Prima di partire per il nostro on the road invernale in Islanda, tutti ci avevano consigliato di non farci mancare una gita nelle bellissime grotte di ghiaccio islandesi. Incuriositi, ci siamo messi a cercare informazioni per una possibile esperienza fuori dalle classiche e chiassose gite turistiche. Dopo svariate ricerche, siamo capitati sul sito di una piccola agenzia che sembrava proprio fare al caso nostro. Li abbiamo contattati subito per richiedere alcune informazioni e, vedendoci realmente interessati all’esperienza, ci hanno proposto di aggregarci ad una nuova escursione non ancora disponibile online: il waterfall ice cave tour.
Non avendone mai sentito parlare prima, abbiamo effettuato ulteriori ricerche e abbiamo scoperto che il waterfall ice cave tour in Islanda è una delle gite più difficoltose disponibili in quanto la maggior parte delle grotte di ghiaccio con al loro interno delle cascate sono le più remote e difficili da raggiungere. È la gita che fa per noi!

Ma cosa sono le Ice Caves? Ci sono due tipi di grotte: le grotte di ghiaccio, presenti all’interno dei ghiacciai ed interamente formate di ghiaccio, e le grotte ghiacciate, chiamate dai turisti erroneamente Ice Caves, che non sono altro che grotte di roccia ghiacciate tutto l’anno. Le grotte di ghiaccio sono strutture naturali che, nei mesi invernali, si formano all’interno dei ghiacciai a causa dei fenomeni geotermici del sottosuolo o grazie all’acqua che scorre attraverso o sotto il ghiacciaio. Le loro dimensioni variano a seconda dell’attività geotermica, del meteo e dello spessore del ghiaccio, arrivando anche a grandezze da capogiro. Sono visitabili soltanto in inverno quando il freddo ne assicura la stabilità, mentre in estate crollano o diventano instabili. All’inizio di ogni stagione invernale le guide locali vanno alla ricerca di nuove grotte, valutandone l’accessibilità e la stabilità.
Ice Guide è una piccola agenzia a conduzione familiare, gestita da Óskar Arason e dalla moglie Íris. Óskar è nato e cresciuto nel regno del ghiacciaio Vatnajökull ed ha sempre amato l’alpinismo, l’escursionismo e l’arrampicata su ghiaccio. Oltre ad essere il proprietario dell’agenzia, Óskar è anche la principale guida turistica dei tour e fa parte della squadra di ricerca e salvataggio di Höfn.
Il punto di partenza delle escursioni è la laguna glaciale di Jökulsárlón dove ci attendono Óskar e Sandra, la nostra guida. L’escursione da noi scelta è principalmente per fotografi ed è aperta ad un massimo di 6 persone per ogni gruppo. Facciamo conoscenza con le nostre simpatiche guide e con gli altri 2 partecipanti dell’escursione e ci mettiamo subito in marcia verso i piedi del ghiacciaio più grande d’Europa. La strada per raggiungere il punto di partenza dura circa 45 minuti, passa attraverso un campo di lava, è completamente sterrata e a tratti pericolosa, nascosta, ed è vietato percorrerla senza un buon 4×4.
Arrivati alla fine della strada, Sandra ci consegna le nostre imbragature, il casco, la torcia e i ramponi: da qui si deve proseguire a piedi. Una volta indossata tutta l’attrezzatura, ci incamminiamo verso il sentiero che ci avrebbe portato sopra il ghiacciaio. Il sentiero dura circa 45 minuti, si passa in mezzo al campo di lava, si oltrepassano fiumiciattoli ghiacciati e si sale sopra a montagne di sassi lavici. Non è una camminata impegnativa ma è richiesta una buona condizione fisica.
Una volta giunti all’inizio del ghiacciaio Sandra ci mostra come si indossano i ramponi (diversi dai nostri) e si assicura che tutti li abbiano indossati e stretti per bene. Successivamente ci spiega come camminare correttamente sul ghiacciaio e partiamo dietro di lei in cordata. Durante il percorso osserviamo le varie forme che ha assunto il ghiaccio nel corso degli anni, osserviamo le mille sfumature che variano dal bianco all’azzurro e nero ed ascoltiamo in silenzio gli scricchiolii causati dal movimento del ghiacciaio.
La camminata è piacevole, nonostante la pioggerellina incessante, e porta fino al punto di discesa per la grotta. Qui si procede uno ad uno assicurandosi alla corda con i propri moschettoni e facendo molta attenzione: la discesa è ripida e molto lunga! Arrivati in fondo ci troviamo subito di fronte una cascata altissima che scende proprio dal ghiacciaio e ci rendiamo conto di quanto siamo piccoli ed impotenti in mezzo alla maestosità di questo gigante bianco.
Per raggiungere la grotta bisogna oltrepassare un fiume abbastanza grosso e per farlo bisogna passare prima su un asse di legno traballante adagiato ‘alla buona’ sui massi in mezzo al fiume e che serve a raggiungere un ponticello in legno che conduce poi sull’altra sponda. Raggiungiamo una prima grotta piccolina lungo la quale scorre la prima parte del fiume, formando piccoli salti che contrastano con l’azzurro acceso del ghiaccio. L’interno è completamente buio e per muoversi senza rischiare di cadere nel fiume è necessaria la torcia. Fatta qualche foto proseguiamo verso la grotta più grande, quella più desiderata, e devo dire che le nostre aspettative sono state superate alla grande.
La grotta è immensa, profonda, è illuminata dai pochi raggi di sole che filtrano dall’esterno e brilla talmente tanto che sembra di essere all’interno di un enorme diamante di ghiaccio. È un tripudio di colori che vanno dal bianco all’azzurro accesso del ghiaccio e dell’acqua glaciale che contrastano con il nero della roccia lavica. La nostra guida ci lascia totale libertà di movimento e ci concede tutto il tempo che vogliamo per pranzare e per fare le nostre foto.
Tra una foto e l’altra Sandra ci spiega diverse curiosità sul ghiacciaio e sulle sue varie forme, quanto si sia ritirato negli ultimi anni a causa del riscaldamento globale e il lavoro che ogni anno svolgono le guide per cercare nuove grotte e per assicurarsi che siano accessibili a tutti. Ci spiega anche che il ghiacciaio non è mai uguale e cambia di giorno in giorno, assume nuove forme, crollano i pezzi più deboli e si creano nuovi crepacci e grotte più piccole e pericolose anche a causa dell’inverno troppo caldo che c’è stato quest’anno.
Tra un’esplorazione e l’altra, si fanno quasi le 16.00 ed è ora di tornare indietro, il tempo è volato come se niente fosse all’interno di questo diamante ghiacciato! Raccogliamo tutte le nostre cose assicurandoci di non aver lasciato indietro nulla e ci rimettiamo i ramponi: ci aspetta una bella arrampicata per risalire in cima al ghiacciaio!
All’inizio eravamo un po’ titubanti per via del meteo e della pioggerellina incessante che ci ha accompagnato per tutta la giornata, ma adesso possiamo dire con certezza che siamo contentissimi di aver partecipato a questa escursione e che non vediamo l’ora di ripeterla. Per noi è stata la prima escursione su un ghiacciaio ed è stata una di quelle esperienze che porteremo gelosamente nel cuore per molto tempo. Come si dice: la prima volta non si scorda mai! E chissà, magari la prossima volta faremo una spedizione più estrema.
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