere:
- Ingresso/Biglietteria Tempio di Giunone: dovete prendere l’autobus della Linea 2 e scendere alla fermata Tempio di Giunone.
- Ingresso/Biglietteria Porta V: dovete prendere l’autobus della Linea 1 e scendere alla fermata Templi-Porta V.
- Biglietteria e ingresso Teatro Ellenistico (per andare al Museo Archeologico): dovete prendere gli autobus delle Linee 1 e 2 e scendere alla fermata Museo Archeologico. Potete prendere anche l’autobus della Linea 3, ma la fermata Museo Archeologico è su richiesta.
Dove parcheggiare alla Valle dei Templi
Se raggiungerete la Valle dei Templi in auto, sappiate che i parcheggi in zona sono tutti a pagamento. Costano € 5,00 al giorno e si trovano vicino agli ingressi Tempio di Giunone, Porta V e Teatro Ellenistico. L’ingresso di quest’ultimo parcheggio è un po’ nascosto e si trova di fianco al benzinaio sulla curva situata poco dopo al Museo Archeologico.
Potete parcheggiare l’auto o la moto in tutti e tre i parcheggi, mentre i camper, i van e le roulotte possono sostare solamente all’interno del parcheggio autorizzato di Porta V.
Orari e costo dei biglietti di ingresso
La Valle dei Templi è aperta tutti i giorni, dalle 8.30 alle 19.00. Durante il periodo estivo nei giorni feriali resta aperto fino alle 23.00, mentre nei weekend e nei giorni festivi fino a mezzanotte. L’ultimo ingresso è un’ora prima della chiusura.
Il costo d’ingresso varia a seconda del biglietto che desiderate acquistare, mentre è gratuito la prima domenica di ogni mese. Se vi recate in un periodo di alta stagione, vi consigliamo di acquistare i biglietti online. Vi consigliamo di acquistare anche una mappa, al costo di € 1,20, per muovervi più facilmente all’interno del sito. Potete acquistarla direttamente in biglietteria. Ci sono 3 opzioni differenti:
- Ingresso solo alla Valle dei Templi: il costo è di € 12,00 per il biglietto intero, € 7,00 per il biglietto ridotto (ragazzi tra i 18 e i 25 anni).
- Biglietto per la Valle dei Templi e il Museo Archeologico: il costo è di € 15,50 per il biglietto intero, € 9,00 per il biglietto ridotto (ragazzi tra i 18 e i 25 anni). Il biglietto è valido per 3 giorni consecutivi ed è possibile entrare una sola volta al parco archeologico e una sola volta al museo.
- Biglietto per la Valle dei Templi e il Giardino della Kolymbethra: il costo è di € 17,00 per il biglietto intero, € 11,00 per il biglietto ridotto (ragazzi tra i 18 e i 25 anni). Il biglietto consente un ingresso al parco archeologico e uno al giardino nella stessa giornata di emissione.
È possibile accedere alla Valle dei Templi da tre diversi ingressi:
- Biglietteria Tempio di Giunone: è la principale ed è situata vicino al Tempio di Giunone, da dove vi consigliamo di iniziare la vostra visita. Si trova in Via Panoramica dei Templi Snc, vicino all’omonimo parcheggio.
- Biglietteria Porta V: si trova in concomitanza della Porta V dell’antica Akragas, quasi alla fine del sito archeologico. È situata in Contrada Sant’Anna, in via Caduti di Marzabotto.
- Ingresso e biglietteria Teatro Ellennistico (chiusa al momento): si trova di fronte al Museo Archeologico Regionale Pietro Griffo. È situata in Contrada San Nicola.
Dove dormire alla Valle dei Templi
Per visitare la Valle dei Templi e i dintorni abbiamo pernottato ad Agrigento per diverse notti. Abbiamo dormito al carinissimo Giardino di Persefone, vicino al centro e a soli 10 minuti di auto dal sito archeologico. È comodissimo per visitare anche la Scala dei Turchi, da cui dista solamente 14 chilometri, e per raggiungere Porto Empedocle, da dove partono i traghetti per le isole di Lampedusa e Linosa.
Le camere sono spaziose, nuove e arredate con gusto. Sono tutte dotate di aria condizionata, essenziale per le caldi estati siciliane, TV e bagno privato con doccia o vasca. La connessione wi-fi è presente in tutta la struttura. A disposizione degli ospiti ci sono una cucina attrezzata e una terrazza all’aperto dove poter consumare i pasti. Nel prezzo è inclusa la colazione, mentre in camera troverete un kit di benvenuto, dell’acqua e delle mandorle ad attendervi.
I proprietari sono simpaticissimi e sempre disponibili per darvi tutte le informazioni necessarie per organizzare al meglio la vostra visita, su dove andare a mangiare e tanto altro.
Consigli utili per organizzare la visita alla Valle dei Templi
Visitare la Valle dei Templi non richiede alcun accorgimento particolare, ma qualche consiglio, in base alla nostra esperienza, vogliamo comunque darvelo.
☀️ Visitate il Parco Archeologico di mattina presto, fate in modo di essere all’ingresso all’orario di apertura. Così facendo eviterete il caldo afoso delle ore centrali della giornata e la massa di turisti che, solitamente, inizia ad arrivare in tarda mattinata o nel primo pomeriggio. Un altro buon momento per visitare la Valle dei Templi è il tramonto, quando il cielo si tinge dei più bei colori pastello e i templi si illuminano di rosso, quasi ad infuocarsi.
☀️ Se non volete limitarvi ad una visita superficiale della Valle dei Templi, e vi consigliamo vivamente di non farlo, calcolate di passarci almeno una buona mezza giornata. Noi vi consigliamo di dedicarle tutto il pomeriggio, come abbiamo fatto noi, e di restare all’interno fino al tramonto. Fidatevi, ne vale davvero la pena. All’interno del sito ci sono delle navette (€ 3,00) che fanno da spola da un’estremità all’altra.
☀️ Partite con uno zaino pieno di acqua fresca, un cappello per proteggere la testa dal sole, protezione solare alta, occhiali da sole e scarpe comode. All’interno del parco ci sono due bar dove potete acquistare del cibo, acqua, bibite e gelati. Ci sono anche due fontane di acqua potabile, ma il flusso è davvero poco e scendono due gocce al minuto più o meno!
☀️ All’interno del parco non è consentito portare il cavalletto fotografico e far volare il drone. Il primo divieto ci è sembrato assurdo dato che la motivazione è stata ‘è vietato fare foto professionali per non violare il copyright’, ma le foto con la reflex si possono fare. Boh!
☀️ La Valle dei Templi è dog-friendly, potete quindi portare con voi il vostro amico a 4 zampe purché lo teniate al guinzaglio. Dovete inoltre avere con voi il kit per la raccolta dei suoi bisognini. I cani di grossa taglia inoltre devono essere muniti di museruola. All’interno del parco i cani non possono entrare nei templi o salire sui monumenti.
☀️ Se desiderata ascoltare la storia dell’antica città di Akragas e dei vari templi durante la vostra visita, vi consigliamo di scaricare l’app gratuita della Valle dei Templi (Apple – Google Play). Troverete al suo interno anche tante info utili sul sito archeologico.
Mappa della Valle dei Templi
Come vi accennavamo sopra, non ci sono mappe gratuite della Valle dei Templi. È possibile acquistarla solamente alle biglietterie al costo di € 1,20. Per comodità di seguito vi mettiamo la nostra, sperando vi sia utile per organizzare la vostra visita. Cliccate sulla foto per ingrandirla e stamparla.
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